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mercoledì 31 luglio 2013

Roberta Di Laura: Una ballerina stattese ai vertici europei..







La notizia
La nostra concittadina stattese, la giovanissima e brava ballerina Roberta Di Laura, ha avuto un ambito e prestigioso riconoscimento per la sua straordinaria bravura, il suo impegno e le sue doti artistiche; infatti, è entrata a far parte del CID (Consiglio Internazionale della Danza), con sede a Parigi e fondato nel 1973. Noi tutti, cittadini stattesi, facciamo un grosso “in bocca al lupo” alla brava e bella Roberta Di Laura, per altri proficui traguardi e riconoscimenti.


Alcuni suoi “pensieri” prima e dopo aver conquistato questo ambito riconoscimento.

Prima:
25 Giugno
Quando hai la danza, hai già tutto!
29 Giugno
Se insisiti e resisti, raggiungi e conquisti!
Dopo
25 Luglio
Ufficiale: Curriculum approvato e da oggi membro del CID "Consiglio Internazionale della Danza - UNESCO" Felicissima, una grande soddisfazione per la mia giovane età e un altro modo per essere attiva nel mondo della danza che riempie tutta la mia vita......... adesso aspettiamo l'attestato da Parigi.
29 Luglio
Molte cose, non perché sono difficili non osiamo, ma perché non osiamo sono difficili.

(Seneca).
Che dire ? Roberta, oltre che bella e brava, in queste sue brevi “riflessioni”, si dimostra saggia e tenace !! Brava Roberta

Per sapere di più (per chi vuole approfondire .. )
Le principali tappe della sua “vita artistica”
Roberta Di Laura nasce a Taranto il 10/10/1992. Il suo percorso da ballerina inizia nelle palestre "Gym Oriens" e "New Fitness" di Statte (una bella realtà della nostra cittadina), dove inizia ad avvicinarsi allo sport e in seguito alla danza.

A partire dall'anno 2003 frequenta la scuola di danza "Jonica Studio Danza" diretta da Teresa Attanasio con cui si avvicina alle basi della danza classica, della danza moderna, del funky e dell'hip hop.
Segue stages di formazione per la danza contemporanea con Angelo Venneri, ballerino professionista.

Per la danza Hip Hop, segue diversi stages con il maestro Dino Bosco  esibendosi in coreografie di gruppo e da solista.
Esegue nel 2004  a 12 anni, la prima variazione solistica tratta dal Repertorio Classico  esibendosi nella variazione della "Fata Confetto" (tratta da "Lo Schiaccianoci)".

Sempre all’età di 12 anni, continua i suoi studi presso la scuola di danza "Scarpette Rosa" di Statte sotto la guida di Francesca Valente e Maria Rosaria Pennica e poi nel C.S.D "Etoile" di Angela Puliafito.
In questo periodo approfondisce gli studi della danza classica, contemporanea, lyrical jazz, della sbarra a terra e del contact improvvisation.

Studia con il maestro Joseph Fontano insegnante di danza contemporanea all'Accademia Nazionale di Danza di Roma ed infine studia Hip Hop con il maestro Piccione.
Si esibisce in qualità di ballerina e coreografa nello spettacolo "Al Cavallino Bianco" (Teatro orfeo, 2010), "Aulularia" (Teatro Orfeo 2011), "Processo a Medea" (Teatro Tatà, Taranto 2012).

Dopo la maturità classica conseguita nel 2012 con la massima votazione di 100/100, si è iscritta alla facoltà di Arti e Scienze dello Spettacolo presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza".
Nel maggio 2013 partecipa ad uno stage - seminario presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano.

Si classifica al 1° posto nella categoria Danza Classica e 1° posto nella categoria Danza Contemporanea al Tauria Web Competition
Come si vede, la sua vita fin ora, è stata un continuo sussiguirsi di studi e successi meritati, favoriti dal suo naturale talento, dalla sua intelligenza, dalle sue naturali doti artistiche  e dalla sua grande tenacia. Tutto ciò le ha consentito di entrare (unica nella provincia di Taranto),  a far parte del prestigioso CID.  (Consiglio Internazionale della Danza), con sede a Parigi e fondato nel 1973.
In bocca al lupo alla brava concittadina Roberta per ulteriori “allori”.
Ecco la notizia, come l’ha riportata il giornale on line volta la carta web, a cui facciamo un grosso “in bocca al lupo” per la bella avventura che sta per intraprendere (edizione cartacea del giornale).
"Roberta Di Laura, giovane ballerina stattese, dopo una selezione tramite curriculum è entrata a far parte del CID (Consiglio Internazionale della Danza), con sede a Parigi e  fondato nel 1973. Il CID è l’organizzazione ufficiale per tutte le forme di danza in tutti i Paesi del mondo. Riconosciuto dall’Unesco e da governi nazionali e locali, riunisce le più importanti organizzazioni internazionali ed individui attivi nella danza. Il CID si occupa anche dell’organizzazione della Giornata mondiale della danza ogni 29 aprile e più volte all’anno indice congressi mondiali durante i quali vengono presentate esibizioni, lezioni dimostrative, mostre, spettacoli e si possono intraprendere collaborazioni internazionali.





Un bel traguardo per Roberta Di Laura, già diplomata in danza classica presso la LUDT di Mantova con riconoscimento da parte dell’Ajkun Ballet Theatre di New York.
Ha preso parte a diversi spettacoli ed eventi in qualità di ballerina e coreografa, ha vinto diversi concorsi tra cui il Tauria Dance Web Competition in cui si è classificata al primo posto per la danza classica e la danza contemporanea; ha ottenuto diverse borse di studio, tra cui una per l’Accademia “Passaro Azul” a San Paolo in Brasile. Possiede il passaporto artistico e ha vinto il premio artistico-letterario “Giacinto Leone” con una poesia sull’arte e la danza.

Recentemente ha partecipato ad uno stage di perfezionamento presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano e ha preso parte al Levante Danza Festival di Massafra (TA) nel corso del quale ha avuto l’occasione di perfezionarsi con diversi primi ballerini, coreografi ed etoiles internazionali.
La Di Laura da un anno svolge anche l’attività di insegnante di danza. Roberta è l’unico membro del CID per Taranto e provincia e uno dei soli due membri di tutta la Puglia".
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domenica 28 luglio 2013

Mimmo Calabretti: STATTESITA' MASCHILISTE SOTTO L'OMBRELLONE



Prof. Mimmo Calabretti: Maschilismo "sotto lombrellone".
Caldo afoso: Stacchiamo la spina e .. rilassiamoci.
In queste divertenti stattesità, tratte dal libro di Mimmo Calabretti, Stàtte e nò t' môve, sono scherzosamente, prese di mira, donne e suocere. Calabretti è personalmente molto lontano dall'essere maschilista, ma ha registrato nel suo libro quella che era la mentalità di un secolo fa. Queste sue "considerazioni pensierose" (il capitolo del libro da cui sono tratte), servono a farci sorridere, sotto l'ombrellone, ma anche a riflettere: per non sbagliare più.. 



Il primo e il secondo fidanzato

“Nong’ tagghij meij tucchétf
Tagghij semp  r’spttèt”
M diss u prim’ zit
Cudd cardamòn sciapit;
Mò stoch assé cuntend,
stoch p ijun ca s n’ntend
ca l men ncuodd m mett
e m mangh d’ rspètt.
“Non ti ho mai toccata/  ti ho sempre rispettata ” mi disse il primo fidanzato/, quel cardamone sciapito; ora sono motto contenta/.sto con uno che se ne intende/ le mani addosso mi mette/ e mi manca di rispetto.


Come si chiedeva "la mano" in casa della ragazza

Il giovane pretendente:
C’è permess ?
Hagghij v’nut a kesa toij
T port onòr
E cerch onòr
Ci é sin è sin
Ci è nò 'n è nò’n.
Il padre della ragazza:
Trèes...l’onòr ijè tutt u nuòstr!
A ci appartijen ?
Attand come s mett? e mam’t ?
...cè fatt u suldèet’?
...cè fesc?
Frase dì rito per il..giovane che entrava nella casa della promessa sposa al cui padre diceva: c’èpermesso? sono venuto in casa tua, riporto onore e cerco onore; se è sì è sì, se è no è n. Rispondeva il padre: “ entra... l’onore è tutto il nostro! A chi appartieni? Com’è il cognome di tuo padre? E di tua madre?... Hai fatto il .militare ? Che lavoro fai? ’’.



 
Considerazioni .. dopo tre "no" ed un "si" della ragazza
Tre vòt m’à r’fiutèt
‘a quarta vòt ma ditt sin’
nò so ìj cudd d prim?
Tre volte ti ho mandato (il sensale, l’ambasciata)
Tre volte mi hai rifiutato.
La quarta volta hai detto sì;
non sono io quello di prima?


 
Le donne sono furbe e .. i maschi un po' scemotti
Sol ci vól
S fesc mbrugghijé;
U maskl s scord da mamm,
Ci vèt’ na lacrm
O nu èd ijamm.
La donna è molto attiva; solo se vuole si lascia imbrogliare.
Il  maschio si dimentica della mamma, se vede una lacrima o un paio di gambe.


Non poteva mancare Copacabana


Ragazze .. ragazze ..
Toccami Ciccio! Toccami Ciccio che mamma non vede!

 


Le donne che sculettano
Quann a na femmn a vest trabball,
ci’ non ijè frusc-kl  picch  m sbaglij.
Quando ad una donna il vestito ondeggia, se non è una puttanella, poco mi sbaglio.



Incontro con una ragazza "piena di sorprese"
‘a u pzzul d nu vich
na femmn m’à chijamet:
“nghijen sus cà d tè, magghij ‘nnammuret”.
nghijanijv.
Scijæv ch l dé nu vés
e m pari senza nès,
Scijaev ch la tnì a mend
e m pari senza dijend,
da na recchij nò s’ndev
e dà nuocchij nò v’dev
chedd tnev a tign
e m pareva na sign.
L’altra sera a ‘Taranto, ad un angolo del vico, una donna mi ha.a chiamato: Sali, che di te mi sono innamorata. Salii. Andai per per darle un bacio e mi sembrò senza naso, andai per tenerla a mente (per vederla in faccia) e mi sembrò senza denti, da un orecchio non sentiva e da un occhio non vedeva; quella teneva la tigna e mi sembrava una scimmia.



Giorno di festa
a pup alla fnestr,
u sorg vé ballann
e u zìt vé sunann.
Oggi è festa/ la pupa (sposina) alla finestra/ il sorgio va ballando/ e lo sposo va suonando, (ognuno se la gode!!!).

Il librro del prof . Mimmo Calabretti da cui sono tratti questi antichi detti
 
 
Suocere e nuore 
A mamm ca fìgghij très int’a na cammis
a sroch cà nòr
nong(i) très int a nu lanzuol
La mamma con la figlia entra in (riesce a coprirsi con) una camicia; la suocera con la nuora non entra in (non riesce a coprirsi con) nemmeno con un lenzuolo.


Cuore di mamma e cuore di moglie
U cor d na mamm
ijè quant~à na capann
u cor d’a mugghijèr
ijè quant a nù b~cchijèr
Il cuore di una mamma é quanto una capanna / il cuore di una moglie, è grande quanto un bicchijere.


Antico "tostatore a mano di caffè
Ancora suocere e nuore
quant dur a nor e a sroch v’cin.
Tanto dura la neve marzolina/ quanto dura la nuora e la suocera vicina.



Il prof Calabretti (a destra)


La ragazza si consiglia col prete
Dimm, ci u sé, com ngumenz l’amòr
“Bella meij, ngumenz ch suòn e cant,
e po spicc ch suspir e chiand”
Predicatore mio, predicatore / dimmi, se lo sai, come comincia l’amore? Bella mia. Comincia con suoni e canti/ e poi finisce con sospiri e pianti.




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martedì 16 luglio 2013

ENI_APPALTI: Stattesi, lottano in prima fila


Blocco automezzi all'ingresso raffineria ENI

Lavoratori, degli appalti della raffineria ENI di Taranto (tra questi, anche alcuni stattesi), rischiano il posto di lavoro, per una strana vertenza, che in uno stato di diritto non doveva mai esserci.


 
IL FATTO
Da circa due mesi, un centinaio di lavoratori dell'appalto della raffineria ENI, tra cui, anche alcuni lavoratori stattesi, sono in agitazione, perché le ditte da cui dipendevano la De Pasquale e la Rendelin, non hanno vinto la gara per il rinnovo dell'appalto, anzi, la Rendelin, ha dichiarato l’apertura del procedura di mobilità per 13 lavoratori. Circa venti invece sono, i dipendenti della De Pasquale che da mesi aspettano di essere transitati nell’azienda subentrante.
Le aziende subentranti  avrebbero dovuto  assumere i dipendenti delle società estromesse, ma fin ora le stesse ditte non hanno firmato l'intesa per il subentro di questi lavoratori e qualunque tentativo dei sindacati (confederali ed autonomi) di far siglare questo accordo, non ha avuto alcun esito.
Le ditte subentranti sono le seguenti: Icom di Cagliarti, Tecnomec di Altamura, Ecologista Servizi di Taranto e vengono accusate dai sindacati, di voler scaricare sui lavoratori le conseguenze di un appalto acquisito col massimo ribasso.

 



COSA CHIEDONO I LAVORATORI
I lavoratori e sindacati, al di là di queste vertenze specifiche, sperano di arrivare a risultati concreti, come alla clausola della salvaguardia per il passaggio immediato dei lavoratori in TUTTI i cambi di appalto e conservazione dei contratti e diritti acquisiti.

Le organizzazioni sindacali, quindi, chiedono all'Eni di inserire una clausola nei contratti di appalto che vincoli la ditta a conservare il posto di lavoro degli operai in forza nella ditta precedente e che revochi l'appalto alle ditte che non si attengono a questo obbligo.

Secondo i sindacati questo diritto è previsto in base a un accordo siglato nel 1987, secundo cui, "le aziende subentranti,  sono tenute ad assumere i dipendenti delle società estromesse", ma questa intesa non sarebbe stata rispettata. Le aziende subentranti, nel loro rifiuto pare abbiano invocato l'applicazione di una norma di legge che, a loro dire consentirebbe loro, di non procedere al reintegro dei lavoratori estromessi.




LE PROTESTE

I lavoratori, fin ora inascoltati, hanno così deciso di proclamare uno sciopero ad oltranza, con presidi ai varchi delle portinerie della raffineria di Taranto, compreso quello di ingresso delle autobotti. Alla protesta, indetta da Cgil, Cisl e Uil, aderisce anche lo Slai Cobas.
Oltre a scioperare ad oltranza, i lavoratori tengono dei sit in davanti al varco 3 e all'ingresso principale dello stabilimento.
 
LA VOCE DEI LAVORATORI
Numerose sono le riflessioni, di disagio, sconforto e disperazione degli operai coinvolti, ne scegliamo una (di un nostro concittadino stattese), che ci ha molto impressionato per la determinazione di non arrendersi, ma anche per la dignità e compostezza.
 
Torni a casa, con la convinzione che quello che che hai fatto la mattina, sia stato il massimo, per costringere i poteri forti e le autorità, a dialogare con le parti sociali alla ricerca di soluzioni per il lavoro, l'occupazione  e il diritto ad usufruire dei diritti. Poi ti rendi conto che il massimo, non l'hai ancora raggiunto, perchè i poteri forti continuano ad ignorarti e a plagiarti senza più rispetto... delle regole e delle leggi per te come uomo, per i diritti del lavoro e per il lavoratore che protesta . Mentre nel frattempo che ti svegli dal comodo sonno sugli allori conquistati dai tuoi predecessori, se di allori si può parlare, qualcuno ha approvato leggi che ti impediscono di protestare, di reagire e di difenderti con le stesse armi del tuo avversario...e allora è solo la tenacia e la forza di volontà che ti rende indistruttibile...forza ragazzi ce la possiamo fare...si passa al livello successivoper le regole e per le leggi, per te, come uomo, per i diritti del lavoro e per il lavoratore che protesta  ...     e poi, vai a scoprire che qualcuno ha approvato, leggi che ti impediscono di protestare, di reagire e di difenderti, con le stesse armi del tuo avversario .. e allora, è solo la tenacia e la forza di volontà, che ti rende indistruttibile  .. forza ragazzi, ce la possiamo fare .. si passa al livello successivo...
(Emilio Luccarelli  Statte)
 
Altre parole sarebbero superflue !!
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sabato 13 luglio 2013

ENI: Puzze ? No!! Solo "Emissioni odorifere"


 
ENI e blackout: Aria irrespirabile e sversamenti in mare.

Ma come è gentile, il linguaggio adoperato dall’Eni: Emissioni odorigene sono le irrespirabili puzze nell’atmosfera, mentre fenomeni di iridescenza, sono le chiazze di idrocarburi sversate in mare. Che dire? Gentilissimi !!

Eni: Aria irrespirabile (Foto Mirko Zoriaco)
 
IL FATTO

A causa di un blackout di energia elettrica nella raffineria ENI,  nei giorni scorsi, nell’intera città di Taranto l’aria è stata irrespirabile e vi sono stati malori diffusi.
Marginalmente, il fenomeno ha interessato anche la zona sud di Statte (Contrade Feliciolla, Zappalanotte etc), dove il fenomeno, si è aggiunto alle normali e giornaliere “emissioni odorigene”, provenienti dalla discarica vicina.
Centinaia le telefonate e le richieste di informazioni ai vigili del fuoco, all'Arpa, e alle forze dell'ordine.
Fino a ieri, la forte puzza di gas era molto accentuata, provocando,  malori e irritazioni agli occhi a numerosi cittadini. Le segnalazioni ai vigili del fuoco, alle forze dell’ordine e all’Arpa sono state numerose; le persone si svegliavano nel cuore della notte per difficoltà respiratorie.
Eni: Aria irrespirabile (Foto Mirko Zoriaco)

 

CONSEGUENZE PER IL MARE E PER L’ARIA

Come si è detto, le conseguenze per la qualità, dell’aria, sono state notevoli, ma anche il mare ha subìto un notevole impatto, anche se non si può parlare di vero e proprio disastro.

“E’ assolutamente tutto sotto controllo, la chiazza non si disperde al largo ma è tutta sotto costa, non c’è necessità di circoscriverla in mare”: è quanto si apprende dalla Capitaneria di Porto di Taranto al lavoro con propri uomini e mezzi, via terra e via mare, dopo lo sversamento di materiale che si è verificato in seguito a questo blak out.


Eni Taranto: anche inquinamento in mare e non solo "iridescenze"


Decisamente più soft, la versione ufficiale dell’ENI secondo cui:
“Ci sono minime tracce di idrocarburi nell'area di contenimento predisposta nella costa antistante la centrale Eni di Taranto”. È quanto spiegano dall'Eni, sottolineando che, a causa di un blocco della corrente elettrica, legata alle avverse condizioni meteorologiche, si sono verificate minime fuoriuscite di idrocarburi legate all'effetto di «trascinamento,  (ovvero il blocco improvviso degli impianti), che stanno causando il cosiddetto fenomeno di iridescenza sulla superficie del mare.

Che volete, chiamare l’inquinamento di un tratto di mare (sia pure limitato) “fenomeno di iridescenza” fa un po’ sorridere; fin ora, avevamo sempre pensato che l’iridescenza, fosse un bel fenomeno di scomposizione della luce riscontrabile in cristalli, gemme, diamanti e perle, mentre, quando qualche cupo fenomeno simile si notava sulla supeficie del mare, dove incautamente andavamo a bagnarci,(e sempre procurato dalla grande industria) c’era da essere sicuri che l’acqua sarebbe risultata “untuosa”.

 

Eni Taranto: Controllo inquinamento da parte di agenti della  Capitaneria di Porto


LE CAUSE DEGLI  ULTIMI FENOMENI, secondo l’Eni, secondo l’Arpa e secondo gli esperti ambientalisti.

L’Eni  tende ad escludere che gli ultimi fenomeni di aria irrespirabile sia da attribuire ancora alla propria azienda secondo cui, tutti i controlli interni sono risultati regolari.
L’Arpa Puglia, invece, sempre in attesa delle definitive risultanze delle analisi, ipotizza, che il tutto sia da attribuire al trattamento delle acque all’interno della raffineria, le quali acque trat­tate, con gli impianti fermi, “ritor­nano a galla” portando con sé un odo­re di inconfondibile trattamento industrial-petrolifero.

Un “limite di legge” che non c’è.  È utile sottoli­neare che tutte le volte che si sono verificati i vari fe­nomeni di avvelenamento dell’aria, l’ARPA abbia sempre indicato l’Eni come fonti di queste emissioni, anche se queste emissionio odorigene (come civettuosamente chiamate dall’Eni), rientrano abbondantemente  in uno strano limite di legge;  sentite il perchè: L’imputato, in que­sti casi, è sempre stato l’idrogeno sol­forato, un composto dello zolfo molto odoroso anche a basse concentrazio­ni, ma per il  quale  non esiste un li­mite di legge per la concentrazione in aria.  Eppure, stiamo parlando di un veleno !!



QUESTI FENOMENI POTRANNO RIPETERSI?

Questi fenomeni sono necessariamente destinati a ripetersi,  perché strettamente collegati sia a fenomeni di malfunzionamento, di una qualunque parte vitale degli impianti, sia ai fenomeni di blakout di corrente elettrica. Sia nell’uno o nell’altro caso,  quando le pressioni dei gas tendono a superare i limiti di sicurezza per i lavoratori e per gli impianti, il gas stesso, viene convogliato verso le candele o torce che lo bruceranno nell’atmosfera. Ed allora, come disse uno, la domanda sorge spontanea: perché non attrezzarsi, affinché almeno il  blakout non abbia a ripetersi?

Questo non risulta possibile, perché l’Eni, non risulta dotato di una sufficiente centrale autonoma che sopperisca all’eventuale mancanza di corrente elettrica esterna.

 

ENI Taranto: Agenti dell'Arpa, si apprestano a controllare le fonti di emissioni inquinanti.


 
ALLORA, NULLA DA FARE? (abstract da Taranto Oggi: GianMario Leone)

Questi fenomeni, purtrop­po,  continueranno a verificarsi,  fin­ché la raffineria Eni opererà sul ter­ritorio. Perché le grandi industrie avranno sempre un impatto negati­vo sull’ambiente e sulla salute. E’ bene capire una volta e per tutte che la grande indu­stria resterà qui finché le sarà utile: dopo di che, come sta già avvenendo per il caso Cementir, leverà le tende e ci lascerà in dote un territorio pro­fondamente inquinato ed enormi e vetuste cattedrali nel deserto. La questione di fondo, dunque, è sempre la stessa. Ovvero se voglia­mo una città con o senza grande in­dustria: i compromessi non sono mai serviti e mai serviranno.



For­se, sarebbe il caso di dire basta, ma nel vero senso della parola: se voglia­mo riprenderci il nostro territorio e con esso il nostro futuro, la grande industria va combattuta quotidiana­mente e, soprattutto, va cacciata via per sempre da Taranto.
E ciò può avvenire soltanto attraverso una lot­ta dura e senza compromessi, evitando il  "Non sentire, non vedere, non parlare"!!
 
 
 
 
 
 
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