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domenica 26 gennaio 2014

Statte e la "legge elettorale" che c’azzécca”? C'azzècca, c'azzecca".


Legge elettorale: Statte “ché c’azzécca”? C'azzècca, c'azzecca".


Perché questa pagina e .. a chi è rivolta.

Questa è una pagina “inusuale” per questo blog che, in genere,  non si occupa di “politica nazionale”. Questa volta, ce ne occupiamo, perché, la legge elettorale partorita dall'accordo Renzi Berlusconi,  influisce sulle comunità medio-piccole come Statte. Ovviamente, ci rivolgiamo al cittadino comune, in quanto per coloro che sono più addentrati nella politica, le osservazioni che faremo sembreranno banali, ed in parte lo sono  :) .
Aggiiungiamo infine, che queste osservazioni si riferiscono alla legge che sta per essere discussa in parlamento ed a quello che, ad oggi ne è dato sapere (26 Gen. 2013). Ovviamente se vi saranno cambiamenti, aggiorneremo questa pagina.

Di che parliamo

Per andare subito al sodo, chiariamo che ci riferiamo alla progettata riforma della legge elettorale, ed in particolar modo alle vergognose liste bloccate. Per parlare meno politichese, questo significa negare la possibilità agli elettori di scegliersi il proprio candidato.
Se questo fatto è comunque da biasimare, ancora più lo è, perché,  danneggiate saranno  le comunità medio-piccole come Statte,  come vedremo tra poco.


Semplifichiamo:

C’erano due possibilità di far partecipare gli elettori in modo diretto alle elezioni dei propri rappresentanti: la prima era basata sulle preferenze  e qui, apriti cielo in ogni dove: “le preferenze, mettono i candidati l’uno contro l’altro” ed ancora “riesce ad emergere il capopopolo della zona e chi ha nezzi notevoli da far valere”, “rivedremmo i bigliettini con un candidato principale ed uno fasullo per scoprire chi vota chi” e così via. Dimenticando che nelle elezioni comunali e regionali il sistema delle preferenze non va così male, mentre col nobile sistema delle liste bloccate che ci lascia il Porcellum, sappiamo tutti come è andato a finire.

C’era una seconda, possibilità, costituita dai cossiddetti collegi uninominali integrata da eventuale ballottaggio; non è il caso che in questa pagina, si entri nel dettaglio di questo sistema, basta sapere che avrebbe dato la possibilità all’elettore di esprimersi e, alla sua comunità, di essere riconosciuta  dall’eletto. Quindi lo stesso eletto avrebbe tutto l’interesse a curare il proprio collegio per eventuali tornate elettorali successive. 

Vantaggi e savantaggi delle “liste bloccate”
Evitiamo per ora, le considerazioni politiche che, se permettete,  faremo nella parte approfondimenti.

Allora, per semplicità vediamo quali sono, svantaggi  e vantaggi che si prospetterebbero per Statte, rispettivamente col sistema delle liste bloccate e con le preferenze (oppure con i collegi uninomonali).
Premetto subito, che si tratta di considerazioni ovvie e perfino banali, ma è bene ricordarle:


a) Nel caso di possibilità di preferenze (o liste uninominali), il candidato della circoscrizione (che, con la nuova legge dovrebbe coincidere all’incirca con la provincia), avrebbe, tutto l’interesse, a contattare la maggior parte degli elettori della sua circoscrizione.
b) I potenziali elettori,  avrebbero la possibilità di conoscerlo meglio, giudicando anche i suoi trascorsi,  le sue capacità e  la sua dimostrata  onorabilità oltre all’interesse mostrato in passato per il nostro territorio.

c) L’eventuale eletto, specialmente se la nostra cittadina, fosse stata determinante, per la sua elezione, avrebbe tutto l’interesse, ad occuparsi dei problemi della sua circoscrizione, quindi anche della nostra comunità,  per mantenere e rafforzare i rapporti con i suoi elettori. Anche perché questo, gli consentirebbe di mettere un’ipoteca di consensi per una successiva elezione. (Sempre dietro la porta, in Italia).
d) Queste considerazioni non sono soltanto teoriche, ma basate su esperienze del periodo con le preferenze. In passato, è vero, non tutti i candidati, dopo essere eletti, dimostravano lealtà e correttezza verso il loro elettorato, ma così facendo, normalmente venivano trombati alla successiva tornata elettorale.

e) Statte e gli stattesi, avrebbero la possibilità di rivolgersi ad un loro referente per far valere le proprie ragioni. Pensiamo al doloroso (per gli stattesi) diniego, da parte del governo centrale del riconoscimento della “calamità naturale” in occasione del tornado, fatto che poi ha influito pesantemente, nella economia della nostra cittadina e questo, proprio perché non avevamo buoni avvocati difensori a Roma.
Altro capitolo, quello ambientale: a Roma, hanno fatto e disfatto di tutto con le varie AIA e decreti connessi. Anche in questo caso, eravamo figli di “un dio minore” e le nostre povere madri di figli malati erano di “serie B”, rispetto a quelle, della “Terra dei Fuochi”. 



f) Infine, c’è da notare che, Statte, con la possibilità di preferenze e, col suo bacino di 10.000 voti (7000 voti validi espressi nelle ultime consultazioni politiche),  potrebbe offrire a qualche nostro concittadino maggiori possibilità, di aspirare a qualche candidatura e, se sorretto dalla maggioranza dei cittadini, anche a qualcosa di più; mentre con le liste bloccate gli stattesi, fungerebbero sempre da parco buoi per gli altri.
Tutt'altro discorso e per ovvie ragioni, va fatto per il comune capoluogo e per gli altri centri maggiori.

g) Si dirà che, almeno per ciò che riguarda il PD, è stato promesso che le liste, verrebbero formate, in seguito a delle primarie interne, su base volontaria dei partiti e non come conseguenza di un obbligo di legge.
Purtroppo, c’è da rilevare che, in occasione delle primarie, i cittadini di Statte, in passato, si sono dimostrati, alquanto distratti e,  di conseguenza, le stesse,  si sono dimostrate, poco producenti per la nostra comunità ed è questo, un nodo cruciale che la nostra comunità dovrebbe superare, cercando in ogni modo ed in ogni caso, di essere uniti nel favorire i candidati locali.
Comunque, anche con una eventuale nutrita partecipazione verrebbero sempre soverchiati dalle strutture cittadine (sémbe figghije a n’à chéne).


Conclusione

Per le elezioni con le preferenze (o con i collegi uninominali)  Statte, potrebbe aspirare di avere una voce in capitolo; al contrario, con le liste bloccate, continuerebbe ad essere sostanzialmente “gregaria portatrice d’acqua”.

Comunque, a parte ogni considerazione utilitaristica, la legge proposta, risulta peggiore del porcellum, oltre che poco democratica; infatti, lo sbarramento tanto alto rischia di tagliare le gambe a tanti partiti minori, espressioni importanti della nostra democrazia.

Per essere più chiari, con le attuali percentuali di sbarramento (12% per le coalizioni, 8% per i partiti che "corrono da soli"  e 5% per il singolo partito),  tre soli partiti, sarebbero sicuri di entrare in parlamento: PD, Forza Italia e M5S.

Mentre, NCD (Nuovo Centro Destra di Alfano); Fratelli d'Italia (di Giorgia Meloni) , UDC (Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini) e SEL (Sinistra Ecologia e Libertà di Niki Vendola), sarebbero tutti a rischio; con quali garanzie di rappresentatività democratica è tutto da verificare.
Per "fortuna" almeno su questo punto, sembra che anche Mr.B. stia valutando di dare l'assenso ad una possibile modifica: bontà sua.

Come al solito, “chiudiamo” qui l’essenziale della notizia.

Appendice: qualche considerazione, non da politico, ma da semplice cittadino.
Anticipo, che si tratta di considerazioni personali, affidate a questa pagina più a scopo di diario personale che per esprimere giudizi da apprendista politologo.

Come siamo arrivati a questo punto

La politica “sprecona” e lo scontento dei cittadini

Se negli ultimi tempi, l’antipolitica, da parte del cittadino comune,  da latente è diventata palese, è perché la “casta”, continuava a screditarsi con tanti assurdi privilegi, con sprechi inimmaginabili e con tante  malversazioni; mentre, tanta povera gente, spinta dalla miseria e dalla mancanza di lavoro era spinta perfino al suicidio.

La politica, sembrava distanziarsi sempre più,  dai bisogni reali della gente e dal mondo del lavoro, non perdendo occasione di accrescere i propri privilegi e, dimostrando la  propria incapacità di “cambiare”.

La politica incapace di autoriformarsi

Si pensi, al balletto delle abolizioni delle province, al tentativo mai riuscito (anzi, mai iniziato), di eliminare un’anomalia tutta italiana del bicameralismo perfetto; si pensi al mantenimento di tanti enti inutili, mantenuti per far posto ai candidati trombati;  si pensi alla promessa mai mantenuta di ridurre gli emolumenti dei parlamentari, il loro dimezzamento (dei parlamentari); si pensi alle centinaia di politici  indagati per truffe  e così via.

L’affermazione dei pentastellati

In questo fosco quadro,  era inevitabile, che avesse una calmorosa affermazione, un rappresentante dell’antipolitica, per cui (come teorizzava malamente Marinetti), una guerra di distruzione, era l’unico mezzo per purificare il tutto.

Ovviamente, ci riferiamo a Beppe Grillo (ed al suo guru Gianroberto Casaleggio). Senza fare la storia di questo movimento basti pensare che nelle ultime elezioni politiche aveva avuto un clamoroso successo, non accettando di fare nessun governo con alcuno e costringendo il PD, ad formarne uno, con delle  innaturali  e mai sperimentate alleanze.

Pur con tanti buoni propositi, il governo Letta, che n’era scaturio, pativa le contraddizioni di questo artificioso connubio e spesso era costretto allo stallo ed alle scelte pasticciate che finivano per danneggiare tutti.

Tutto questo, con l’ausilio di un ministro dell’economia pasticcione ed alquanto imbroglione che cambiava sigle di tasse ogni giorno ed ogni giorno aumentandole, truccandole come diminuzione e scaricandole sugli enti locali, che diventavano così il parafulmine di incazzati cittadini.

 Era chiaro che il disegno di Beppe andava concretizzandosi ed era prevedibile che, nella prospettiva di elezioni politiche che sembravano prossime, i fatti gli avrebbero dato sicuramente ragione.

All’orizzonte, compare Matteo Renzi


Intanto, nel partito PD, andava prepotentemente affermandosi, Matteo Renzi, che, pur mancando il suo obiettivo, come candidato premier alle primarie delle politiche,  sembrava , agli occhi dei cittadini comuni (specie a quelli simpatizzanti di sinistra) un vero e proprio uomo della provvidenza che poteva tener testa con vigore a Mr.Beppe. Ma, proprio perché si comportava da uomo della provvidenza, qualche perplessità  poteva destarla.  

Ma, si era giunti ad un punto tale, che una figura di leader era indispensabile e Renzi, sembrava l’unico ad averne la vera stoffa.(Dopo che il dignitoso Luigi Bersani, addossandosi colpe non sue, aveva dato le dimissioni anche da segretario di partito).  

Renzi, proprio attraverso le primarie per il segretariato, aveva ottenuto, una quantità di consensi imprevedibile, da lasciare allibiti quasi tutti, ma non la gente comune, che lo percepiva come chi, finalmente, poteva dare una scossa al sistema, in chiave anti Grillo e anti casta.

Renzi alla prova dei fatti

Renzi e “l’incontro” con Mr.B.

Infine, è arrivata la prima prova dei fatti.  Diciamo la verità, al cittadino comune, il programmato incontro con Mr.B.  non aveva scandalizzato più di tanto, proprio per le ragioni esposte prima. 
Purtroppo Renzi, alla vigilia dell’incontro, aveva fatto capire incautamente, di voler chiudere immediatamente, quella sera stessa, un accordo globale, che comprendesse, legge elettorale, riforme istituzionali e via dicendo, mentre i suoi avversari politici, lo attendevano al varco e, nel caso di incontro fallito, gran parte del suo prestigio (dentro e fuori al partito), sarebbe stato gravemente offuscato.
Come dire: era un incontro teoricamente perso prima de suo inizio, perché,  Renzi, doveva concludere a qualsiasi costo questo accordo.

Le condizioni di Mr.B.

Mr.B. per riconfermare l’egemonia sui suoi, aveva un solo strumento: imporre le liste bloccate, per affermare  il suo dominio assoluto, e mettere nelle prime posizioni, i suoi fedelissimi.
Mr.B. aveva rifiutato di includere nel “pacchetto”, anche i “collegi uninominali con doppio turno”  (vi risparmiamo il loro funzionamento, basti pensare che avrebbero dato al cittadino la facoltà di scelta),  che rappresentavano l’altra alternativa proposta da Renzi. Mr.B. aveva rifiutato anche questa seconda alternativa, perché, in precedenti tornate, gli avevano fatto notare che in occasione di ballottaggi il suo partito era stato sempre svantaggiato.

Come dire, almeno su questo fronte le condizioni di Mr.B. erano prendere o lasciare. Esattamente come poi Renzi avrebbe fatto nella direzione PD.

Tralasciamo le altre condizioni negative, che Renzi aveva dovuto accettare, (soglia del 35% ritenuta da tutti troppo bassa, percentuali di sbarramento e così via).
L’abolizione del bicameralismo perfetto, è stato accettata di buon grado da Mr.B. perché ne aveva valutata il positivo impatto sull’opinione pubblica.

“L’accordo”

Ed ecco i lati giudicati negativi di questo accordo:
Questo “accordo” non è negativo,  perché lo si sia fatto con Mr.B. ma perché Renzi non lo aveva discusso all’interno del suo partito, né con altri partiti (alleati o neno, di governo).
Per quello che è emerso successivamente, pur di far apparire il suo incontro con Mr.B. definitivo e vittorioso, ha dovuto accettare che le condizioni, fossero fisse e inamovibili,  tanto che, alla Direzione del PD, si è presentato con una sorta di diktat di prendere o lasciare in blocco, concedendo soltano una possibilità di cambiamento: alla condizione che tutti fossero d’accordo (traducendo: che Mr.B. fosse d’accordo).

Mancanza di una vera leadership nella opposizione del PD

Visto come è andata la Direzione PD,  sembra che gli avversari di Renzi si siano dimostrati, sì dignitosi, ma probabilmente carenti di quel carisma necessario per tenergli testa. Che si sentisse la mancanza di  un leadere come Luigi Bersani, beh, questa è un’altra storia.
Conclusione:
Nonostante le riserve espresse sull’operato del sindaco di Firenze, non si può gettar via l’acqua calda con tutto il bambino, perché l’Italia ha bisogno di cambiamenti e sul lato delle riforme, nel pacchetto c’è molto di buono, specie per ciò che ha attinenza con i costi della politica.

Speriamo che, per ciò che riguarda la legge elettorale, le camere possano migliorarla, introducendo uno dei due sistemi che permettano la scelta agli elettori anche se, per quello che si è detto prima, senza l’assenso di Mr.B. ciò risulta illusorio.  Inoltre, senza questa “possibilità di scelta” , la legge, potrebbe essere a rischio di incostiuzionalità, al pari del porcellun.
Come si è detto, per ciò che ora ne sappiamo (26 Gennaio 2013), qualche intesa si va trovando sulle percentuali di sbarramento, allo scopo di non far scomparire dal parlamento tutti i partiti minori .. staremo a vedere !!

Riguarda  l’accordo nel suo complesso.
Che poi, si possa sperare che dei senatori, votino una legge che elimini il senato, beh, la pensiamo come il nostro santo preferito, San Tommaso: non ci credo ...

Ciao stattesi (nativi e residenti) e amanti di Statte !!







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