Fabrizio Barca |
Fabrizio Barca, ha fatto parlare molto di sé in questi ultimi giorni
per le sue idee “rivoluzionarie” ed innovative in fatto di politiche sociali,
tanto che, analisti politici, già parlano di lui, come uno dei pochi, in grado
di contrastare e sconfiggere “il sistema
Grillo”, di un possibile “rinnovatore
senza distruggere” in antitesi con Matteo
Renzi, di un fautore di un partito che
parte dalla gente invece che dirigerla e di un possibile futuro (non
lontano) segretario del PD.
Ha destato molto interesse e scalpore il suo recente “manifesto” (di 55 pagine J) intitolato “un partito nuovo per un buon governo”; memoria politica dopo 16 mesi di
governo- Aprile 2013.
In questa pagina proponiamo:
A) Una poesia di Gino Del Giudice su Fabrizio Barca, il quale (Gino), non condivide i giudizi, alquanto acritici, (bisogna convenire) del suo germano Leonardo sullo stesso Barca. Che dire? Il confronto delle idee arricchisce tutti !!
1) Una sua breve biografia.
2) Una “quarto di pagina” di spunti del suo manifesto.(Per i più impazienti può bastare).
3) Una pagina di micro riassunto del
“manifesto” (Per quelli “un po’ più “curiosi”).In questa pagina proponiamo:
A) Una poesia di Gino Del Giudice su Fabrizio Barca, il quale (Gino), non condivide i giudizi, alquanto acritici, (bisogna convenire) del suo germano Leonardo sullo stesso Barca. Che dire? Il confronto delle idee arricchisce tutti !!
1) Una sua breve biografia.
2) Una “quarto di pagina” di spunti del suo manifesto.(Per i più impazienti può bastare).
4) Un link, da cui potete accedere “all’intero manifesto” (In fondo pagina, ovviamente, riservato ai più “temerari e secchioni”).
A) Ecco la poesia di Gino Del Giudice:
Da sinistra: il parroco della parrocchia Madonna SS Rosario di Statte, don Pompilio, il sindaco di Statte Angelo Miccoli, Gino Del Giudice, il presidente dell'ARCI Franco Caputo |
L'ADDENDUM DI
FABRIZIO BARCA
Di tanto in tanto,
una stella appare,
che credesi delle
altre più lucente;
è storia antica ma
anche di recente,
accade che ancor
possa spuntare.
Fabrizio Barca , infatti a me pare,
che si comporti
d'astro più splendente,
dei tanti Padri,
nostra “grande gente”,
che ci indicò il modo
di lottare.
Gramsci, Pertini,
Amendola, Turati,
difesero le idee con
vigore,
nostro retaggio ora
ereditati.
Son dodici i punti
tuoi, ben studiati,
su cui non hai
diritti d'autore:
letteralmente
appaiono copiati.
Finor dove sei stato?
ti sei nelle
strutture dello Stato.
Gino Del Giudice 14
aprile 2013
.
Breve
biografia di Fabrizio Barca:
Fabrizio Barca (Torino, 8 marzo 1954) è un economista e politico. Presidente del Comitato politiche territoriali dell'Ocse, (e dàije con queste sigle: Organizzazione (internazionale) per la cooperazione e lo sviluppo economico); è ministro (ancora momentaneamente in carica) per la coesione territoriale del governo Monti dal 16 novembre 2011; è figlio di Luciano Barca (1920-2012), economista, ex partigiano, deputato e senatore della Repubblica Italiana, iscritto al Partito Comunista Italiano, nonché direttore de l'Unità.
Fabrizio Barca, riconosciuto da tutti, come uno dei (pochi) ottimi ministri del governo Monti è iscritto da poco tempo, al partito democratico.
Il suo dicastero, gli ha dato modo di conoscere il mondo dei disagiati, convincendolo sempre più che i partiti e i politici sono distanti anni luci dalla gente. Nella sue recenti interviste (“mezz’ora” di Lucia Annunziata e 8½) e soprattutto, nel suo recente “manifesto” (un po’ prolisso con le sue 55 pagine), ha auspicato un partito (di sinistra), più vicino alla gente.
Fabrizio Barca (Torino, 8 marzo 1954) è un economista e politico. Presidente del Comitato politiche territoriali dell'Ocse, (e dàije con queste sigle: Organizzazione (internazionale) per la cooperazione e lo sviluppo economico); è ministro (ancora momentaneamente in carica) per la coesione territoriale del governo Monti dal 16 novembre 2011; è figlio di Luciano Barca (1920-2012), economista, ex partigiano, deputato e senatore della Repubblica Italiana, iscritto al Partito Comunista Italiano, nonché direttore de l'Unità.
Fabrizio Barca, riconosciuto da tutti, come uno dei (pochi) ottimi ministri del governo Monti è iscritto da poco tempo, al partito democratico.
Il suo dicastero, gli ha dato modo di conoscere il mondo dei disagiati, convincendolo sempre più che i partiti e i politici sono distanti anni luci dalla gente. Nella sue recenti interviste (“mezz’ora” di Lucia Annunziata e 8½) e soprattutto, nel suo recente “manifesto” (un po’ prolisso con le sue 55 pagine), ha auspicato un partito (di sinistra), più vicino alla gente.
Un “quarto di pagina” di “spunti” tratti dal suo “manifesto”
Barca
parte dal presupposto che "ogni
singola esperienza dei miei sedici mesi di lavoro, nel territorio e a Roma,
suscita una secca conclusione politica: senza una 'nuova forma partito' non si governa l'Italia".
"Serve un partito di sinistra
saldamente radicato nel territorio - scrive Barca - che essendo animato dalla partecipazione e dal volontariato e
traendo da ciò la propria legittimazione e dagli iscritti e simpatizzanti una
parte determinante del proprio finanziamento, sia capace di promuovere la
ricerca continua e faticosa di soluzioni per l'uso efficace e giusto del
pubblico denaro”
Per Barca, il "partito di sinistra che serve al Paese NON È, dunque, il partito scuola di vita (e di lotta), il partito di massa, dove si ascoltano bisogni e si insegna 'la linea', NON È il partito di occupazione dello Stato, dove si vende e si compra tutto: ruoli, prepende, pensioni, appalti, concessioni, ma anche regole, visioni, idee.
Per Barca, il nuovo Pd è "un partito palestra, che rappresenta il metodo nuovo per promuovere, riempire di contenuti gli strumenti dello sperimentalismo democratico e, al tempo stesso, di scegliere i quadri del partito non solo sulla base dell'adesione ma della capacità di andare per strada, incontrare, scoprire, esprimere dubbi".
Per Barca, il "partito di sinistra che serve al Paese NON È, dunque, il partito scuola di vita (e di lotta), il partito di massa, dove si ascoltano bisogni e si insegna 'la linea', NON È il partito di occupazione dello Stato, dove si vende e si compra tutto: ruoli, prepende, pensioni, appalti, concessioni, ma anche regole, visioni, idee.
Per Barca, il nuovo Pd è "un partito palestra, che rappresenta il metodo nuovo per promuovere, riempire di contenuti gli strumenti dello sperimentalismo democratico e, al tempo stesso, di scegliere i quadri del partito non solo sulla base dell'adesione ma della capacità di andare per strada, incontrare, scoprire, esprimere dubbi".
Una pagina di
micro riassunto del “manifesto”
1) L’Italia
da tempo non ha un buon governo ...
A causa del susseguirsi di comportamenti abusivi del ruolo pubblico, di gravità, diffusione, arroganza e senso di impunità,assolutamente non comparabili con le vicende passate del paese o con altri paesi.
A causa del susseguirsi ininterrotto, talora frenetico, negli ultimi venticinque anni, con governi assai diversi, di riforme dei mercati (del lavoro, dei capitali e dei servizi) e della Pubblica Amministrazione, in larga misura inefficaci.
Sul
piano politico, l’assenza di buon governo, si
è manifestata nelle elezioni del febbraio 2013 in un paradosso, una
deriva e uno strappo. A causa del susseguirsi di comportamenti abusivi del ruolo pubblico, di gravità, diffusione, arroganza e senso di impunità,assolutamente non comparabili con le vicende passate del paese o con altri paesi.
A causa del susseguirsi ininterrotto, talora frenetico, negli ultimi venticinque anni, con governi assai diversi, di riforme dei mercati (del lavoro, dei capitali e dei servizi) e della Pubblica Amministrazione, in larga misura inefficaci.
Il
paradosso, per cui una formazione
politica identificata con un leader
salvifico sotto la cui guida il paese
era giunto a quell’emergenza, pur perdendo milioni di voti, conserva un
consenso assai significativo nel paese.
La deriva, per cui, con una sola rilevante eccezione, tutti i partiti sono stati a trazione personalistica, un evidente vulnus sul funzionamento democratico interno e del paese.
Lo strappo, segnato dal successo di un movimento-partito che raccoglie consensi da segmenti assai diversi della società uniti nella profonda sfiducia e nel risentimento verso l’intera ‚lite politica, ma anche nella domanda di un modo trasparente e verificabile di assumere decisioni pubbliche.
La deriva, per cui, con una sola rilevante eccezione, tutti i partiti sono stati a trazione personalistica, un evidente vulnus sul funzionamento democratico interno e del paese.
Lo strappo, segnato dal successo di un movimento-partito che raccoglie consensi da segmenti assai diversi della società uniti nella profonda sfiducia e nel risentimento verso l’intera ‚lite politica, ma anche nella domanda di un modo trasparente e verificabile di assumere decisioni pubbliche.
Una
macchina dello Stato arcaica e autoreferenziale,
caratterizzata da primitivismo
organizzativo, rudimentalità delle
procedure, insufficienze del personale, scarso ricorso a tecnologie
informatiche, arcaicità del disegno complessivo, suo anacronismo rispetto
agli altri governi moderni.
2) I
Partiti
I
Partiti Stato-centrici,
anzichè‚ trarre legittimazione e risorse finanziarie dai propri iscritti nel
territorio le traggono dal rapporto con lo Stato, attraverso un generoso finanziamento pubblico, la
colonizzazione dell’amministrazione, il patronage e il clientelismo.
La copiosità del finanziamento pubblico dei partiti, mirando a liberare i partiti stessi dal condizionamento dei fondi neri provenienti dalla degenerata conduzione dei grandi enti pubblici nazionali o locali, li ha in realtà legati stabilmente allo Stato, sancendo e accrescendo la loro non-dipendenza dal contributo degli iscritti, il cui controllo sul partito si è così ridotto.
La copiosità del finanziamento pubblico dei partiti, mirando a liberare i partiti stessi dal condizionamento dei fondi neri provenienti dalla degenerata conduzione dei grandi enti pubblici nazionali o locali, li ha in realtà legati stabilmente allo Stato, sancendo e accrescendo la loro non-dipendenza dal contributo degli iscritti, il cui controllo sul partito si è così ridotto.
La
legge elettorale vigente, ulteriormente suggella questo stato di cose, creando a
sua volta una filiera gerarchica perversa che vede i “capi-cordata” concordare
con il leader, i possibili eletti.
3) L’austerità
L’austerità,
che questa situazione domanda può essere declinata in due modi radicalmente
diversi. Come scriveva Enrico Berlinguer in un passaggio
poi mancato della nostra storia repubblicana, l’austerità può essere adoperata o come strumento di
depressione economica, di repressione politica, di perpetuazione delle
ingiustizie sociali, oppure come occasione per uno sviluppo economico e
sociale nuovo, per un rigoroso risanamento dello Stato, per una profonda
trasformazione dell’assetto della società, per la difesa ed espansione della
democrazia. Il minimalismo promuove la prima strada.
Per fare ciò, è necessario in Italia un “passo del cavallo”. Da un lato,
dobbiamo rovesciare i limiti che rendevano la nostra macchina pubblica arcaica
anche per l’attuazione delle due precedenti visioni e raggiungere quindi: modernità
organizzativa; affinamento delle procedure; adeguatezza del personale; forte
ricorso alle tecnologie informatiche; chiara identificazione delle
responsabilità e capacità di passaggio
di consegne intergenerazionale. Le previsioni? E’ difficile farle, anche perché è da supporre, che gli “apparati” farranno resistenza. Strano a dirsi, il più “innovativo” tra i “vecchi”, sembra essere proprio Bersani: la sua intelligenza e la sua lungimiranza sembrano in grado di raccogliere questa sfida, cooptando lo stesso Barca.
I DIECI "SAGGI" |
Per
i più tenaci e “temerari” che volessero “sorbirsi” l’intero “manfesto” di Barca proponiamo questo link “interno”, in formato PDF, che terremo disponibile per qualche
tempo.
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