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sabato 13 luglio 2013

ENI: Puzze ? No!! Solo "Emissioni odorifere"


 
ENI e blackout: Aria irrespirabile e sversamenti in mare.

Ma come è gentile, il linguaggio adoperato dall’Eni: Emissioni odorigene sono le irrespirabili puzze nell’atmosfera, mentre fenomeni di iridescenza, sono le chiazze di idrocarburi sversate in mare. Che dire? Gentilissimi !!

Eni: Aria irrespirabile (Foto Mirko Zoriaco)
 
IL FATTO

A causa di un blackout di energia elettrica nella raffineria ENI,  nei giorni scorsi, nell’intera città di Taranto l’aria è stata irrespirabile e vi sono stati malori diffusi.
Marginalmente, il fenomeno ha interessato anche la zona sud di Statte (Contrade Feliciolla, Zappalanotte etc), dove il fenomeno, si è aggiunto alle normali e giornaliere “emissioni odorigene”, provenienti dalla discarica vicina.
Centinaia le telefonate e le richieste di informazioni ai vigili del fuoco, all'Arpa, e alle forze dell'ordine.
Fino a ieri, la forte puzza di gas era molto accentuata, provocando,  malori e irritazioni agli occhi a numerosi cittadini. Le segnalazioni ai vigili del fuoco, alle forze dell’ordine e all’Arpa sono state numerose; le persone si svegliavano nel cuore della notte per difficoltà respiratorie.
Eni: Aria irrespirabile (Foto Mirko Zoriaco)

 

CONSEGUENZE PER IL MARE E PER L’ARIA

Come si è detto, le conseguenze per la qualità, dell’aria, sono state notevoli, ma anche il mare ha subìto un notevole impatto, anche se non si può parlare di vero e proprio disastro.

“E’ assolutamente tutto sotto controllo, la chiazza non si disperde al largo ma è tutta sotto costa, non c’è necessità di circoscriverla in mare”: è quanto si apprende dalla Capitaneria di Porto di Taranto al lavoro con propri uomini e mezzi, via terra e via mare, dopo lo sversamento di materiale che si è verificato in seguito a questo blak out.


Eni Taranto: anche inquinamento in mare e non solo "iridescenze"


Decisamente più soft, la versione ufficiale dell’ENI secondo cui:
“Ci sono minime tracce di idrocarburi nell'area di contenimento predisposta nella costa antistante la centrale Eni di Taranto”. È quanto spiegano dall'Eni, sottolineando che, a causa di un blocco della corrente elettrica, legata alle avverse condizioni meteorologiche, si sono verificate minime fuoriuscite di idrocarburi legate all'effetto di «trascinamento,  (ovvero il blocco improvviso degli impianti), che stanno causando il cosiddetto fenomeno di iridescenza sulla superficie del mare.

Che volete, chiamare l’inquinamento di un tratto di mare (sia pure limitato) “fenomeno di iridescenza” fa un po’ sorridere; fin ora, avevamo sempre pensato che l’iridescenza, fosse un bel fenomeno di scomposizione della luce riscontrabile in cristalli, gemme, diamanti e perle, mentre, quando qualche cupo fenomeno simile si notava sulla supeficie del mare, dove incautamente andavamo a bagnarci,(e sempre procurato dalla grande industria) c’era da essere sicuri che l’acqua sarebbe risultata “untuosa”.

 

Eni Taranto: Controllo inquinamento da parte di agenti della  Capitaneria di Porto


LE CAUSE DEGLI  ULTIMI FENOMENI, secondo l’Eni, secondo l’Arpa e secondo gli esperti ambientalisti.

L’Eni  tende ad escludere che gli ultimi fenomeni di aria irrespirabile sia da attribuire ancora alla propria azienda secondo cui, tutti i controlli interni sono risultati regolari.
L’Arpa Puglia, invece, sempre in attesa delle definitive risultanze delle analisi, ipotizza, che il tutto sia da attribuire al trattamento delle acque all’interno della raffineria, le quali acque trat­tate, con gli impianti fermi, “ritor­nano a galla” portando con sé un odo­re di inconfondibile trattamento industrial-petrolifero.

Un “limite di legge” che non c’è.  È utile sottoli­neare che tutte le volte che si sono verificati i vari fe­nomeni di avvelenamento dell’aria, l’ARPA abbia sempre indicato l’Eni come fonti di queste emissioni, anche se queste emissionio odorigene (come civettuosamente chiamate dall’Eni), rientrano abbondantemente  in uno strano limite di legge;  sentite il perchè: L’imputato, in que­sti casi, è sempre stato l’idrogeno sol­forato, un composto dello zolfo molto odoroso anche a basse concentrazio­ni, ma per il  quale  non esiste un li­mite di legge per la concentrazione in aria.  Eppure, stiamo parlando di un veleno !!



QUESTI FENOMENI POTRANNO RIPETERSI?

Questi fenomeni sono necessariamente destinati a ripetersi,  perché strettamente collegati sia a fenomeni di malfunzionamento, di una qualunque parte vitale degli impianti, sia ai fenomeni di blakout di corrente elettrica. Sia nell’uno o nell’altro caso,  quando le pressioni dei gas tendono a superare i limiti di sicurezza per i lavoratori e per gli impianti, il gas stesso, viene convogliato verso le candele o torce che lo bruceranno nell’atmosfera. Ed allora, come disse uno, la domanda sorge spontanea: perché non attrezzarsi, affinché almeno il  blakout non abbia a ripetersi?

Questo non risulta possibile, perché l’Eni, non risulta dotato di una sufficiente centrale autonoma che sopperisca all’eventuale mancanza di corrente elettrica esterna.

 

ENI Taranto: Agenti dell'Arpa, si apprestano a controllare le fonti di emissioni inquinanti.


 
ALLORA, NULLA DA FARE? (abstract da Taranto Oggi: GianMario Leone)

Questi fenomeni, purtrop­po,  continueranno a verificarsi,  fin­ché la raffineria Eni opererà sul ter­ritorio. Perché le grandi industrie avranno sempre un impatto negati­vo sull’ambiente e sulla salute. E’ bene capire una volta e per tutte che la grande indu­stria resterà qui finché le sarà utile: dopo di che, come sta già avvenendo per il caso Cementir, leverà le tende e ci lascerà in dote un territorio pro­fondamente inquinato ed enormi e vetuste cattedrali nel deserto. La questione di fondo, dunque, è sempre la stessa. Ovvero se voglia­mo una città con o senza grande in­dustria: i compromessi non sono mai serviti e mai serviranno.



For­se, sarebbe il caso di dire basta, ma nel vero senso della parola: se voglia­mo riprenderci il nostro territorio e con esso il nostro futuro, la grande industria va combattuta quotidiana­mente e, soprattutto, va cacciata via per sempre da Taranto.
E ciò può avvenire soltanto attraverso una lot­ta dura e senza compromessi, evitando il  "Non sentire, non vedere, non parlare"!!
 
 
 
 
 
 
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