Blocco automezzi all'ingresso raffineria ENI |
Lavoratori, degli appalti della raffineria ENI di Taranto (tra questi, anche alcuni stattesi), rischiano il posto di lavoro, per una strana vertenza, che in uno stato di diritto non doveva mai esserci.
IL FATTO
Da circa due mesi, un centinaio di lavoratori dell'appalto della raffineria ENI, tra cui, anche alcuni lavoratori stattesi, sono in agitazione, perché le ditte da cui dipendevano la De Pasquale e la Rendelin, non hanno vinto la gara per il rinnovo dell'appalto, anzi, la Rendelin, ha dichiarato l’apertura del procedura di mobilità per 13 lavoratori. Circa venti invece sono, i dipendenti della De Pasquale che da mesi aspettano di essere transitati nell’azienda subentrante.
Le aziende subentranti avrebbero dovuto assumere i dipendenti delle società estromesse, ma fin ora le stesse ditte non hanno firmato l'intesa per il subentro di questi lavoratori e qualunque tentativo dei sindacati (confederali ed autonomi) di far siglare questo accordo, non ha avuto alcun esito.
Le ditte subentranti sono le seguenti: Icom di Cagliarti, Tecnomec di Altamura, Ecologista Servizi di Taranto e vengono accusate dai sindacati, di voler scaricare sui lavoratori le conseguenze di un appalto acquisito col massimo ribasso.
COSA CHIEDONO I LAVORATORI
I lavoratori e sindacati, al di là di queste vertenze specifiche, sperano di arrivare a risultati concreti, come alla clausola della salvaguardia per il passaggio immediato dei lavoratori in TUTTI i cambi di appalto e conservazione dei contratti e diritti acquisiti.
Le organizzazioni sindacali, quindi, chiedono all'Eni di inserire una clausola nei contratti di appalto che vincoli la ditta a conservare il posto di lavoro degli operai in forza nella ditta precedente e che revochi l'appalto alle ditte che non si attengono a questo obbligo.
Secondo i sindacati questo diritto è previsto in base a un accordo siglato nel 1987, secundo cui, "le aziende subentranti, sono tenute ad assumere i dipendenti delle società estromesse", ma questa intesa non sarebbe stata rispettata. Le aziende subentranti, nel loro rifiuto pare abbiano invocato l'applicazione di una norma di legge che, a loro dire consentirebbe loro, di non procedere al reintegro dei lavoratori estromessi.
LE PROTESTE
I lavoratori, fin ora inascoltati, hanno così deciso di proclamare uno sciopero ad oltranza, con presidi ai varchi
delle portinerie della raffineria di Taranto, compreso quello di ingresso delle
autobotti. Alla protesta, indetta da Cgil, Cisl e Uil, aderisce anche lo Slai
Cobas.
Oltre a scioperare ad
oltranza, i lavoratori tengono dei sit in davanti al varco 3 e all'ingresso
principale dello stabilimento.
LA VOCE DEI LAVORATORI
Numerose sono le riflessioni, di disagio, sconforto e disperazione degli operai coinvolti, ne scegliamo una (di un nostro concittadino stattese), che ci ha molto impressionato per la determinazione di non arrendersi, ma anche per la dignità e compostezza.
Torni a casa, con la convinzione che
quello che che hai fatto la mattina, sia stato il massimo, per costringere i
poteri forti e le autorità, a dialogare con le parti sociali alla
ricerca di soluzioni per il lavoro, l'occupazione e il diritto ad
usufruire dei diritti.
Poi ti rendi conto che il massimo, non l'hai ancora raggiunto, perchè i
poteri forti continuano ad ignorarti e a plagiarti senza più rispetto...
.. forza ragazzi, ce la possiamo fare .. si passa al livello
successivo... per le regole e per le leggi,
per te, come uomo, per i diritti del lavoro e per il lavoratore che
protesta ... e poi, vai a scoprire che qualcuno ha approvato, leggi che
ti impediscono di protestare, di reagire e di difenderti, con le stesse
armi del tuo avversario .. e allora, è solo la tenacia e la forza di
volontà, che ti rende indistruttibile
(Emilio Luccarelli Statte)
Altre parole sarebbero superflue !!
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