L'orologio della piazza (Prof. Vittorio De Marco: da "Statte tra ottocento e primi del novecento")
Nel maggio del 1907, 60 capifamiglia
firmarono una richiesta diretta al delegato sindaco del tempo, Pietro
Palasciano, chiedendo che anche a Statte, come per le borgate di Crispiano e
Talsano, venisse costruito un pubblico orologio. La richiesta venne girata,
naturalmente, all'amministrazione comunale di Taranto. Ma il pubblico orologio
tardava ad arrivare.
Nel 1913 Taranto finalmente
decise di accontentare gli stattesi. L'orologio sarebbe stato incastonato sulla
facciata della chiesa parrocchiale. L'adattamento nelle strutture murarie fu
completato nel novembre di quello stesso anno. Il quadrante dell'orologio venne
fatto venire da Milano dalla ditta Fontana e C. Ma quell'orologio, sulla cima
della facciata della chiesa parrocchiale, non venne mai issato. (Probabilmente a causa delle vicende belliche n.d.r). [....]
Forse di orologio pubblico non se ne parlò
più per almeno dieci anni. Alla fine del 1923 l'ufficio tecnico scriveva al commissario
prefettizio: “Comunico alla S.V. che l'offerta pervenuta a quest'Ufficio per la
fornitura dell'orologio alla Borgata Statte ammonta a £ 11.600 circa. Se la
S.V. crede opportuno prenderla in considerazione, oltre che deliberare la
spesa e autorizzare la commissione, dovrebbe decidere anche l'ubicazione, per
provvedere alla compilazione del progetto relativo alle opere murarie da eseguirsi
per la detta istallazione”.
Chissà dove era andato a finire quel quadrante acquistato a Milano dieci anni prima! Probabilmente su qualche edificio di Taranto.
Ora non si parlava più della chiesa madre,
cercandosi invece un'altra ubicazione. E l'ubicazione fu trovata «sul
fabbricato comunale attuale sede del municipio». Venne così costruita la torre
dell'orologio come attualmente la vediamo. «La costruzione in parola -
spiegava l'ingegnere capo dell'ufficio tecnico nell'agosto del '24 -
costituisce un sopraelevamento al di sopra della terrazza della casa comunale,
le cui murature per deficienze di spessore, furono rinforzate con travi in
ferro e cemento armato».
L'orologio con tutti gli accessori, comprese le due campane in bronzo di 80 e 50 chili provenienti dalle fonderie di Bassano, vennero fomite dalla ditta Girolamo Raimondi di Taranto.
L'orologio con tutti gli accessori, comprese le due campane in bronzo di 80 e 50 chili provenienti dalle fonderie di Bassano, vennero fomite dalla ditta Girolamo Raimondi di Taranto.
Ai primi di settembre del 1924, finalmente
anche Statte ebbe il suo pubblico orologio a scandire le ore e gli avvenimenti
paesani. Ma appena otto giorni dopo la messa in opera, il quadrante si ruppe.
La causa non venne accertata; probabilmente si trattò di un leggero cedimento
o assestamento della muratura della torre. Tuttavia l'orologio continuò a
funzionare regolarmente e quel quadrante rotto e rimasto lì tutti questi anni
fino a quando, con la prima amministrazione del comune autonomo, un nuovo
quadrante ha sostituito quello del 1924.
(prof. Vittorio De Marco: Statte tra ottocento e primi del novecento anno 2000)
(prof. Vittorio De Marco: Statte tra ottocento e primi del novecento anno 2000)
Infine, riportiamo una significativa poesia del nostro concittadino Gino Del Giudice, composta nei primi mesi dalla conquista dell'Autonomia Comunale. L'orologio era stato ripristinato da poco tempo, dopo anni di abbandono. Ci si auspicava che alla rinnovata vitalità dell'orologio, corrispondesse una rinascita della nostra comunità.
L'orologio della
piazza
Fermo, muto ed intristito,
ingranaggio arrugginito,
con lancette anchilosate,
hai trascorse le giornate.
Con il tempo fisso all'una
tu non davi gioia alcuna,
a chi ti volgea lo sguardo;
eri proprio un bel bugiardo!
Ossidate le campane,
melanconiche ma sane,
e vogliose di scandire,
tosto l'ore, e di gioire.
E la gente te ha seguito;
ed il tempo impoverito,
ha trascorso, qui negli anni,
come te, con gravi affanni.
Ma il prodigio s'è compiuto,
il rispristino hai avuto,
e le ore segni esatte,
nella piazza, qui a Statte.
Fermo, muto ed intristito,
ingranaggio arrugginito,
con lancette anchilosate,
hai trascorse le giornate.
Con il tempo fisso all'una
tu non davi gioia alcuna,
a chi ti volgea lo sguardo;
eri proprio un bel bugiardo!
Ossidate le campane,
melanconiche ma sane,
e vogliose di scandire,
tosto l'ore, e di gioire.
E la gente te ha seguito;
ed il tempo impoverito,
ha trascorso, qui negli anni,
come te, con gravi affanni.
Ma il prodigio s'è compiuto,
il rispristino hai avuto,
e le ore segni esatte,
nella piazza, qui a Statte.
E il rintocco delle ore,
dà a tutti buon umore,
le lancette allegramente
gaie giran, sì la gente!
Un più lieto tempo aspetta,
questa cittadin diletta,
che con te s'è risvegliata,
e che sembra ormai cambiata.
Non ci fare il tradimento,
si preciso, molto attento!
segui tu gli avvenimenti,
degli ambiti nostri intenti.
Sia il suono tuo segno,
dà a tutti buon umore,
le lancette allegramente
gaie giran, sì la gente!
Un più lieto tempo aspetta,
questa cittadin diletta,
che con te s'è risvegliata,
e che sembra ormai cambiata.
Non ci fare il tradimento,
si preciso, molto attento!
segui tu gli avvenimenti,
degli ambiti nostri intenti.
Sia il suono tuo segno,
del ripreso nostro impegno,
"stattarulo" sii di razza,
oh, OROLOGIO
DELLA PIAZZA!
Gino Del Giudice Statte 1994
Gino Del Giudice Statte 1994
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