Màrche Pòlle di Taranto
Quelli di noi che sono “diversamente giovani” ed hanno frequentato Taranto tra gli anni ’40 e gli anni ’70, ricorderanno certamente la figura di Màrche Pòlle, (di cui ricorre l’11 Gennaio di quest’anno la morte) un simpatico tarantino, il cui carattere semplice e bonario, era un po’ come il nostro simpatico stattese Petròlije (Mastromarino) e, come il nostro vivo e vegeto concittadino, Marche Pòlle trascorse la sua esistenza senza aver mai avuto un problema, una polemica, un litigio col prossimo, ma amico di tutti.
Fu strillone ufficiale di un settimanale dialettale tarantino “u ‘Panarijdde” fin dai primi numeri e nel dopoguerra anche del “ Corriere del Giorno”. A differenza, però, del nostro Petròlije non era mai salito su nessun mezzo nemmeno in bicicletta (sebbene, nemmeno il nostro Petròlije, è stato mai visto “in sella”, bensì sempre a piedi).
Màrche Pòlle, in età più matura, non avendo più il necessario “fiato” per fare lo strillone cominciò a vendere per strada, biglietti della lotteria e schedine del totocalcio precompilate, famoso l’invito a comprarli (“a vuè mo”?).
Amedeo Orlolla (il suo vero nome) nacque nella Città Vecchia il 27 agosto del 1895, quando il Borgo andava formandosi; ultimo di quattro figli, cominciò presto a lavorare per contribuire al bilancio familiare, essendo il padre un umile tuttofare. L’origine del suo nome è dovuto ad un periodo di imbarco del padre sulla nave Marco Polo. Il giovane Amedeo orgoglioso di tanto padre, ne parlava con enfasi, tanto da farsi attribuire quel nome, che gli restò appiccicato per tutta la vita.
Màrche Pòlle era diventato l’icona della città; ormai anziano si aggirava lungo il suo itinerario preferito (tra via d’Aquino, via Anfiteatro) ed aveva la facoltà di entrare nei bar o nelle trattorie e consumare senza pagare, in quanto apparteneva a tutta la cittadinanza essendo stato adottato dai tarantini.
La considerazione fu confermata quando mori l’11 Gennaio 1982 (giorno 11 ricorre, appunto, il 30° anniversario della sua morte) una folla di popolo si accalcò nella chiesa di San Francesco e fuori, fermando il traffico e sospendendo la vita cittadina, che in quel momento si sentì orfana di uno dei suoi componenti più popolari. Per volontà dello stesso Màrche Pòlle, per l’ultimo viaggio fu vestito di bianco perchè era morto “signorino”, nel senso che in tutta la sua vita non aveva conosciuto né frequentato donne.
Ovviamente, specie su quest’ultimo punto, non vi sono affinità col nostro Petròlije dal momento che il nostro concittadino è stato sposato, ma rimase prematuramente vedovo senza aver avuto figli; mentre la grande affinità sta nella bontà di animo, nella bonarietà e nello spirito franco e purtroppo, pur chiacchierando con tutti, una sostanziale solitudine.
Petròlije, fino a qualche tempo fa, ha lavorato, pulendo e zappando giardini e raggranellando qualcosa anche rivendendo rottami di ferro ed altro.
Ci piacerebbe, come stattesi, pensare che anche il nostro Petròlije possa essere “adottato” dalla nostra comunità.!!
La foto di "Petròlije" è di Vladimiro Pappone
Quelli di noi che sono “diversamente giovani” ed hanno frequentato Taranto tra gli anni ’40 e gli anni ’70, ricorderanno certamente la figura di Màrche Pòlle, (di cui ricorre l’11 Gennaio di quest’anno la morte) un simpatico tarantino, il cui carattere semplice e bonario, era un po’ come il nostro simpatico stattese Petròlije (Mastromarino) e, come il nostro vivo e vegeto concittadino, Marche Pòlle trascorse la sua esistenza senza aver mai avuto un problema, una polemica, un litigio col prossimo, ma amico di tutti.
Fu strillone ufficiale di un settimanale dialettale tarantino “u ‘Panarijdde” fin dai primi numeri e nel dopoguerra anche del “ Corriere del Giorno”. A differenza, però, del nostro Petròlije non era mai salito su nessun mezzo nemmeno in bicicletta (sebbene, nemmeno il nostro Petròlije, è stato mai visto “in sella”, bensì sempre a piedi).
Màrche Pòlle, in età più matura, non avendo più il necessario “fiato” per fare lo strillone cominciò a vendere per strada, biglietti della lotteria e schedine del totocalcio precompilate, famoso l’invito a comprarli (“a vuè mo”?).
Amedeo Orlolla (il suo vero nome) nacque nella Città Vecchia il 27 agosto del 1895, quando il Borgo andava formandosi; ultimo di quattro figli, cominciò presto a lavorare per contribuire al bilancio familiare, essendo il padre un umile tuttofare. L’origine del suo nome è dovuto ad un periodo di imbarco del padre sulla nave Marco Polo. Il giovane Amedeo orgoglioso di tanto padre, ne parlava con enfasi, tanto da farsi attribuire quel nome, che gli restò appiccicato per tutta la vita.
Màrche Pòlle era diventato l’icona della città; ormai anziano si aggirava lungo il suo itinerario preferito (tra via d’Aquino, via Anfiteatro) ed aveva la facoltà di entrare nei bar o nelle trattorie e consumare senza pagare, in quanto apparteneva a tutta la cittadinanza essendo stato adottato dai tarantini.
La considerazione fu confermata quando mori l’11 Gennaio 1982 (giorno 11 ricorre, appunto, il 30° anniversario della sua morte) una folla di popolo si accalcò nella chiesa di San Francesco e fuori, fermando il traffico e sospendendo la vita cittadina, che in quel momento si sentì orfana di uno dei suoi componenti più popolari. Per volontà dello stesso Màrche Pòlle, per l’ultimo viaggio fu vestito di bianco perchè era morto “signorino”, nel senso che in tutta la sua vita non aveva conosciuto né frequentato donne.
Ovviamente, specie su quest’ultimo punto, non vi sono affinità col nostro Petròlije dal momento che il nostro concittadino è stato sposato, ma rimase prematuramente vedovo senza aver avuto figli; mentre la grande affinità sta nella bontà di animo, nella bonarietà e nello spirito franco e purtroppo, pur chiacchierando con tutti, una sostanziale solitudine.
Petròlije, fino a qualche tempo fa, ha lavorato, pulendo e zappando giardini e raggranellando qualcosa anche rivendendo rottami di ferro ed altro.
Ci piacerebbe, come stattesi, pensare che anche il nostro Petròlije possa essere “adottato” dalla nostra comunità.!!
La foto di "Petròlije" è di Vladimiro Pappone
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