La situazione nell'ILVA appare più confusa del previsto:
La procura di Taranto che era fermamente intenzionata a far "spegnere" nell'arco di tre mesi, l'altoforno 5 (che produce il 40% dell'acciaio e .. dell'inquinamento), ora si trova ad affrontare difficoltà che, anche se non insormontabili, sono obiettivamente ardue da superare.
I "custodi tecnici" avevano avanzato l'ipotesi di affidare a "ditte specializzate esterne" il compito di spegnere lo stesso forno; le ditte erano state "contattate" ed avevano confermato la fattibilità di "spegnere" l'AFO 5, nei tempi previsti (pochi mesi), ma avevano richiesto "la garanzia finanziaria" della procura per ciò che concerne il pagamento dei lavori di spegnimento ed è qui che cominciano le "perplessità" della procura.
Per affidare il lavoro a "terzi" (società già individuate), lo Stato dovrebbe anticipare il costo dei lavori e Riva dovrebbe poi risarcircire. «Le spese dell'autorità giudiziaria vengono anticipate dallo Stato» dice il procuratore, che tuttavia non trascura, nella valutazione del caso, anche tre elementi significativi:
1) Che lo spegnimento di un altoforno ha un costo notevole (c'è una stima che parla di 2,5 milioni), e l'azienda terza contattata ha subito posto il problema del pagamento.
2) Che usare questa procedura probabilmente richiederebbe anche un'autorizzazione preventiva visto l'importo rilevante in gioco.
3) «E non dobbiamo nemmeno sottovalutare la Corte dei Conti» dice Sebastio, a cui non sfugge il conflitto che verrebbe a determinarsi fra due amministrazioni dello Stato: tra ministero di Grazia e Giustizia, da un lato (che pagherebbe per spegnere l'altoforno) e il ministero dell'Ambiente che ha rilasciato l'Aia che invece prevede la contestualità fra produzione e risanamento degli impianti con un piano che inizia nel 2012 e termina col 2014.
Come si vede, anche nella procura vi sono delle perplessità ed incertezze sul da farsi.
Non sottovalutiamo poi il rischio che i Riva, oggetto di una vera e propria stretta giudiziaria, come conferma anche il mantenimento degli arresti domiciliari, possano mollare tutto disimpegnandosi».
Nella foto piccola, lo sfortunato operaio deceduto nel recente infortunio sul lavoro |
Cassa integrazione per 2000 dipendenti e "ferie forzate" per altri 450
l’Ilva ha reso noto che nei prossimi
giorni sarà avviata la procedura di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria per
lo stabilimento di Taranto. La CIGO interesserà un massimo di circa 2.000 dipendenti
a partire dal 19 novembre 2012 e per 13 settimane.
Nello specifico gli impianti
coinvolti saranno: Tubificio Longitudinale (TUL 1 e 2), Rivestimenti (RIV),
Treno Nastri 1 (TNA), Treno Lamiere (TLA), Officine centrali di manutenzione, Servizi
ed una parte della Laminazione a freddo (LAF).
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Cosimo Panarelli, segretario Fim Cisl Taranto: “All’Ilva abbiamo detto che non siamo disponibili a discutere della procedura di cassa integrazione se prima non si chiarisce il futuro dello stabilimento di Taranto e l’azienda non dice una parola chiara sull’Autorizzazione integrata
ambientale”.
Il "panorama" visto da Statte |
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