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venerdì 18 gennaio 2013

Gino Del Giudice: 3 poesie tra politiche e tasse

 
 
Per "rinfrancare lo spirito, proponiamo tre divertenti poesie di Gino Del Giudice che hanno come tema (tanto per cambiare), "politica e tasse".



LA SINISTRA E LA DESTRA (LE MANI)

Iddio dotato ha l'uomo di due mani
ciascuna normalmente ha cinque dita,
mansioni han sacrosante, e nella vita
usate sono in tandem dagli umani


Funzione hanno nell'uso differente:
sinistra e destra non ce l'hanno eguale,
poiché sull'una l'altra un po prevale,
tal ché v'è nelle due una servente.

Ma molti già da tempo hanno imparato,
a usare i due arti con furbizia,
senza vergogna e con impudicizia,
in barba ad ogni legge del creato.

Si scambian con letale indifferenza,
le posizioni di sinistra e destra:
si crede abbian stessa via maestra,
e naturale identica efficienza.


Confesso che in tal modo non la penso;
persuaso son che la diversità,
è tratto di precipua dignità,

di disciplina e ideale assenso.

Se addì le mani han ruolo scombinato,
è sano il principio comunista,
che vieppiù vivo, “LOTTA LENINISTA”
nei nostri cuori non è tramontato.



Gino Del Giudice gennaio 2013




 




MONTI IL CINICO

Quantunque nominato senatore,
Senza consenso e voto popolare,
Lo stesso hai voluto governare,
Bleffando tal di Patria Salvatore.

E sei riuscito tutto a rovinare,
Con le tue stramberie di professore,
Fatte di fole e di falso rigore,
Che duro è più il lunario da sbarcare.

Hai introdotto l'IMU ed altre TASSE,
Che pesano sul ceto meno abbiente,
Mentre ignorato hai la FIRST “classe”.

Monti, usurpator, dal piedistallo,
Tu scender devi, sei meno di niente,
Privo del democratico avallo.

 Tutti hai deluso, FALLO!

Non credo che Giorgio Napolitano,
Ti chiederebbe oggi ancor 'na mano.

Gino del Giudice Gennaio 2013

 




Tasse Tasse

L'artigiano, il commerciante
paga in modo rilevante,
ma dal fisco è controllato,
anzi, è perseguitato.

Si lamenta dello stato:
“è ingiusto, disgraziato
or ci toglie anche l'aria,
con l'iniqua finanziaria.
 
“Paghi ben lo scotto adesso”
dice Monti, senza nesso,
“dei giorni di vacche grasse
in cui non pagava tasse”.

“Paghi ora il salumiere,
il meccanico, il barbiere”!
Questi invero, già pagava
quando meglio un po' si stava.

 

E il solerte imprenditore,
con orgoglio e con onore,
sostener deve il bilancio,
dell'Italia con gran slancio.

L'ineffabile industriale,
paga come gli altri uguale?
Ciò avviene in teoria,
ma in pratica è bugia.

Con raggiri e l'espediente
paga ancora men di niente,
trova ben l'escamotage
coi compari suoi alla page.

E' questa la direzione
di una vera soluzione:
paghi ora il malfattore
che non sa cos'è il sudore.






Chi lavora va premiato,
va sorretto ed aiutato,
regge lui l'economia,
non sfrutta l'ideologia.

Passera, l'economista,
occorre che non insista
a voler tiranneggiare
chi ancor vuol lavorare.

Si colpiscano i santoni,
che incassano milioni,
manager, populisti,
assieme ai sindacalisti.

L'evasione, quella vera,
e che è degna di galera,
è la loro, lestofanti,
che coi politici son tanti

Gino Del Giudice Ottobre 2012





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