(Da Cosmopolis
Media del 2_3_12)
di
Vittorio Ricapito
Un
oncologo e due epidemiologi hanno consegnato al gip Patrizia Todisco la seconda
parte della perizia chiamata a diventare prova di quello che sarà il
maxi-processo su inquinamento e disastro ambientale a carico dei vertici
proprietari e dirigenziali dell'Ilva (indagati per disastro ambientale,
inquinamento, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele
contro gli infortuni sono Emilio Riva, suo figlio Nicola, il direttore dello
stabilimento Luigi Capogrosso e due dirigenti Ivan Di Maggio ed Angelo
Cavallo).
In
282 pagine i tre periti hanno concluso mettendo nero su bianco che
l'esposizione continuata agli inquinanti emessi dall'impianto siderurgico ha
causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di diversi apparati
dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte.
Ai quesiti posti dal gip:
1) Quali sono le patologie causate dagli inquinanti.
2) Quanti sono decessi e ricoveri determinati da emissioni acute di inquinanti.
3) Qual è l'impatto in termini di decessi e ricoveri per le patologie croniche.
I periti hanno risposto con un'ampia inchiesta statistica che ha riguardato 13 anni e ben 300 mila cittadini residenti a Taranto, Massafra e Statte, nonché le cartelle cliniche ed i dati medici di operai raccolte da Inps, Inail e Asl. Dal '98 al 2010 il bilancio attribuibile alle emissioni industriali è di 30 morti l'anno, 386 decessi totali, ovvero l'1,4% della mortalità totale, la gran parte per cause cardiache.
Dal '98 al 2008 invece si possono attribuire all'Ilva 237 casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero (18 casi per anno), 247 eventi coronarici con ricorso al ricovero (19 per anno), 973 casi di ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (74 per anno, di cui 49, 638 casi totali, di bambini in età fino a 14 anni). Ad essere più colpite sono le fasce sociali più deboli.
Al secondo quesito, riguardante i decessi e ricoveri determinati da episodici exploit di emissioni, i periti hanno risposto ipotizzando che nel periodo compreso fra il 2004 ed il 2010 (in cui erano installate le centraline di rilevamento dell'Arpa) emissioni superiori a 20 microgrammi per metro cubo possano aver causato decessi e ricoveri significativi nei quartieri Borgo, Paolo VI e Tamburi, i più colpiti: 91 decessi, 160 ricoveri per malattie cardiache, 219 per malattie respiratorie, al netto di altri possibili cause, si scende a 40 decessi.
C'è un dato allarmante: il così detto "Attributable Community Rate", la percentuale con cui si possono attribuire alle emissioni morti e ricoveri: A Milano, città con alto tasso di smog da traffico, il rate è 2, nei quartieri Borgo e Tamburi è 20,46 (per centomila abitanti), 35,98 per i ricoveri non programmati per malattie cardiache e 49 per malattie respiratorie. I periti hanno confermato che le polveri pm10 contengono Ipa come il benzo(a)pirene, ma anche metalli, monossido di carbonio e diossine e causano problemi cardiaci, respiratori, malattie ischemiche e cerebrovascolari, ma anche il cancro.
Per chi desidera ulteriori dettagli sull'argomento riportiamo l'articolo relativo apparso su TarantoOggi del 2 Marzo 2012
[omissis]
Vittorio Ricapito (TarantoOggi)
Ai quesiti posti dal gip:
1) Quali sono le patologie causate dagli inquinanti.
2) Quanti sono decessi e ricoveri determinati da emissioni acute di inquinanti.
3) Qual è l'impatto in termini di decessi e ricoveri per le patologie croniche.
I periti hanno risposto con un'ampia inchiesta statistica che ha riguardato 13 anni e ben 300 mila cittadini residenti a Taranto, Massafra e Statte, nonché le cartelle cliniche ed i dati medici di operai raccolte da Inps, Inail e Asl. Dal '98 al 2010 il bilancio attribuibile alle emissioni industriali è di 30 morti l'anno, 386 decessi totali, ovvero l'1,4% della mortalità totale, la gran parte per cause cardiache.
Dal '98 al 2008 invece si possono attribuire all'Ilva 237 casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero (18 casi per anno), 247 eventi coronarici con ricorso al ricovero (19 per anno), 973 casi di ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (74 per anno, di cui 49, 638 casi totali, di bambini in età fino a 14 anni). Ad essere più colpite sono le fasce sociali più deboli.
Al secondo quesito, riguardante i decessi e ricoveri determinati da episodici exploit di emissioni, i periti hanno risposto ipotizzando che nel periodo compreso fra il 2004 ed il 2010 (in cui erano installate le centraline di rilevamento dell'Arpa) emissioni superiori a 20 microgrammi per metro cubo possano aver causato decessi e ricoveri significativi nei quartieri Borgo, Paolo VI e Tamburi, i più colpiti: 91 decessi, 160 ricoveri per malattie cardiache, 219 per malattie respiratorie, al netto di altri possibili cause, si scende a 40 decessi.
C'è un dato allarmante: il così detto "Attributable Community Rate", la percentuale con cui si possono attribuire alle emissioni morti e ricoveri: A Milano, città con alto tasso di smog da traffico, il rate è 2, nei quartieri Borgo e Tamburi è 20,46 (per centomila abitanti), 35,98 per i ricoveri non programmati per malattie cardiache e 49 per malattie respiratorie. I periti hanno confermato che le polveri pm10 contengono Ipa come il benzo(a)pirene, ma anche metalli, monossido di carbonio e diossine e causano problemi cardiaci, respiratori, malattie ischemiche e cerebrovascolari, ma anche il cancro.
Per chi desidera ulteriori dettagli sull'argomento riportiamo l'articolo relativo apparso su TarantoOggi del 2 Marzo 2012
Ieri
è stata depositata nella cancelleria del gip Patrizia Todisco la seconda perizia,
richiesta nell'ambito dell'incidente probatorio, affidata all'oncologo Annibale
Biggeri ed agli epidemiologi Maria Triassi e Francesco Forastiere, al fine di
realizzare un'inedita mappatura delle malattie che possono derivare
dall'esposizione alle sostanze inquinanti identificate con la precedente
perizia e stabilire un nesso fra esposizione e decessi che si registrano fra
i lavoratori dell'industria ed i cittadini, specificando quali sono le patologie
interessate dagli inquinanti emessi dall'Ilva [omissos]
Numeri e statistiche alla mano, prendendo in
considerazione un campione di popolazione di oltre 300 mila persone residenti
a Taranto, Statte e Massafra fra il 1998 ed il 2010, in 13 anni, secondo i
periti, si possono attribuire alle emissioni industriali 386 decessi totali (30
per anno), ovvero l'1,4% della mortalità totale, la gran parte per cause
cardiache.
Sono altresì attribuibili, per un periodo fra il 1998 ed il 2008:
237 casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero (18 casi per
anno), 247 eventi coronarici con ricorso al ricovero (19 per anno), 973 casi di
ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (74 per anno, di cui 49, 638
casi totali di bambini in età fino 14 anni). I numeri parlano di 3.355 "nel
periodo compreso dall'indagine, 237 ricoveri per tumori maligni causati
dall'Ilva in 13 anni.
Dall'indagine
statistica emerge che le classi sociali più basse hanno tassi di mortalità e
di ricorso al ricovero ospedaliero più alte di circa il 20% rispetto alle
classi sociali più abbienti. Il dato più allarmante riguarda le malattie
all'apparato respiratorio che registrano un +78% per gli uomini ed un +31% per
le donne rispetto alle classi più agiate.
L'analisi
dei dati clinici degli operai del siderurgico negli anni '70-'90 mostra un
eccesso di mortalità per patologia tumorale (+11%), in particolare per tumore
dello stomaco (+107%), della pleura (+71%), della prostata (+50%) e della vescica (+69%). Tra le
malattie non tumorali sono risultate in eccesso le malattie neurologiche
(+64%) e le malattie cardiache (+14%). I lavoratori con la qualifica di impiegato
hanno presentato eccessi di mortalità per tumore della pleura (+135%) e dell'encefalo
(+111%). Dai dati forniti dall'ufficio Inail di Taranto risultano 1.696 malattie
professionali denunciate e 527 indennizzate (31%). Tra le malattie denunciate
234 sono riferite alle malattie causate da amianto, di cui 150 sono state
indennizzate (64% di malattie indennizzate sul denunciato). I tumori non da
asbesto causati dalle esposizioni professionali ed indennizzati dal 1998 al
2010 dall'Inail sono stati 98, rispetto alle 245 denunce effettuate nello
stesso periodo (40%), il trend temporale mostra un leggero aumento.
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