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martedì 19 febbraio 2013

ILVA: dal 3 Marzo 6400 in cassa integrazione


 
 

ILVA: Migliaia di dipendenti in cassa integrazione dal 3 Marzo ai fini di risanare, ambientalmente l'azienda. (Di positivo c'è, che non sono previsti esuberi strutturali). La notizia, non era inattesa; allo stato attuale delle cose (incertezza estrema) l'azienda aveva solo due strade da percorrere:
La prima ottemperare alle disposizionei dell'AIA per quanto onerose esse fossero
La seconda, abbandonare Taranto al suo destino.
L'azienda ha scelto la prima strada.
Che dire ? Tante volte, l'azienda, messa alle strette, ha dichiarato di accettare e mettere in atto soluzioni "radicali per ridurre l'inquinamento" ed altrettante volte queste "soluzioni radicali" sono rimaste sulla carta (quànne 'u buscijarde ijè cunuscijùte, disce 'a veretà e nò ijè credùte).
Altra cosa importante, è capire se questi interventi mirano a dare una soluzione radicale al problema, ossia: impatto zero, inquinamento zero, danni per la salute ZERO !!
Perché se così non fosse tutto sarà stato inutile.




IL FATTO
Migliaia di lavoratori in cassa intergrazione, ma con la rassicuzione di un piano di investimenti di 2 miliardi e mezzo di euro.
"Nessun lavoratore in esubero", assicura il colosso. E' questo il prezzo che Taranto e l'Ilva dovranno pagare al programma di risanamento e ambientalizzazione degli impianti della grande fabbrica di acciaio, collegato al cronoprogramma dell'Autorizzazione integrata ambientale.



I TERMINI DI APPLICAZIONE
La cassa integrazione straordinaria nei riguarderà 6.500 lavoratori, Si tratta di una misura chiesta per "ristrutturazione" - si legge nel documento - legata ai lavori di bonifica e adeguamento dettati dall'Autorizzazione integrata ambientale, Aia.
La decisione è stata comunicata ai sindacati di categoria, comincerà il 3 marzo prossimo e avrà la durata di 24 mesi. .
Secondo le previsioni aziendali, gli interventi di risanamento nel gigantesco stabilimento comporteranno la permanenza in cassa integrazione di un numero medio di lavoratori di 4.300 (circa un terzo dei dipendenti diretti) con un picco di 6.100 circa nel secondo semestre del 2014, ovvero in concomitanza dello spegnimento del grande altoforno 5.



REPARTO PER REPARTO
Ecco la suddivisione delle riduzioni per reparto:
1) Poduzione ghisa 957 addetti,
2) Acciaierie 940,
3) Laminazione 1.574
4) Tubi e rivestimento 607,
5) Servizi di staff 1.249,
6) Manutenzioni 1.090.
 
In due anni, l’Ilva dovrebbe migliorare le sue prestazioni ambientali e ripartire a pieno organico, così come risulta dalla richiesta nella quale non si parla.



LE PRiME REAZIONI SINDACALI
 "Se da un lato è una buona notizia - commenta il segretario nazionale della Uilm Rocco Palombella - perché ci conferma l'intenzione dell'azienda di restare a Taranto ed investire sul futuro della fabbrica, dall`altro sono numeri da brivido che ovviamente puntiamo a ridurre in sede di trattativa. Di positivo c'è, che non sono previsti esuberi strutturali, almeno secondo quanto dichiara l'azienda; ma saranno due anni di lacrime e sangue. Chiederemo al governo di individuare tutti gli strumenti per evitare di far gravare solo su una parte dei lavoratori il peso di questi 24 durissimi mesi, ad esempio con contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione e la riduzione del numero di cassa integrati".
 
Non dimentichiamo infine che ha marzo, la corte costituzionale si pronuncerà sul ricorso, avanzato dalla procura di Taranto, che mira a dichiarare incostituzionale il "decreto salva ILVA" e i vari decreti di applicazione connessi. Se la "consulta" accogliesse questo ricorso il TUTTO ritornerebbe nelle mani della magistratura, la quale potrebbe "sconvolgere" in peggio tutte le ipotesi fin qui fatte, potendo costringere nei fatti l'azienda a "chiudere".

 

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