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venerdì 6 febbraio 2015

Capiamo perché, i danneggiati dall’Ilva sono esclusi dal risarcimento.


Capiamo perché, i danneggiati dall’Ilva  sono esclusi dal risarcimento.

Premessa:
Un amico legale e commercialista ha contribuito a rendere più "comprensibili" anche a chi scrive, aspetti della vicenda, a prima vista, assolutamente incredibili". 



Vediamo i fatti:

1) Alcuni giorni fa, si è tenuta nel tribunale di Taranto dinanzi al giudice Vilma Gilli.  l’udienza preliminare del processo penale contro Riva e altri. Il processo è scaturito dall’inchiesta  Ambiente Svenduto.

2) Nella udienza si sono presentati, tra gli altri, anche i legali di Parte Civile  dei danneggiati dall’Ilva in rappresentanza di persone ed enti (che precisiamo in appresso), i quali, nel caso  più che probabile, di condanna degli imputati, si preparavano a chiedere danni per circa 30 miliardi.

3) Nell’udienza, erano presenti anche i legali dell’Ilva. Attenzione, non i legali dei “Riva e compagni”  ma quelli dell’Amministratore straordinario  Pietro Gnudi,  nominato dal governo, dopo che la stessa l’Ilva è stata dichiarata insolvente e sull’orlo del fallimento.

E qui sta l’apparente stranezza: Questi legali, hanno chiesto al giudice che la stessa Ilva, non fosse ammessa, come parte responsabile dei danni civili.  Come logica conseguenza: Se il debitore non è presente, il creditore, in assenza della controparte, non ha la possibilità di chiedere il risarcimento dei danni subiti. L'intento di Gnudi è chiaro: se l'Ilva, venisse "chiamata a risarcire", ad avere il "peso" di tali risarcimenti, sarebbe, questa "Nuova Ilva" e, di conseguenza lo stesso stato italiano, (dopo la probabile nazionalizzazione).

Il succo della notizia termina qui. Chi intendesse approfondire l’argomento è pregato di proseguire con la successiva “appendice”.

Pietro Gnudi amministratore straordinario dell'Ilva. 

APPENDICE

(Continuiamo con l’esaminare origini e conseguenze di questa decisione)

4) Il giudice di questa udienza preliminare, Vilma Gilli, ha accettato la tesi, dei legali di Pietro Gnudi estromettendo di fatto il danneggiatore  e, come diretta conseguenza anche i danneggiati. 
(E’ del tutto ovvio che i Riva&C,  dovranno invece, essere  presenti,  come imputati nel processo penale a loro carico).

5) Quale il motivo, di questa apparente strana decisione del giudice?

Presto detto: Alcuni giorni fa, il tribunale di Milano ha dichiarato “Lo stato di insolvenza  dell’Ilva (che è l’anticamera del fallimento) e, in base all’ultimo Decreto Salva Ilva, (settimo della serie),  l’azienda Ilva, è stata sganciata dai Riva e affidarla ad una amministratore strordinario. 

Riva quindi, non è più il “padrone” a cui rivolgersi per le vecchie pendenze ed ecco spiegata la sua estromissione dall’eventuale processo civile  (e di conseguenza anche di chi intendeva trascinare l'Ilva in un giudizio risarcitorio, in caso di condanna.)

6) Sempre come conseguenza di questo decreto 1/2015,  in via di approvazione definitiva, l’attuale Ilva (ora non più dei Riva), non può essere chiamata a risarcire danni pregressi, perché i fondi, in qualsiasi modo reperibili, (fondi e  beni, sequestrati ai Riva, contributi statali in qualunque modo pervenuti) devono essere impiegati per la normale prosecuzione della produzione e, per l’ambientalizzazione dell’azienda, secondo i criteri stabiliti dall’AIA.

7) È utile ricordare, che il suddetto decreto ha reso evanescenti ed inconsistenti  i vincoli dell’Aia, sia allungando e rendendo labili i tempi di realizzazione delle prescrizioni, sia ponendo delle stranissime condizioni.
(Le prescrizioni si intendono realizzate se almeno l’80% delle stesse sono state attuate. Che dire? E se, in quel 20%  non fatte, vi siano le coperture dei parchi minerali che risanamento è?).

8) È utile osservare come,  lo stesso decreto  abbia, nei fatti,  annullato le aspettative di parenti di operai morti, allevatori a cui sono state abbattute greggi di pecore e miticoltori che hanno visto distruggere tonnellate di cozze avvelenate dalla grande industria
Inoltre, gli abitanti del quartiere Tamburi  e Statte, gli stessi operai della fabbrica, il Comune di Taranto  e quello di Statte –  non riceveranno dall’Ilva neppure un centesimo. Ricordiamo, che l’ammontare delle richieste risarcitorie sfiora ii 30 miliardi di euro.


Ed ora?

Le strade da percorre, sono poche e impervie.

1) A condanna degli imputati avvenuta, tutti i condannati, in solido, possono essere portati in giudizio civile, per  rispondere personalmente con i loro patrimoni  nei confronti dei danneggiati.

Ovvero, non risponde l’Ilva come azienda ma rispondono personalmente  i vari Riva, gli altri dirigenti imputati ed anche i responsabili di Enti Pubblici che con il loro comportamento doloso o colposo hanno di fatto aggravato questi danni, (sempreché, dei loro patrimoni personali, sia rimasto qualcosa).

2) Concorrere con tutti gli altri creditori, nel “gran calderone”  di tutti quelli ammessi al fallimento (prossimo e più che probabile) gestito tribunale di Milano, a cui potranno confluire tutte le richieste risarcitorie.

3) Ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, invocando il diritto ad essere risarciti  per i danni subiti, specialmente se questi siano derivati o aggravati da azioni omissive o colposamente permissive come è avvenuto in questi ultimi tempi, con sette decreti per cui il successivo copriva le omissioni del precedente e così via.

4) Infine, vi è almeno un  precedente  giudizio, emesso in via definitiva, proprio nell’ambiente Ilva, secondo cui, quando vi siano responsabilità di due aziende (in quel caso una a proprietà pubblica, Italsider di proprietà di Fintecnica (Stato) , ed una privata, Ilva), la responsabilità risarcitoria ricade in solido su ambedueindipendentemente dal periodo di permanenza del dipendente in ognuno delle due aziende.
Siccome quasi tutti i danni, ricadono, a cavallo delle due proprietà, vi sono discrete possibilità di seguire questa via con successo, ovvero chiamare ai danni, i proprietari pro-tempore dell'Italsider ovvero lo stato italiano.

(Corollario a questo punto 4) A riprova che il cittadino con questi decreti "Salva Ilva" non può mai stare tranquillo, riportimo un "emendamento" al decreto 1/2015, inserito dopo la pubblicazione di questa pagina, che vanifica (o tenta di vanificare) queto "punto 4". Vi è stata una transazione (accordo) tra Fintecna (Finanziaria statale proprietaria della vecchia Italsider) e la "nuova Ilva" secondo cui Fintecna verserà all'Ilva 156 milioni di euro e quest'ultima, in cambio, non potrà esperire alcuna azione risarcitoria per i danni provocati dall'ex Italsider. Che dire? . E' un escamotage vergognoso, tra stato e stato (commissario statale e Fintecna statale). Peccato (per loro) che questa palese "truffa" ai danni dei cittadini potrebbe essere, soggetta alla "scure" della Corte Costituzionale, sempreché il presidente della Repubblica non ravvisasse le condizioni di rimandare lo stesso decreto alle camere prima ancora della firma. Questi scherzano con il dolore della povera gente!!

Matteo Renzi, ispiratore del decreto DL 1/2015, Contenente più "propositi" che fatti e liquidità. Malgrado gli "emendamenti", questo decreto non sembra contenere elementi, che possano "salvare" l'indotto" e la stessa Ilva.

COROLLARIO 1: L'attuale situazione delle ditte dell'appalto.

Secondo il presidente della confindustria di Taranto, "gli emendamenti al settimo decreto salva Ilva, non salveranno né l’Ilva né l’indotto. Infatti – nonostante le appariscenti promesse, -gli emendamenti non prevedono alcuna iniezione di liquidità
Per questa ragione lo scenario che riguarda "l’indotto Ilva“, è ancora, a dir poco disastroso, le imprese indebitate continuano nella loro lotta contro il tempo, le garanzie per il futuro, di queste imprese ma anche dello stesso stabilimento, sono pari a poco più che zero”.



COROLLARIO 2:  L'attuale situazione ambientale.

1) La situazione ambientale è sempre più allarmante. Sono stati resi noti i dati aggiornati (di qualche giorno), degli studi "Sentieri" che ha, ancora una volta confermato, che i decessi per tumore nell'aria di Taranto (e quindi, anche di Statte), sono di gran lunga superiori alla media regionale. 
Nei bambini e giovanissimi il dato è estremamente allarmante (non riporto le percentuali, perché, per correttezza, si attende che questi dati, vengano "confermati" da altri enti).
L'abbattimento di bovini per avvelenamento da diossina, in allevamenti nei pressi di Massafra ha messo in risalto situazione insostenibile, anche se, in quest'ultimo caso, sembrano concorrere anche gli inceneritori. 


Prima di concludere, riportiamo un "emendamento" di due giorni f
Conclusioni
Sono incerte le prospettive dei risarcimenti ai danneggiati dall'Ilva.
Sono gravi i problemi, anche finanziari, relativi alla stessa azienda ma, ancora più preoccupanti, sono quelli che riguardano l'ambiente e la salute, che investono in modo drammatico la salute dei nostri figli e nipoti. 
Ritorneremo ancora, su questi argomenti.

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