Capiamo perché, i danneggiati
dall’Ilva sono esclusi dal risarcimento.
Premessa:
Un amico legale e commercialista ha contribuito a rendere più "comprensibili" anche a chi scrive, aspetti della vicenda, a prima vista, assolutamente incredibili".
Un amico legale e commercialista ha contribuito a rendere più "comprensibili" anche a chi scrive, aspetti della vicenda, a prima vista, assolutamente incredibili".
Vediamo i fatti:
1) Alcuni giorni fa, si è tenuta
nel tribunale di Taranto dinanzi al giudice Vilma
Gilli. l’udienza
preliminare del processo penale contro Riva e altri. Il processo è
scaturito dall’inchiesta Ambiente Svenduto.
2) Nella udienza si sono
presentati, tra gli altri, anche i legali di
Parte Civile dei danneggiati dall’Ilva in rappresentanza di
persone ed enti (che
precisiamo in appresso), i quali, nel caso più che probabile, di
condanna degli imputati, si
preparavano a chiedere danni per circa 30
miliardi.
3) Nell’udienza, erano presenti
anche i legali dell’Ilva. Attenzione, non i legali dei “Riva e compagni” ma quelli dell’Amministratore straordinario Pietro
Gnudi, nominato dal governo, dopo che la stessa l’Ilva è stata
dichiarata insolvente e
sull’orlo del fallimento.
E qui sta l’apparente stranezza: Questi legali, hanno chiesto al giudice che la stessa Ilva, non fosse ammessa, come parte responsabile dei danni civili. Come logica conseguenza: Se il debitore non è presente, il creditore, in assenza della controparte, non ha la possibilità di chiedere il risarcimento dei danni subiti. L'intento di Gnudi è chiaro: se l'Ilva, venisse "chiamata a risarcire", ad avere il "peso" di tali risarcimenti, sarebbe, questa "Nuova Ilva" e, di conseguenza lo stesso stato italiano, (dopo la probabile nazionalizzazione).
Il succo della notizia termina
qui. Chi intendesse approfondire l’argomento è pregato di proseguire con la
successiva “appendice”.
APPENDICE
(Continuiamo con l’esaminare
origini e conseguenze di questa decisione)
4) Il giudice di questa udienza
preliminare, Vilma Gilli,
ha accettato la tesi, dei legali di Pietro Gnudi estromettendo di fatto il danneggiatore e, come diretta conseguenza
anche i danneggiati.
(E’ del
tutto ovvio che i Riva&C, dovranno invece, essere presenti,
come imputati nel processo penale a loro carico).
5) Quale il motivo, di questa
apparente strana decisione del giudice?
Presto detto: Alcuni giorni fa, il tribunale di Milano ha dichiarato “Lo stato di insolvenza dell’Ilva (che è l’anticamera del fallimento) e, in base all’ultimo Decreto Salva Ilva, (settimo della serie), l’azienda Ilva, è stata sganciata dai Riva e affidarla ad una amministratore strordinario.
Riva quindi, non è più il “padrone” a cui rivolgersi per le vecchie pendenze ed ecco spiegata la sua
estromissione dall’eventuale
processo civile (e
di conseguenza anche di chi intendeva trascinare l'Ilva in un giudizio risarcitorio, in caso di condanna.)
6) Sempre come conseguenza di
questo decreto 1/2015,
in via di approvazione definitiva, l’attuale Ilva (ora non più dei Riva), non può essere chiamata a risarcire
danni pregressi, perché i fondi, in qualsiasi modo reperibili, (fondi e beni, sequestrati ai Riva, contributi
statali in qualunque modo pervenuti) devono essere impiegati per la normale
prosecuzione della produzione e, per l’ambientalizzazione dell’azienda, secondo i criteri stabiliti
dall’AIA.
7) È utile ricordare, che il
suddetto decreto ha reso evanescenti ed inconsistenti i vincoli dell’Aia,
sia allungando e rendendo
labili i tempi di
realizzazione delle prescrizioni, sia ponendo delle stranissime condizioni.
(Le prescrizioni si intendono
realizzate se almeno l’80% delle stesse sono state attuate. Che dire? E se, in
quel 20% non fatte, vi siano le coperture dei parchi minerali che
risanamento è?).
8) È utile osservare come, lo stesso decreto abbia, nei fatti, annullato le aspettative
di parenti di operai morti,
allevatori a cui sono state abbattute greggi di pecore e miticoltori che hanno
visto distruggere tonnellate di cozze avvelenate dalla grande industria.
Inoltre, gli abitanti del quartiere Tamburi
e Statte, gli stessi operai della fabbrica, il Comune di Taranto e quello di Statte – non riceveranno
dall’Ilva neppure un centesimo. Ricordiamo,
che l’ammontare delle richieste risarcitorie sfiora ii 30 miliardi di euro.
Ed ora?
Le strade da percorre, sono poche
e impervie.
1) A condanna degli imputati
avvenuta, tutti i
condannati, in solido, possono essere portati in giudizio civile, per
rispondere personalmente con i loro patrimoni nei confronti dei
danneggiati.
Ovvero, non risponde l’Ilva
come azienda ma rispondono personalmente i vari Riva, gli altri dirigenti
imputati ed anche i responsabili di Enti Pubblici che con il loro comportamento
doloso o colposo hanno di fatto aggravato questi danni, (sempreché, dei loro patrimoni personali, sia rimasto
qualcosa).
2) Concorrere con tutti gli altri
creditori, nel “gran
calderone” di tutti quelli ammessi al fallimento (prossimo e più che probabile) gestito tribunale di Milano, a cui
potranno confluire tutte le richieste risarcitorie.
3) Ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo di
Strasburgo, invocando il
diritto ad essere risarciti per i danni subiti, specialmente se questi
siano derivati o aggravati da azioni omissive o colposamente permissive come è
avvenuto in questi ultimi tempi, con sette decreti per cui il successivo copriva le omissioni del precedente e così
via.
4) Infine, vi è almeno un
precedente giudizio, emesso in via definitiva, proprio
nell’ambiente Ilva, secondo cui, quando vi siano responsabilità di due aziende (in quel caso una a proprietà
pubblica, Italsider di proprietà di Fintecnica (Stato) , ed una privata, Ilva), la responsabilità risarcitoria
ricade in solido su ambedue, indipendentemente dal periodo di
permanenza del dipendente in ognuno delle due aziende.
Siccome quasi tutti i danni, ricadono, a
cavallo delle due proprietà,
vi sono discrete possibilità di seguire questa via con successo, ovvero chiamare ai danni, i proprietari pro-tempore dell'Italsider ovvero lo stato italiano.
(Corollario a questo punto 4) A riprova che il cittadino con questi decreti "Salva Ilva" non può mai stare tranquillo, riportimo un "emendamento" al decreto 1/2015, inserito dopo la pubblicazione di questa pagina, che vanifica (o tenta di vanificare) queto "punto 4". Vi è stata una transazione (accordo) tra Fintecna (Finanziaria statale proprietaria della vecchia Italsider) e la "nuova Ilva" secondo cui Fintecna verserà all'Ilva 156 milioni di euro e quest'ultima, in cambio, non potrà esperire alcuna azione risarcitoria per i danni provocati dall'ex Italsider. Che dire? . E' un escamotage vergognoso, tra stato e stato (commissario statale e Fintecna statale). Peccato (per loro) che questa palese "truffa" ai danni dei cittadini potrebbe essere, soggetta alla "scure" della Corte Costituzionale, sempreché il presidente della Repubblica non ravvisasse le condizioni di rimandare lo stesso decreto alle camere prima ancora della firma. Questi scherzano con il dolore della povera gente!!
(Corollario a questo punto 4) A riprova che il cittadino con questi decreti "Salva Ilva" non può mai stare tranquillo, riportimo un "emendamento" al decreto 1/2015, inserito dopo la pubblicazione di questa pagina, che vanifica (o tenta di vanificare) queto "punto 4". Vi è stata una transazione (accordo) tra Fintecna (Finanziaria statale proprietaria della vecchia Italsider) e la "nuova Ilva" secondo cui Fintecna verserà all'Ilva 156 milioni di euro e quest'ultima, in cambio, non potrà esperire alcuna azione risarcitoria per i danni provocati dall'ex Italsider. Che dire? . E' un escamotage vergognoso, tra stato e stato (commissario statale e Fintecna statale). Peccato (per loro) che questa palese "truffa" ai danni dei cittadini potrebbe essere, soggetta alla "scure" della Corte Costituzionale, sempreché il presidente della Repubblica non ravvisasse le condizioni di rimandare lo stesso decreto alle camere prima ancora della firma. Questi scherzano con il dolore della povera gente!!
COROLLARIO 1: L'attuale situazione delle ditte dell'appalto.
Secondo il presidente della confindustria di Taranto, "gli emendamenti al settimo decreto salva Ilva, non salveranno né l’Ilva né l’indotto. Infatti – nonostante le appariscenti promesse, -gli emendamenti non prevedono alcuna iniezione di liquidità.
Per questa ragione lo scenario che riguarda "l’indotto Ilva“, è ancora, a dir poco disastroso, le imprese indebitate continuano nella loro lotta contro il tempo, le garanzie per il futuro, di queste imprese ma anche dello stesso stabilimento, sono pari a poco più che zero”.
COROLLARIO 2: L'attuale situazione ambientale.
1) La situazione ambientale è sempre più allarmante. Sono stati resi noti i dati aggiornati (di qualche giorno), degli studi "Sentieri" che ha, ancora una volta confermato, che i decessi per tumore nell'aria di Taranto (e quindi, anche di Statte), sono di gran lunga superiori alla media regionale.
Nei bambini e giovanissimi il dato è estremamente allarmante (non riporto le percentuali, perché, per correttezza, si attende che questi dati, vengano "confermati" da altri enti).
L'abbattimento di bovini per avvelenamento da diossina, in allevamenti nei pressi di Massafra ha messo in risalto situazione insostenibile, anche se, in quest'ultimo caso, sembrano concorrere anche gli inceneritori.
Nei bambini e giovanissimi il dato è estremamente allarmante (non riporto le percentuali, perché, per correttezza, si attende che questi dati, vengano "confermati" da altri enti).
L'abbattimento di bovini per avvelenamento da diossina, in allevamenti nei pressi di Massafra ha messo in risalto situazione insostenibile, anche se, in quest'ultimo caso, sembrano concorrere anche gli inceneritori.
Conclusioni
Sono incerte le prospettive dei risarcimenti ai danneggiati dall'Ilva.
Sono gravi i problemi, anche finanziari, relativi alla stessa azienda ma, ancora più preoccupanti, sono quelli che riguardano l'ambiente e la salute, che investono in modo drammatico la salute dei nostri figli e nipoti.
Ritorneremo ancora, su questi argomenti.
Sono gravi i problemi, anche finanziari, relativi alla stessa azienda ma, ancora più preoccupanti, sono quelli che riguardano l'ambiente e la salute, che investono in modo drammatico la salute dei nostri figli e nipoti.
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