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martedì 5 marzo 2013

Un libro in biblioteca: Stea. STORIA DI TARANTO ma non di Statte !!



Un libro in biblioteca.  Pinuccio Stea: Taranto da Lorusso a Cannata.(1971 – 1982)

Doveva essere il resoconto, della presentazione in biblioteca, di un libro di storia tarantina di Pinuccio Stea; curiosamente però, lo stesso resoconto, si è trasformato in una microstoria Stattese, non desunta da ciò che il libro ha evidenziato, ma da quello che nel libro mancava. Infatti, al di là del valore storico del libro, dallo stesso si desume, il totale disinteresse, del comune capoluogo (in quel periodo) per la nostra comunità.

LA PRESENTAZIONE IN BIBLIOTECA
FOTO DI GIOVANNA SOLDATINI
Da sinistra: la giornalista Tiziana Fabbiano del "Nuovo Quotidiano di Puglia"; Pinuccio Stea, autore del libro,
Fulvio Colucci, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno e Armando Grassi
assessore alla Cultura del comune di Statte.

Diciamo subito, che la presentazione del libro è stata interessante e godibile. A questo, hanno contribuito, la bella introduzione del direttore della biblioteca Mario Pennuzzi e gli interventi dell’assessore alla cultura del comune di Statte Armando Grassi. Erano presenti oltre all’autore Pinuccio Stea, i giornalisti Fulvio Colucci della “Gazzetta del Mezzogiorno” e Tiziana Fabbiano del “Nuovo Quotidiano di Puglia”; anche loro hanno contribuito a rendere interessante la  presentazione, proponendo all’autore di soffermarsi su alcuni degli aspetti più intriganti del libro stesso. 



Mario Pennuzzi, ha introdotto la "serata"



IL “GIUDIZIO” DEL LETTORE “STATTESE”

Il libro di Stea ha molti meriti ma anche una qualche “lacuna e reticenza”. Confesso che, il giudizo sulle lacune è di parte, cioè viste dal punto di vista di uno stattese; mentre per le reticenze, ritengo  si tratti, di elementi oggettivi.
Che facciamo, cominciamo dalle lacune e reticenze o dalle “eccellenze”? Preferisco iniziare dalle prime, per chiudere con le “seconde”. Queste, saranno condensate  in poche righe mentre ci soffermeremo più ampiamente sulle lacune, perché come accennato, le stesse, interessano direttamente la storia stattese recente e, chi scrive, è portato visceralmente a soffermarsi su tali argomenti. Ed allora, cominciamo con le “lacune”:

 LE LACUNE DEL LIBRO (Secondo uno stattese)

Stea nel suo libro ha ignorato Statte




Il libro, ha ignorato quasi del tutto i problemi connessi con le periferie e, completamente, i problemi di Statte, la quale non è stato MEMMENO UNA VOLTA citata nel libro e, badiamo bene, qui non si tratta soltanto di mancata visibilità, ma di notevoli problemi di sostanza. Statte era completamente ignorata dal comune capoluogo, come, nel libro, è ignorata da Stea, il quale, da storico, sembra avere “fotografato” il disinteresse assoluto, del comune capoluogo per i problemi della periferia, a dire che questi problemi, non erano marginali ed erano stati ben evidenziati dalla stampa locale di quel periodo: vediamone alcuni.

La fogna di Statte
La raccolta di "acque non pulite"


Stea, ha ignorato che in quel periodo, si erano costituiti a Statte “comitati civici” con “sommosse popolari” per ottenere, ciò che era un elementare diritto: la fogna e l’acquedotto. Mentre, comuni autonomi come la vicino Crispiano avevano questi servizi da decenni, a Statte girava ancora la “carrizza”. (Per decoro, risparmio il significato di questo “sevizio”). Sarebbe inutile, rimarcare che questi problemi  sono stati, avviati a soluzione con l’avvento dell’Autonomia Comunale

Le “spese pazze” di Taranto,  mentre a Statte c’è la “carrizza”.
La famosa "carrizza": raccolta di liquami "a domicilio".
Statte ha "goduto" di questo "servizio" per diversi anni, anche nel  dopoguerra.
Stea ha ignorato, che in un Natale di quegli anni, furono spesi 400 milioni delle vecchie lire per tappezzare via D’Aquino con mouquette, quando con quella somma si sarebbe potuta realizzare la fogna, nell’intero centro storico di Statte ed in parte della periferia: come dire, un vero “schiaffo” alla dignità degli stattesi. Tutto questo, servì a precorrere la lotta  per l’autonomia comunale.


Stea ha ignorato l’abusivismo a Statte


Stea, nel suo libro, ha ignorato del tutto l’abusivismo a Statte. Ha menzionato marginalmente Talsano, dove secondo lui, l’abusivismo era più diffuso.
Infatti, durante la presentazione del libro, mentre citava la stessa Talsano e il relativo abusivismo, chi scrive gli fece cenno, che anche Statte era stata nella stessa condizione, ma lui fece capire che a Talsano la situazione era stata più grave.(sic).
Stea, a questo proposito ha ignorato che Statte è stato del tutto costruita abusivamente (salvo, naturalmente i “centro storico”) e non per colpa degli stattesi, ma a causa dei cervellotici e continui piani pseudo regolatori che negavano a Statte tutto e comunque. Risparmio a chi legge, casi eclatanti di “negazione” della licenza edilizia anche dove il suolo era “edificabile”, perché una cervellotica commissione edilizia di Taranto aveva stabilito “in quel momento”, che quel suolo doveva essere adibito a piazzetta. 
Si fa notare a questo proposito, che centinai e centinaia di cittadini, sono stati "schedati e condannati" in quel periodo per aver cercato di dare un tetto alla propria famiglia

Stea ha ignorato che l’unica casa “abitata” è stata demolita a Statte.

Stea, ha ignorato che “l’unica casa già abitata”, fu demolita a Statte, in quel periodo non vi furono nel comune di Taranto altre demolizioni di case abitate nemmeno di quelle costruite sulla battigia demaniale. Fu un vero atto di protervia e prevaricazione .. e non voglio dire, quale era il colore dell’amministrazione che aveva ordinato questo atto (ingiustificato, in quel tempo ed in quelle condizioni sociali). Le forze dell’ordine, obbligarono lo “sgombero” e poi la ruspa fece il resto. Gli stattesi si opposero con tutte le loro forze a questa operazione, ma dovettero soccombere.
I proprietari di quella casa morirono poco tempo dopo di crepacuore.

Statte città dormitorio


Stea, ha ignorato che, in uno dei bizzarri, piani regolatori di Taranto, fu deciso, di far diventare Statte, città dormitorio. Infatti gli “sfollati” della città vecchia  furono destinati ad essere alloggiati nella parte nord est di Statte (167, ora rione San Girolamo), estirpando dalle proprie radici centinaia di famiglie, che non si sono mai integrate nel tessuto stattese, utilizzando la nostra cittadina quasi esclusivamente come dormitorio: appunto.  Fu, l’ultimo “regalo”, che il comune capoluogo, fece a Statte, prima della conquista dell’Autonomia; il forzato “esilio” di questa povera gente, è stato un problema per loro, ma continua ad esserlo anche per Statte che, non sempre è in grado di risolvere le loro innumerevoli difficoltà . Ma, come si è detto Stea ha ignorato del tutto questo problema.

Il raddoppio dell’Italsider verso Statte
"Verde stattese" con "panorama"

Stea, ha citato, senza commenti, l'idea di un dirigente del PC, Roberto Traversa, il quale, proponeva che il raddoppio dell'italsider invece che sul territorio di Taranto, in alternativa, si realizzasse  verso Massafra ovvero, in pieno territorio di Statte. (Come dire: nulla in contrario ma basta che non si tocchi casa mia)

Stea è stato “reticente” sulle responsabilità di sindacati e partiti sul problema ambientale.
I sindacati, non hanno mai avuto in quel periodo, una posizione chiara
contro i danni alla salute e all'ambiente, anche se in verità, questo problema era sottovalutato
dai partiti ed anche dalla classe medica
Di questo, non attribuiamo la colpa a chicchesia, ma affermare adesso che in campo ambientale in quel periodo si è fatto tanto, non risponde al vero. Le uniche  decise e chiare posizioni, si ebbero contro la centrale a carbone e, (da parte dei solo pescatori), contro la colmatura di 800 ettari di mare. (Quest’ultima poi, ugualmente realizzata, per la mancata opposizione di partiti e sindacati).

Per il resto, sul “raddoppio” dell’Italsider,  vi fu  un generale e tacito assenso, perché partiti e sindacati, guardavano soltanto al problema occupazionale.

A sua giustificazione (della reticenza di Stea)  , diciamo che, salvo qualche eccezione, allora, non si aveva la percezione dei danni che l’acciaieria aveva già causato (e causava) e, men che meno dei danni che ne sarebbero derivati dal relativo raddoppio.

Ambiente e salute
Il problema “Tumori e ambiente” era in quel periodo talmente sottovalutato che nel 1997 (15 anni dopo il periodo analizzato dal libro) in una indagine sulla salute, che gli era stata commissionata dal comune di Statte, Ippazio Stefano scriveva: A Statte, la mortalità per cancro, non si allontana dalla media nazionale riferita alle città vicine alle grandi industrie e ...  non è L’Ilva il solo problema, o la cementir o la raffineria, al primo posto vi sono ancora le malattie cardiovascolari.
Stranamente, il dott. Stefano sembrava ignorare i risultati di una tabella da lui stesso posta nella pubblicazione, in cui erano esposti i ricoveri presso l’ospedale SS Annunziata: 21 ricoveri nel 1996, 39 ricoveri nel 1997, 86 ricoveri nel 1998.  Ecco qua:
Nel 1996, 62 ricoveri; nel 1997 254 ricoveri e, nel 1998 447 ricoveri


Quale, il nesso di tutto questo col libro di Stea?
Confermiamo che nell’impostazione del libro, si è voluto minimizzare lo scarso apporto di partiti e sindacati nella lotta per l’ambiente, ma con queste ultime righe, si è dimostrato, che si era in preda ad una ubriacatura generale  a favore del problema occupazionale.
A Stea semmai, attribuiamo la  pecca  di non aver messo nel dovuto risalto questo aspetto, adesso rivelatosi nella sua estrema gravità,  per evitare gli errori del passato e, purtroppo, anche del presente, (dal momento che,  partiti e sindacati, hanno ancora degli atteggiamenti con tanti “se” e tanti “ma” verso l’ambiente).

CONCLUSIONI

LE “ECCELLENZE” DEL LIBRO


E’ del tutto evidente che accanto a qualche lacuna e reticenza, il libro, è storicamente e stilisticamente eccellente, e non poteva essere altrimenti,  viste le competenze ed il prestigio dell’autore.
Una descrizione puntuale e dettagliata degli avvenimenti della città, corredati da una documentazione di prim’ordine,  ne fanno un volume di riferimento.
Le fonti dell’autore, sono quanto di meglio si possa reperire sulla materia, compreso TUTTI i giornali locali e gran parte dei libri pubblicati sull’argomento; non manca una interessante documentazione fotografica, esaltata dall’accurata  e preziosa stampa.
Un altro pregio del libro, è quello di aver inquadrato, gli avvenimenti locali alla luce dei gravi problemi nazionali legati alla politica e al fenomeno brigatista, sfociato nell’assassinio di Aldo Moro.



Che l’autore sia in qualche modo di parte, non è di per sé  una insufficienza, anzi, quando onestamente lo ha esplicitato (autocitazione, a pag. 166 del libro, di un suo intervento come responsabile PC degli enti locali) diventa un pregio, perché mette il lettore, nelle condizioni di inquadrare i fatti, visti da un preciso punto di vista.
L’autore, per la verità, ha  anche cercato di essere neutrale, nel raccontare gli accadimenti anche, se qualche volta, questa neutralità gli è "sfuggita di mano".
Non dimentichiamo, infatti,  la militanza dell’autore; quindi, qualche “reticenza” ci  “può stare”, anzi, siamo sinceri, un po’ reticente sarebbe stato chiunque nelle sue stesse condizioni.



Vista da uno  stattese, è meno giustificabile la  “trascuratezza” verso le periferie e, specificatamente, verso Statte, anche se, in verità queste lacune, non potevano essere completamente “colmate” in un volume di queste dimensioni.

Concludendo: un  libro “indispensabile”, per comprendere gli avvenimenti di quel periodo.


Pinuccio Stea
Classe 1948, laureato in filosofia, è stato per numerosi anni uomo politico ed amministratore comunale e provinciale, impiegato ILVA in pensione ha coniugato la passione per l’impegno civile con quello della ricerca storica alla quale si è dedicato intensamente nell’ultimo decennio; suoi sono infatti numerosi saggi che raccontano la storia di Taranto nella seconda metà del XX secolo, con quest'ultima pubblicazione, le sue pubblicazione sulla storia di Taranto, "coprono" l'intero secondo dopoguerra fino al 1996.











Ed ora, per distenderci una poesia sull'8 Marzo, festa della donna
di Gino Del Giudice.
In genere, non commento le poesie di Gino e, non commenterò nemmeno in questa occasione, perché, sono rimasto "senza parole": non si potevano dire cose più belle e nobili sulla donna.




8 MARZO FESTA DELLA DONNA


Se il giorno ha colore,

Se ha lieto l'umore,

Se brilla di luce,

Se a gioia induce,

Ragione esaltante

La DONNA è costante.


Se ruota la vita,

Serena, ambita,

Con ritmo non vano.

Tendendo la mano,

Ragione soltanto,

La DONNA è, ch'è incanto.


Dell'ora l'ebrezza,

La lieve carezza;

E' palpito al cuore,

Prodigio d'ardore;

Etereo gene,

La DONNA contiene.


E' gioia, essenza,

Virtù e sapienza;

D'umano cammino,

E' lieto destino;

D'eccelso Creato,

La DONNA fu il dato.


Del bimbo il sorriso,

L'abbraccio deciso;

Conforto, diletto,

Afflato perfetto;

Qual faro lucente,

La DONNA è fervente.


E' lieve messaggio

D'etereo aggio,

Empatico, attento,

d'intenso concento;

E' vetta morale

La DONNA è ineguale.


Simposio ideale,

intenso, sacrale,

Speme è d'armonia.

D'armonica scia,

Che l' aere modella,

La DONNA è Ancella.


E' faro del mondo,

Olezzo profondo;

Di magico fiore,

E' inno d'amore.

E' MUSICA ARCANA!

LA DONNA E' SOVRANA.


Gino Del Giudice


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