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martedì 23 ottobre 2012

Gino Del Giudice: "A MIA MADRE"

 


A MIA MADRE
 

Le poesie di Gino Del Giudice sono conosciute, “in tutto il mondo e .. in altri siti”, come lui ama ripetere, chiacchierando di altri argomenti; sono, “creazioni” scritte per i più vari eventi e accadimenti; non vi è inaugurazione di locale, associazione, istituzione che non abbia avuto il suo bel “sonetto”; non vi è stato convivio, simposio, matrimonio da lui presenziato, che non sia stato valorizzato dai suoi  arguti e spiritosi versi, portando sempre, euforia e brio. Nelle sue composizioni usa indifferentemente la nostra madre lingua e il nostro vernacolo. Ugualmente numerosi, sono i suoi componimenti che “distribuiscono”  giudizi e analisi ma anche “appunti” e biasimi, verso istituzioni pubbliche,  non proprio solerti ed intraprendenti.
Finito ??   Ma nemmeno per idea !!
Dobbiamo essere sinceri: un “filone” delle sue composizioni che ammiriamo molto nel “germano” sono i “ritratti”. Ebbene sì, alcune sue poesie, su personaggi, amici o conoscenti da lui descritti, hanno l’efficacia di una pennellata; in una frase, in un verso,  riesce a cogliere il carattere e l’essenza della persona descritta: un vero e proprio, “ritratto in versi”.

E adesso, veniamo al lato meno conosciuto della poesia di Gino: sono numerose le composizioni, spesso delicate e commoventi che rivelano  una sensibilità,  che non è  solo frutto del suo estro bensì del suo “animo” e del suo “vissuto”. Sarebbe, per ovvi motivi, inopportuno,  dilungarci su questo tema, perché sarebbe fuori luogo e perché non farebbe piacere a Gino stesso. Di questo gruppo, fa parte, la poesia che presentiamo: “A MIA MADRE” .





MADRE!

Un fiume di tempo
Neppure ha scalfito
Il tacito olezzo
Dell'alito tuo.

Intenso, amorevole,
Il magico abbraccio
Soave, costante,
Del tuo grembo avverto.

Qual luce radiosa,
La tua schiusa mano,
Alla mia protesa,
Fu pronta per me.
MADRE!
 
Negli anni trascorsi,
Smarrito nel mondo,
Men duro, men greve
Rendesti il mio passo.

Ravviso , ed amo,
Gli occhi tuoi umidi
Intrisi di pena
Dell'ultimo dì.

Dell'allor virgulto,
L'usato cammino,
Discreta, pur vigile,
Dal Cielo ancor guidi.
MADRE! 
 
Procedo da umano,
Lottando, non lieto,
Ché l'orma tua lieve,
Ambisco e bramo!
 
Agogno ricevere,
Il bacio, l'effluvio,
Il caldo sussurro
Dell'Essere tuo.
 
M'è dolce carezza,
Afflato sereno,
Nel dì mio che scorre,
L'animo tuo!

MADRE!
 

Gino Del Giudice

 

 

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