A MIA MADRE
Le poesie di Gino Del Giudice sono conosciute, “in tutto
il mondo e .. in altri siti”, come lui ama ripetere, chiacchierando di altri
argomenti; sono, “creazioni” scritte per i più vari eventi e accadimenti; non
vi è inaugurazione di locale, associazione, istituzione che non abbia avuto il
suo bel “sonetto”; non vi è stato convivio, simposio, matrimonio da lui
presenziato, che non sia stato valorizzato dai suoi arguti e spiritosi versi, portando sempre, euforia
e brio. Nelle sue composizioni usa indifferentemente la nostra madre lingua e
il nostro vernacolo. Ugualmente numerosi, sono i suoi componimenti che “distribuiscono” giudizi e analisi ma anche “appunti” e
biasimi, verso istituzioni pubbliche, non proprio solerti ed intraprendenti.
Finito ?? Ma nemmeno per idea !!
Dobbiamo essere sinceri: un “filone” delle sue
composizioni che ammiriamo molto nel “germano” sono i “ritratti”. Ebbene sì,
alcune sue poesie, su personaggi, amici o conoscenti da lui descritti, hanno l’efficacia
di una pennellata; in una frase, in un verso, riesce a cogliere il carattere e l’essenza
della persona descritta: un vero e proprio, “ritratto in versi”.
E adesso, veniamo al lato meno conosciuto della poesia di
Gino: sono numerose le composizioni, spesso delicate e commoventi che rivelano una sensibilità, che non è solo frutto del suo estro bensì del suo “animo”
e del suo “vissuto”. Sarebbe, per ovvi motivi, inopportuno, dilungarci su questo tema, perché sarebbe
fuori luogo e perché non farebbe piacere a Gino stesso. Di questo gruppo, fa
parte, la poesia che presentiamo: “A MIA MADRE” .
MADRE!
Un fiume di
tempo
Neppure ha
scalfito
Il tacito
olezzo
Dell'alito
tuo.
Intenso,
amorevole,
Il magico
abbraccio
Soave, costante,
Soave, costante,
Del tuo
grembo avverto.
Qual luce
radiosa,
La tua
schiusa mano,
Alla mia
protesa,
Fu pronta
per me.
MADRE!
Negli anni
trascorsi,
Smarrito nel
mondo,
Men duro,
men greve
Rendesti il
mio passo.
Ravviso , ed
amo,
Gli occhi
tuoi umidi
Intrisi di
pena
Dell'ultimo
dì.
Dell'allor
virgulto,
L'usato
cammino,
Discreta,
pur vigile,
Dal Cielo
ancor guidi.
MADRE!
Procedo da
umano,
Lottando,
non lieto,
Ché l'orma
tua lieve,
Ambisco e
bramo!
Agogno
ricevere,
Il bacio,
l'effluvio,
Il caldo
sussurro
Dell'Essere
tuo.
M'è dolce
carezza,
Afflato
sereno,
Nel dì mio
che scorre,
L'animo tuo!
MADRE!
Gino Del
Giudice
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