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lunedì 1 ottobre 2012

ILVA: "Noi qui a 70 metri di altezza" Lettera degli operai sull'AFO 5



 
Oggi, ci è sembrato giusto, far sentire la "voce" di chi  "senza se e senza ma" si è schierato per il mantenimento della produzione. Sicuramente è una voce che, essendo sostanzialemte acritica nei riguardi dell'azienda e, minimizzando di fatto, il tragico problema ambientale, non può essere accettata se non come frutto di "disperazione". La proponiamo ugualmente affinché questi lavoratori non vengano "visti" come "strumentalizzati" dalla proprietà, bensì come vittime di questo stato di cose, non voluto certamente da loro, bensì da tanti falsi controllori che, "chiudendo sempre gli occhi" , hanno portato la situazione a questo punto di non ritorno. (Leodelg)
 
La lettera degli operai sospesi a 70 metri di altezza sull'altoforno 5
di FULVIO COLUCCI  (Gazzetta del mezzogiorno abstract)
Una domenica a 70 metri d’altezza, una domenica all’altoforno numero 5 dell’Ilva. Una domenica nella quale cinque vite sospese nel vuoto sentono l’urgenza di scrivere, insieme ad altri 92 lavoratori del reparto sequestrato dalla magistratura per inquinamento. E’ il corale bisogno di parlare soprattutto a chi non vuole alzare la testa e guardare lassù, verso il nastro di carica CV 12, lassù verso quegli occhi, quelle bocche, quelle mani, quei respiri, quei cuori, quei sentimenti e quelle intelligenze. Lassù, verso quegli uomini. I lavoratori ripercorrono la storia di due mesi scritta nel fuoco e nella polvere, scritta tra il fuoco e la polvere.  
 
"Stanchi e coscienti che non era più momento di attendere ...  martedì 25 settembre, al cambio tra il primo ed il secondo turno, abbiamo preso in spalla le nostre speranze, i nostri dubbi e le nostre certezze .. e le abbiamo portate lì su a 70 metri d’altezza.
Siamo saliti lì su per manifestare il nostro disappunto su tutto quello che sta avvenendo e tutto quello che in questi due mesi è successo o non è successo!
Confusione .. tra notizie vere e tendenziose, specie quelle venute dall’esterno, e notizie false e tendenziose che la stampa pur di vendere giornali e fare titoloni continuava e continua a scrivere senza nessuna cognizione.




L’ultima settimana (prima della nostra decisione) è stata devastante, centinaia di telefonate da altri reparti - ricordano i lavoratori dell’altoforno numero 5 - per sapere di notizie fantasiose e incontrollate (l’impianto si era fermato per sempre e che si stava spegnendo, che era circondato dalle forze dell’ordine per essere spento, che stava esplodendo perché era stato fermato male e non in sicurezza»).   «I nostri colleghi - proseguono i lavoratori dell’altoforno 5 - chiamavano per sapere se eravamo fermi per sempre perché avevano letto e sentito dalla stampa certe affermazioni venire da fonti sicure, mentre noi eravamo al nostro posto di lavoro ignari di tutto.

 Le uniche notizie certe -
sottolineano i dipendenti Ilva - vengono dai custodi: sono iniziate è sono ancora in atto le procedure per lo spegnimento degli altoforni 1 e 5, da loro impartite ed imposte.
Ci siamo resi conto che più di qualcuno pensa che il problema interessi soltanto i ragazzi dei due altiforni, ma forse non è chiaro che con queste imposizioni è stato decretato il fallimento dello stabilimento».  
 I lavoratori spiegano tecnicamente perché lo spegnimento dei due altiforni dell’area a caldo provocherebbe la chiusura dello stabilimento, con una sorta di effetto domino governato dalla perdita di energia che coinvolgerebbe anche l’area a freddo. ..
«I 4 altoforni in marcia producono gas che alimenta le centrali termiche (Cet 2 e Cet 3), le quali,  producono una certa potenza elettrica. (Più o meno 600 megawatt).
Se dovesse mancare il gas degli altoforni 1 e 5 contemporaneamente, il gas coke  delle batterie (da fermare insieme agli altiforni), la produzione di energia elettrica per lo stabilimento si ridurrebbe a meno della metà e non sarebbe sufficiente per alimentare le potenti macchine delle aree di laminazione, così come non ci sarebbe abbastanza gas per i forni di riscaldo dei treni nastri».
   «Noi siamo e saremo lì su a 70 metri - aggiungono i lavoratori dell’altoforno 5 - fin quando non avremo una giusta risposta precisa e definitiva sul fatto che lo stabilimento può continuare a produrre.



 
Non scenderemo fin quando non sarà ottenuta l’Aia che la proprietà si deve impegnare a rispettare; un’Aia che deve avere regole precise e durature nel tempo, non lasciate a possibili cambiamenti da parte di qualunque personaggio politico e non.
Non scenderemo fin quando i dissidi tra governo, magistratura e procura non finiranno, cioè fin quando non sarà certo e definitivo che un’eventuale Aia concessa all’Ilva sia legge e che questa legge la proprietà si impegni a rispettarla, senza che venga cambiata ogni 6 mesi; ..
«Solo allora, certi di un futuro migliore per tutti dal punto di vista ambientale, della sicurezza e del posto di lavoro scenderemo da lassù.
Noi vogliamo continuare a essere fieri -
sottolinea la lettera dei dipendenti Ilva - di quello che facciamo, e del nostro lavoro, senza compromettere la nostra salute quella delle nostre famiglie e quella di tutti.
Vogliamo continuare a cambiare e migliorare, come abbiamo fatto in questi ultimi anni perché noi giovani ragazzi entrati 13 anni fa, siamo artefici del cambiamento di questo stabilimento e siamo fieri ed orgogliosi di tutto quello che stiamo facendo e abbiamo fatto.
Sappiamo benissimo che tutti conoscono il passato statale di questa azienda, quello che avveniva qui dentro e come avveniva.
Sappiamo benissimo che ora tutti fanno finta di niente, come se l’Italsider fosse stata sempre privata.
La nostra proprietà avrà le sue colpe, ma state ben certi che ha anche dei meriti e questi meriti li ha.
Artefici del cambiamento, negli ultimi anni, non siamo stati solo noi scriventi, ma tutti i 12mila lavoratori Ilva.
Vogliamo che il nostro acciaio diventi il simbolo della nostra amata Taranto nel mondo, vogliamo che l’acciaio di Taranto sia il migliore di tutti e che sia riconosciuto per l’alto livello di qualità d‘impatto ambientale dello stabilimento di Taranto».

"firmano gli operai dell'AFO 5"

Ovviamente un "NO COMMENT" ci sta tutto !! (e .. naturalmente non al bravo giornalista). Sta al lettore giudicare !!
 

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