Gino Del Giudice, scrittore e poeta stattese "fotografo" costante, dei nostro problemi e dei nostri avvenimenti, in questa "poesia ambientalista", mette a fuoco con molta efficacia i problemi derivanti alla nostra salute, dal mostruoso inquinamento ambientale, e ne auspica una rapida soluzione, "sognando" il ritorno a cieli, campagne e città puliti.
VIVA IL
LAVORO E ABBASSO LA DIOSSINA !!
Con la truce, losca ragnatela,
il progresso
avviluppa l'umano,
e in un'
orrida, ambigua sequela,
mostra
tragico il suo volto insano.
Ha distrutto
il mondo vivente,
flora, fauna
e il cuor dell'ambiente.
Tutti ignar,
si agognò in passato,
certi ognora
che un dì positivo,
economico
avrebbe portato,
a ciascuno,
rendendo, poi vivo,
il dì antico
strapieno d'affanni,
e non sol da
cento- cinquant'anni.
Fu un
inganno, vero tradimento,
che pagato
abbiam sulla pelle:
è mefitico
l'inquinamento,
che ognuno
spinge ad esser ribelle.
V'è diossina nel latte, e il formaggio
che proibisce persino l'assaggio.
Capre e pecore, tosto annientate,
in crudele e
feroce mattanza;
sì le carni
gustose vietate,
fu da ingiusta iniqua ordinanza
che or
dell'Ilva vuol la chiusura
e perciò si
ha giusta paura.
Quindi addì
il consesso è protesta,
che
esprimiamo con ferma durezza,
appoggiando
l'umana richiesta,
di chi vive
d'affanni e tristezza.
Noi
vogliamo, sì aria pulita
ma
ugualmente diritto alla vita.
Torneranno
liete le caprette,
e a nutrirsi
nei canditi prati,
forniranno
con gioia, perfette,
dosi in
latte puro e derivati.
Necessario è l'impegno civile,
per punire l'industria or ostile.
Tornerà a
sorridere il mare,
sì i fiori e
l'erba olezzante,
torneremo i
prodotti a gustare,
della nitida
terra fragrante.
Se lottiamo il prodigio accadrà,
sgominata sarà l'empietà.
Il progresso
è importante, si sa,
ma è giusto
che sia controllato
da chi ha
titolo ed autorità,
perché il
codice non sia violato.
Il carnerfice sia condannato,
e l'agnello mai più immolato.
Quindi,
amici, uniti gridiamo:
“ la diossina e i gas in sospensione,
noi a Taranto non li vogliamo;
si persegua con severa azione,
quei torvi che con onta e spregio
potere bramano e privilegio”.
Era ameno,
olezzante, ridente,
questa terra
delle acciaierie,
che baciata
da flora fiorente,
era tersa e
forniva energia;
or dolenti si resta in attesa,
che le sia ripagata l'offesa.!!
Gino Del Giudice
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