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lunedì 3 settembre 2012

ILVA: Dopo lo "studio" ora la fase operativa

Il procuratore Franco Sebastio

ILVA: Un incontro Procura e "custodi del sequestro", per passare dalla fase di studio alla fase operativa.
Cerchiamo di riassumere i risultati dell'incontro avvenuto sabato pomeriggio tra il procuratore Sebastio, i suoi collaboratori (che sono i "gestori del sequestro") e i tecnici (custodi giudiziari, tra cui il presidente dell'ILVA Ferrante).

I "custodi" hanno presentato alla procura le conclusioni della "fase di studio", durata circa un mese per passare alla "fase operativa"  che prevede l'adozione delle misure idonee a fermare le emissioni inquinanti. 
I "tempi" di attuazione di questo programma non sono stati resi noti, anche se si parla di un "cronoprogramma" per ora mantenuto segreto dalla procura.

Parchi minerali: è in atto un "blocco" per non far arrivare altre materie prime, mentre per quelle già stoccate, i "custodi" stanno studiando una soluzione per bloccare "lo spolverio" tra queste soluzioni vi è anche la copertura dei stessi parchi.

Costi: si parla di miliardi di euro.

Futuro occupazionale: I "custodi" hanno riferito che non vi sono pericoli di cassa integrazione e futuri licenziamenti perché la "bonifica" richiederà mano d'opera aggiuntiva per migliaia di unità.


Ferrante presidente dell'ILVA

"Facoltà d'uso":  anche secondo Ferranteil sequestro non prevede facoltà d’uso”, ma aggiunge (attenti, attenti !!) “gli impianti non sono in funzione per produrre, ma per essere risanati e che la produzione di acciaio è una conseguenza naturale”.


 
Riportiamo integralmente, qui di seguito (per chi ha "pazienza" ) l'intero articolo apparso su TaOggi del 3 Settembre 2012.
 
(Taoggi 3 Settembre 2012)
Il risanamento porterebbe nuovi posti di lavoro. Blocco de parchi minerali
Ilva, al via fase operativa

Una “riunione esaustiva e conclusiva  quella di sabato pomeriggio fra braccio e mente, “tecnici”, cioè i custodi giudiziari degli impianti dell’area a caldo e magistrati della procura di Taranto, che sono i gestori del sequestro, durata circa tre ore, al termine della quale è stato stabilito il passaggio dalla fase di studio, durata circa un mese, alla fase operativa, quella in cui verranno immediatamente attuate tutte le misure per fermare le emissioni inquinanti, pericolose per l’ambiente e la salute pubblica. Impianti complessi e pericolosi, ha ammesso lo stesso procuratore Sebastio al termine dell’incontro.

Non è come chiudere una officina o una panetteria; stabilire i tempi di intervento sui vari impianti spetta ai custodi che questa sera ci hanno consegnato le ultime due relazioni”.

Massimo riserbo da parte degli inquirenti su tempi, (ci sarebbe tuttavia un cronoprogramma top secret approvato dalla procura) particolari, priorità e costi (si parla di cifre a nove zeri) dei lavori sui sei impianti dell’area a caldo

(i custodi hanno chiesto di avere accesso anche alle aree non sequestrate) “le cui attività risultano comunque correlate alla gestione operativa degli impianti sequestrati”.
Ilva e quartiere Tamburi di Taranto

Fra gli impianti in condizioni più critiche, la cokeria ed i parchi minerali, per i quali il procuratore Sebastio ha osservato che è in atto un blocco per non far arrivare più materie prime mentre per quelle già stoccate e depositate “i custodi studieranno una soluzione per bloccare lo spolverio che oggi si verifica”.

Fra gli interventi richiesti dai custodi Barbara Valenzano, Claudio Lofrumento ed Emanuela Laterza, ci sarebbe anche la copertura dei parchi minerali.

Dalle parole del procuratore Sebastio, fugate tutte le preoccupazioni sul futuro occupazionale, eventuali licenziamenti e ricorso alla cassa integrazione:

I custodi giudiziari ci dicono che il risanamento degli impianti, finalizzato al renderli ecocompatibili, potrebbe impiegare diverse migliaia di lavoratori in più rispetto all’attuale forza lavoro dello stabilimento siderurgico.

Ovviamente - ha aggiunto Sebastio - non sta a noi decidere sull’impiego, è una scelta che spetta alla proprietà”.

All’incontro ha partecipato anche il custode amministrativo nominato dal tribunale del Riesame, Bruno Ferrante, presidente del cda di Ilva. Anche lui ha confermato che “il sequestro non prevede facoltà d’uso” aggiungendo che “gli impianti non sono in funzione per produrre, ma per essere risanati e che la produzione di acciaio è una conseguenza naturale”.

Tutti d’accordo sulla necessità di far partire immediatamente i lavori nell’interesse dell’ambiente, dei lavoratori e della stessa Ilva, ma mentre il procuratore, sul solco ormai scavato da gip e Riesame, ha sottolineato che lo stabilimento non ha alcuna autorizzazione a produrre, il presidente Ferrante ha parlato di “contenimento delle emissioni” precisando che: “I nostri tecnici si metteranno a disposizione dei custodi per trovare le soluzioni più opportune” senza però ipotizzare una riduzione ulteriore della produzione

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