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mercoledì 26 settembre 2012

ILVA: Il Gip ribadisce lo stop alla produzione


 

Dopo la decisione del Gip Patrizia Todisco che, nel respingere il piano di risanamento dell'ILVA ha ribadito lo stop totale alla produzione, alcuni operai sono saliti sul camino 312 (a 70 metri di altezza) ed altri sulla torre dell'altoforno 5, mentre i sindacati ancora una volta divisi, prendono posizioni diametralmenti opposte. Fim e Uilm hanno proclamato due giorni di sciopero, mentre la Fiom si dissocia da questa posizione. Le posizione del Gip, della procura, dei sindacati, di Ferrante, degli operai "sul camino".
Riferendosi, ovviamente all'inchiesta "Ambiente venduto", la Todisco scaglia anche una freccia contro corruttori e corrotti che hanno permesso che la situazione degenerasse fino a questo punto: «Non può non rilevarsi con grande amarezza come tutti gli interventi proposti da Ilva nell'attuale istanza siano esattamente quelli facenti parte di due atti di intesa adottati tra Ilva, Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comune di Statte e organizzazioni sindacali siglati l’8 gennaio del 2003 e il 27 febbraio del 2004 e molti di essi dovevano già essere realizzati da diversi anni. Evidentemente - scrive il giudice Todisco - la colossale presa in giro degli atti di intesa era un sistema ben rodato».

Taranto, il gip ribadisce  lo stop alla produzione
I Riva restano agli arresti
Sciopero di due giorni

 
(Gazzetta del Mezzogiorno 26 Settebre 2012)
TARANTO - Il gip di Taranto Patrizia Todisco ha detto no al piano formulato dall’Ilva di interventi immediati per il risanamento degli impianti inquinanti. No anche al mantenimento di un minimo di produzione chiesto dall’azienda. La decisione è contenuta nel provvedimento depositato in cancelleria.

GIP: SCONCERTANTE E INACCETTABILE LA RICHIESTA DELL'ILVA“La richiesta dell’Ilva è sconcertante”.
 “E' inaccettabile”, secondo il gip, "il ragionamento dell’Ilva che ha chiesto l’autorizzazione all’attività produttiva, non quantitativamente precisata,[omissis] "Secondo la stessa ILVA,  non si possono attuare gli interventi di ambientalizzazione se non si continua a produrre e si fa intendere, che c'è una ragione economica alla base di questa posizione.  L’Ilva si impegna a fare adesso gli interventi e i lavori, “comunque non risolutivi”, che erano già stabiliti da atti di intesa stipulati alcuni anni fa ed anche la Procura aveva definito questi atti di intesa “una colossale presa in giro”. «Inoltre, non c'è spazio per proposte al ribasso da parte della stessa Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme da
stanziare». 



LA PROCURA
 «Avevamo formulato una parere che almeno al momento ha trovato accoglimento». È il primo commento del procuratore di Taranto, Franco Sebastio, alla decisione del gip Patrizia Todisco di rigettare le richieste avanzate dall’Ilva sulla prosecuzione dell’attività produttiva e il conseguente piano di investimenti immediati per risanare gli impianti dell’area a caldo sequestrati il 26 luglio perchè inquinanti.
Nel decreto odierno il gip fa proprie gran parte del parere negativo espresso dalla Procura sulle richieste aziendali e le indicazioni date dal tribunale del riesame nell’agosto scorso.

UN OPERAIO (RANIERI)  A CLINI: Quanto vale la mia vita?
Vorrei sapere dal ministro Clini e da Riva: quanto vale la mia vita e quanto vale quelle dei miei figli?». Lo chiede Cataldo Ranieri, un operaio dell’Ilva componente del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti che, insieme con un gruppo di compagni di lavoro, si trova davanti allo stabilimento.
«Noi non siamo contro la magistratura, vogliamo che lo Stato - chiarisce – ci dia risorse per fare acciaio pulito come accade nel resto d’Europa, e non bastano 400 milioni di euro. Non siamo noi di certo – aggiunge – a volere la chiusura dello stabilimento, è Riva che vuole la chiusura se non mette i soldi.
 




FIOM: C'E' MOLTA ESASPERAZIONE IN FABBRICA
«Quello che è accaduto, con la decisione di alcuni operai, di salire sull'altoforno e il camino è l’espressione della esasperazione che c'è in fabbrica». Lo ha detto, il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, uscendo dall’Ilva. «Si tratta – ha aggiunto – di manifestazioni incontrollate. Alcuni operai sono saliti anche sulle passerelle della batterie e poi sono scesi, e siamo preoccupati, siamo preoccupati per la situazione di pericolo in cui si possono trovare questi operai».
«E' arrivato il momento – ha detto Stefanelli – di fare le assemblee e decidere insieme ai lavoratori cosa fare. Non è più rinviabile».
Secondo il segretario provinciale della Fiom, inoltre, «non bisogna bloccare la città, tra i lavoratori e la città bisogna costruire ponti del dialogo».
Di qui un appello forte alla città: «Non bisogna lasciare soli questi lavoratori. È il momento di parlarsi e non di contrapporsi; occorre il dialogo e non bisogna scavare le trincee». Sono previsti scioperi? «Dobbiamo attendere. Se ci fossero risposte insufficienti da parte dell’azienda, so che il mio interlocutore diventa la mia controparte e ci saranno conseguenze». Così il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, parlando poco fa con i giornalisti che sono davanti all’Ilva.

FIM CISL E  UILM UIL: DUE GIORNI DI SCIOPERO
La Fim e la Uilm hanno indetto per domani e venerdì scioperi dei dipendenti dello stabilimento Ilva di Taranto. "Fim Cisl e Uilm Uil prendono atto – è detto in una nota – «del forte clima di tensione sviluppatosi nelle ultime ore tra i dipendenti dell’Iva, che vedono a serio rischio la tutela del proprio posto di lavoro».
Lo sciopero di due giornate comincerà dalle 9 di domani e terminerà alle 7 di 29 settembre. Secondo Fim e Uilm, "occorre far prevalere il buon senso cercando di trovare un giusto equilibrio che miri al concetto di ecosostenibilità». Secondo i due sindacati, «arrestare la produzione vuol dire spegnere le speranze e il futuro dei lavoratori». "Occorre quindi trovare una convergenza tra le istanze del rispetto ambientale, il diritto dei cittadini alla salute e attività produttiva».
Fim e Uilm dunque auspicano «che si faccia il possibile per salvaguardare i livelli occupazionali per evitare che il Mezzogiorno, che si trova a vivere una fase già molto critica, venga travolto da una vero e proprio disastro occupazionale». «Anche se alcuni pensano erroneamente che la nostra controparte sia la magistratura – si conclude nella nota dei sindacati – non abbiamo mai contrastato nè messo in discussione le prerogative della magistratura e abbiamo sempre considerato un valore la sua autonomia di intervento, la cui portata tuttavia deve tener conto dei riflessi sociali che può determinare». I sindacati, infine, chiedono che si arrivi al più presto al rilascio dell’ aggiornamento dell’Aia.


FERRANTE: PROGRAMMA SCONCERTANTE? MI SORPRENDE
«Il nostro programma di interventi era serio e responsabile. È stato giudicato viceversa sconcertante. Il che mi sorprende». Lo ha detto poco fa il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, parlando con i giornalisti all’interno dell’azienda dove erano radunati anche gli operai i quali lo hanno accolto con un applauso.

“Mi sorprende che in un atto di giustizia – ha continuato Ferante – si senta questa parola, sconcertante”. “Davanti ad un impegno veramente serio da parte nostra – ha aggiunto – io ripeto che quelli erano dei primissimi interventi, non era il piano definitivo ed erano degli interventi che in grande misura coincidevano con quello che ci chiedeva la stessa autorità giudiziaria e gli stessi custodi. Il fermo dell’altoforno 1 era nel nostro programma ma era anche ed è una richiesta che ci è stata rivolta dai custodi. In questa perfetta coincidenza – ha concluso – ci sorprende quindi che il gip e l’autorità giudiziaria non abbiano giudicato soddisfacente il nostro piano”.
«Quelli previsti dal nostro piano erano i nostri primissimi interventi al di là dei quali ce ne sono altri molto più importanti che sono collegati alla applicazione in Italia della 'Bat Conclusions', cioè le direttive europee non ancora applicate in Italia che entreranno in vigore solo nel 2016 e che noi abbiamo detto che vogliamo applicare subito, nel 2012: in questo stiamo lavorando con il ministero dell’Ambiente per l’Aia».

Ferrante ha sottolineato, tra l’ altro, che "non si possono rincorrere le decisioni delle varie autorità”. “Noi – ha sottolineato – non possiamo inseguire tutti. Noi abbiamo bisogno di certezze normative perchè quando una azienda fa degli investimenti, assume degli impegni, deve avere chiarezza normativa e certezze”.

OPEARI SU CAMINO e sulla torre dell'altoforno 5
Intanto, alcuni operai sono saliti in cima al camino E312 dell’area agglomerato dell’Ilva per manifestare il proprio disagio e la preoccupazione per il futuro occupazionale.Gli operai hanno issato tre striscioni con le scritte 'la nostra salute è la vostra salutè, 'Noi strumentalizzati da salute e lavoro, voi da chi?' e 'Noi per ambiente salute e lavorò.
Contemporaneamente da ieri sera gruppi di operai si stanno alternando sulla torre di smistamento dell’altoforno 5 dove hanno anche issato uno striscione con la scritta 'Lavoro è dignita”.




 

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