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sabato 13 aprile 2013

Fabrizio Barca: Il "papa Francesco" della politica italiana






Fabrizio Barca

Fabrizio Barca, ha fatto parlare molto di sé in questi ultimi giorni per le sue idee “rivoluzionarie” ed innovative in fatto di politiche sociali, tanto che, analisti politici, già parlano di lui, come uno dei pochi, in grado di contrastare e sconfiggere “il sistema Grillo”, di un possibile “rinnovatore senza distruggere” in antitesi con Matteo Renzi, di un fautore di un partito che parte dalla gente invece che dirigerla e di un possibile futuro (non lontano) segretario del PD.

Ha destato molto interesse e scalpore il suo recente “manifesto” (di 55 pagine  J) intitolato un partito nuovo per un buon governo”; memoria politica dopo 16 mesi di governo- Aprile 2013.
 In questa pagina proponiamo:


A) Una poesia di Gino Del Giudice su Fabrizio Barca, il quale (Gino), non condivide i giudizi,  alquanto acritici, (bisogna convenire) del suo germano Leonardo sullo stesso Barca. Che dire? Il confronto delle idee arricchisce tutti !!
1) Una sua breve biografia.
2) Una “quarto di pagina” di spunti del suo manifesto.(Per i più impazienti può bastare).
3) Una pagina di micro riassunto del “manifesto” (Per quelli “un po’ più “curiosi”).
4) Un link, da cui potete accedere “all’intero manifesto” (In fondo pagina, ovviamente, riservato ai più “temerari e secchioni”).

  A) Ecco la poesia di Gino Del Giudice:


Da sinistra: il parroco della parrocchia Madonna SS Rosario di Statte, don Pompilio, il sindaco di Statte Angelo Miccoli, Gino Del Giudice, il presidente dell'ARCI Franco Caputo

L'ADDENDUM DI FABRIZIO BARCA
Di tanto in tanto, una stella appare,
che credesi delle altre più lucente;
è storia antica ma anche di recente,
accade che ancor possa spuntare.
Fabrizio Barca , infatti a me pare,
che si comporti d'astro più splendente,
dei tanti Padri, nostra “grande gente”,
che ci indicò il modo di lottare.
Gramsci, Pertini, Amendola, Turati,
difesero le idee con vigore,
nostro retaggio ora ereditati.
Son dodici i punti tuoi, ben studiati,
su cui non hai diritti d'autore:
letteralmente appaiono copiati.
Finor dove sei stato?
 Fabrizio, tu forse Barca- menato,
ti sei nelle strutture dello Stato.
Gino Del Giudice 14 aprile 2013
.











Breve biografia di Fabrizio Barca:
Fabrizio Barca (Torino, 8 marzo 1954) è un economista e politico. Presidente del Comitato politiche territoriali dell'Ocse, (e dàije con queste sigle: Organizzazione (internazionale) per la cooperazione e lo sviluppo economico);   è  ministro (ancora momentaneamente in carica) per la coesione territoriale del governo Monti dal 16 novembre 2011;  è figlio di Luciano Barca (1920-2012), economista, ex partigiano, deputato e senatore della Repubblica Italiana, iscritto al Partito Comunista Italiano, nonché direttore de l'Unità.
Fabrizio Barca, riconosciuto da tutti, come uno dei (pochi) ottimi ministri del governo Monti è iscritto da poco tempo, al partito democratico.
Il suo dicastero, gli ha dato modo di conoscere il mondo dei disagiati, convincendolo sempre più che i partiti e i politici sono distanti anni luci dalla gente. Nella sue recenti interviste (“mezz’ora” di Lucia Annunziata e  8½) e soprattutto, nel suo recente “manifesto” (un po’ prolisso con le sue 55 pagine), ha auspicato  un partito (di sinistra), più vicino alla gente.

Un “quarto di pagina” di “spunti” tratti dal suo “manifesto”

Barca parte dal presupposto che "ogni singola esperienza dei miei sedici mesi di lavoro, nel territorio e a Roma, suscita una secca conclusione politica: senza una 'nuova forma partito' non si governa l'Italia". "Serve un partito di sinistra saldamente radicato nel territorio - scrive Barca - che essendo animato dalla partecipazione e dal volontariato e traendo da ciò la propria legittimazione e dagli iscritti e simpatizzanti una parte determinante del proprio finanziamento, sia capace di promuovere la ricerca continua e faticosa di soluzioni per l'uso efficace e giusto del pubblico denaro”
Per Barca, il "partito di sinistra che serve al Paese NON È, dunque, il partito scuola di vita (e di lotta), il partito di massa, dove si ascoltano bisogni e si insegna 'la linea',  NON È il partito di occupazione dello Stato, dove si vende e si compra tutto: ruoli, prepende, pensioni, appalti, concessioni, ma anche regole, visioni, idee.
Per Barca, il nuovo Pd è "un partito palestra,  che rappresenta il metodo nuovo per promuovere, riempire di contenuti gli strumenti dello sperimentalismo democratico e, al tempo stesso, di scegliere i quadri del partito non solo sulla base dell'adesione ma della capacità di andare per strada, incontrare, scoprire, esprimere dubbi".



Una pagina di micro riassunto del “manifesto”

1) L’Italia da tempo non ha un buon governo ...
A causa del susseguirsi di comportamenti abusivi del ruolo pubblico, di gravità, diffusione, arroganza e senso di impunità,assolutamente non comparabili con le vicende passate del paese o con altri paesi.
A causa del susseguirsi ininterrotto, talora frenetico, negli ultimi venticinque anni, con governi assai diversi, di riforme dei mercati (del lavoro, dei capitali e dei servizi) e della Pubblica Amministrazione, in larga misura inefficaci.
Sul piano politico, l’assenza di buon governo, si  è manifestata nelle elezioni del febbraio 2013 in un paradosso, una deriva e uno strappo.

Il paradosso, per cui una  formazione politica identificata con un leader salvifico sotto la cui guida il paese era giunto a quell’emergenza, pur perdendo milioni di voti, conserva un consenso assai significativo nel paese.
La deriva, per cui, con una sola rilevante eccezione, tutti i partiti sono stati a trazione personalistica, un evidente vulnus sul funzionamento democratico interno e del paese.
Lo strappo, segnato dal successo di un movimento-partito che raccoglie consensi da segmenti assai diversi della società uniti nella profonda sfiducia e nel risentimento verso l’intera ‚lite politica, ma anche nella domanda di un modo trasparente e verificabile di assumere decisioni pubbliche.

Una macchina dello Stato arcaica e autoreferenziale, caratterizzata da primitivismo organizzativo, rudimentalità  delle procedure, insufficienze del personale, scarso ricorso a tecnologie informatiche, arcaicità del disegno complessivo, suo anacronismo rispetto agli altri governi moderni.

2) I Partiti

I Partiti Stato-centrici, anzichè‚ trarre legittimazione e risorse finanziarie dai propri iscritti nel territorio le traggono dal rapporto con lo Stato, attraverso un generoso finanziamento pubblico, la colonizzazione dell’amministrazione, il patronage e il clientelismo.
La copiosità del finanziamento pubblico dei partiti, mirando a liberare i partiti stessi dal condizionamento dei fondi neri  provenienti dalla degenerata conduzione dei grandi enti pubblici nazionali o locali, li ha in realtà legati stabilmente allo Stato, sancendo e accrescendo la loro non-dipendenza dal contributo degli iscritti, il cui controllo sul partito si è così ridotto.

La legge elettorale vigente, ulteriormente suggella questo stato di cose, creando a sua volta una filiera gerarchica perversa che vede i “capi-cordata” concordare con il leader, i possibili eletti.

3) L’austerità

L’austerità,  che questa situazione domanda può  essere declinata in due modi radicalmente diversi. Come scriveva Enrico Berlinguer in un passaggio poi mancato della nostra storia repubblicana, l’austerità può  essere adoperata o come strumento di depressione economica, di repressione politica, di perpetuazione delle ingiustizie sociali, oppure come occasione per uno sviluppo economico e sociale nuovo, per un rigoroso risanamento dello Stato, per una profonda trasformazione dell’assetto della società, per la difesa ed espansione della democrazia. Il minimalismo promuove la prima strada.
Per fare ciò, è necessario in Italia un “passo del cavallo”. Da un lato, dobbiamo rovesciare i limiti che rendevano la nostra macchina pubblica arcaica anche per l’attuazione delle due precedenti visioni e raggiungere quindi: modernità organizzativa; affinamento delle procedure; adeguatezza del personale; forte ricorso alle tecnologie informatiche; chiara identificazione delle responsabilità e capacità  di passaggio di consegne intergenerazionale.



 Come si vede, Fabrizio Barca, ha messo “molta carne al fuoco”. Molti sono convinti che le sue “idee”, finiranno per fare breccia nella gente, anche perché rappresentano un reale momento “di svolta”. Le sue, sono intuizioni,,  (come si legge dal “manifesto”), scaturite dal suo “anno” di ottimo ministro, a contatto, con la gente, con i sindaci, con le istituzioni; quindi NON SONO convinzioni “teoriche” ma supportate (come lui dice) dall’esperienza sul “campo”.
Le previsioni? E’ difficile farle, anche perché è da supporre, che gli “apparati” farranno resistenza.  Strano a dirsi, il più “innovativo” tra i “vecchi”, sembra essere proprio Bersani: la sua intelligenza e la  sua lungimiranza sembrano in grado di raccogliere questa sfida, cooptando lo stesso Barca
.

I DIECI  "SAGGI"



Per i più tenaci e “temerari” che volessero “sorbirsi” l’intero “manfesto” di Barca proponiamo questo link  “interno”, in formato PDF, che terremo disponibile per qualche tempo.




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