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mercoledì 17 aprile 2013

IL REFERENDUM "ANTI - ILVA": I RISULTATI (e tutto il resto, o quasi)

Referendum "Anti Ilva"
Il "quorum", non è stato raggiunto
 
 
La notizia:
 
Come è noto, il 14 Aprile, i cittadini di Taranto sono stati chiamati a votare un referendum (avente valore solo consultivo) su due quesiti  riguardanti l'ilva.
 
Il primo era il seguente:
Il primo quesito chiamava ad esprimersi sulla chiusura "totale" dell'Ilva
 
 Il secondo quesito era questo:
Il secondo quesito chiamava ad esprimersi silla chiusura della sola "aria a caldo"
La questione più importante per i promotori del referendum era il raggiungimento del "quorum", che è risultato anche inferiore alle "aspettative minime".
 
Si sono recati a votare il
 
19,55%
 
degli aventi diritti al voto.
 
 
Riepilogo dei risultati:
 
Votanti:  33.838 (19,55% degli aventi diritto).

1° Quesito (chiusura totale dello stabilimento):

SI: 27.506  elettori, pari a 81,29%

NO: 5.823 elettori, pari a 17,25%
 
Voti non validi: 494
 
2° Quesito (chiusura dela sola area a caldo e relativi impianti inquinanti)
 
SI: 31.335  elettori, pari al 92,62%
 
NO: 1.792 elettori, pari al 5,30%
 
Voti non validi: 706

 
 
Nel quartiere Tamburi il più esposto all'inquinamento, ha votato il 14,57% degli aventi diritto. Il rione in cui si è votato di più è stato Italia-Montegranaro (23,68%) e quello in cui si è votato di meno Paolo VI (meno del 10 per cento).
 
Votanti distini per sesso
 
 
Ciò che lascia perplessi è, la partecipazione al referendum, in relazione ai quartieri della città. Come si vede, dalla tabella seguente, la partecipazione inferiore è stata proprio quella relativa ai rioni "più inquinati": Tamburi e Paolo VI.
 
Cittadini che si sono recati a votare il referendum "anti ilva" divisi per rioni di appartenza
 
QUINDI ...
I tarantini hanno disertato il referendum sul futuro dell'Ilva: in pochi sono andati a votare e la sfida del quorum lanciata dai promotori non ha avuto il successo sperato. I seggi, aperti dalle 8, si sono chiusi alle 22 ma la consultazione non ha ottenuto i numeri necessari per essere ritenuto valida. Non è stato raggiunto il quorum del cinquanta per cento più uno degli aventi diritto. Anzi, la percentuale è ben al di sotto delle aspettative degli organizzatori: il 19,52%. Hanno votato 33.774 persone su 173.061 aventi diritto.


Nicola Russo, coordinatore di "taranto futura", che ha promosso la raccolta di firme per il referendum
(qui con Fabio Matacchiera)
 

 
Fabio Matacchiera (peace link Taranto)


Il "Parere" degli ambientalisti e promotori del referendum

«O si risana o si chiude».Legambiente Taranto commenta così l’esito del referendum contro l’Ilva. Lunetta Franco, registra con rammarico la scarsa partecipazione popolare, attribuendola oltre che all’astensionismo diffuso in Italia, anche alla «scarsa utilità della consultazione e all’assenza, nei quesiti referendari, dell’opzione maggioritaria tra la gente di Taranto, ossia che l’Ilva debba produrre senza danneggiare la salute e l’ambiente».

Scrive il Comitato 'Donne per Taranto': “Noi non molliamo. Che sia chiaro a tutti coloro che ci avrebbero voluti vedere a fustigarci ad un angolo della strada, a piangerci addosso o magari a fare le valigie per scappare”.

Per Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink Taranto, “non è un flop. Secondo me 34mila persone che vanno a votare è la più grande mobilitazione che c'è mai stata a Taranto sulla questione dell’inquinamento Ilva. Ora talloneremo l'azienda sulle inadempienze dell’Aia. Ai parlamentari chiederemo una legge che cancelli la legge salva-Ilva. Il vero problema non è chiudere l’Ilva (chiuderà di sicuro) ma è di traghettare i lavoratori in sicurezza verso un piano di bonifiche: da fare presto e possibilmente subito. Prima che sia troppo tardi, prima che Ilva dichiari fallimento.Sulla questione dei piombo nel sangue dei bambini scateneremo una campagna senza precedenti”.

Scrive Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina Onlus: “Siamo una forza di oltre 30mila persone che vogliono il cambiamento. Vinceremo. Su la testa tarantini e lo dico anche a quelli che la testa l’hanno tenuta sempre china”.

Nicola Russo, coordinatore del Comitato 'Taranto Futura', che ha raccolto le firme per il referendum: “Il referendum raddoppia il fronte civico-ecologista rispetto alle amministrative: 34mila votanti circa. E’ nato, in una battuta, l'esercito napoleonico civico-ecologista tarantino”.

Comitato "Donne per Taranto": «Noi non molliamo. Che sia chiaro a tutti coloro che ci avrebbero voluti vedere a fustigarci ad un angolo della strada, a piangerci addosso o magari a fare le valigie per scappare».

Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, in realtà sul referendum «è stata fatta una scientifica opera di boicottaggio perchè non solo non c'è stata una informazione adeguata in grado di raggiungere tutta la popolazione ma l'amministrazione comunale ha tagliato del 50% i seggi elettorali e gli scrutatori».

 
 
 
 
La Cisl e la Fim Cisl ...

 “Nel prendere atto del risultato del referendum
consultivo anti-Ilva e del mancato raggiungimento del quorum, ribadiscono quanto importante sia questo strumento di partecipazione democratica ma, altrettanto, quanto assolutamente inadatto a risolvere i quesiti proposti”.
La Cisl e la Fim Cisl “considerano l’evidente disinteresse dei cittadini di Taranto per il referendum come la dimostrazione che le battaglie vertenziali interne ed esterne alla fabbrica siano ben comprese dalla stragrande maggioranza delle persone, che guardano al sindacato come ad un soggetto sociale che dà speranza, che si batte per il bene comune e dimostra coerenza piena tra ciò che dice e gli atti che compie”.
Dobbiamo dire rerò, che anche le altre "sigle" (CGIL e Fiom compresa), non sono "distanti" da questa posizione.
(Comunque, se qualcuno potesse interpretare questo "comunicato", gli saremmo grati se ce lo  "traducesse" in un linguaggio meno sindacalese. Ciò che si può dedurre "a lume di naso" è: "Siamo contenti che non sia scattato il quorum".)
 
Interviste alla gente che è andata a votare
Sono le storie di chi ieri è andato a votare che mostrano il vero volto del referendum. Facce colpite da drammi e coincidenze funeste. Vicende di casualità e morte che hanno per molti versi un nesso logico con la grande fabbrica.
Augusto e Mariella:  «Noi non abbiamo figli - dice la coppia sposata da tanti anni -, quindi siamo venuti a votare per difendere noi». Mariella si lascia scappare anche un episodio: «Mio marito ha avuto a 41 anni un cancro al colon. Ne siamo venuti fuori ma è stato un periodo bruttissimo».
Agostino è di Taranto ma studia a Chieti. «Io ho messo due “sì” - dice - ma sono ben conscio che la soluzione non è nelle nostre mani. Servono altre risposte. La cosa su cui rifletto è sul perché lo Stato non vuole porre definitivamente un rimedio. Un motivo ci sarà».
Andrea, 23 anni, è uno studente di Ingegneria e ha detto due «si» «perché se si chiude l’Ilva sono convinto che poi si possa anche bonificare. Non si perde il lavoro quindi».
Francesco Venere, (consigliere cominale) con la moglie Giulia e il figlio. «Ho votato due “si”, uno per il cambiamento, l’altro per la partecipazione. A differenza di chi ha governato fino ad oggi io ho una coscienza ambientalista» afferma.
Franco e Rosa sono una coppia di sessantenni. Escono dalla scuola «Alessandro Volta». "Meno male che i nostri figli e i nostri nipoti vivono fuori - commentano dopo aver espresso anche loro due “si” -. perché, qui si muore d’inquinamento». Rosa poi aggiunge: «Nel mio palazzo vive una ragazzina malata di leucemia. Io sono qui anche per lei».
Sabrina Corisi, ha "perso" il padre per un tumore ai polmoni e che, in punto di morte, le ha raccomandato di "lottare", affinché, queste tragedie abbiano a cessare: "Ha pesato anche la mancanza di informazione - sottolinea - o la cattiva informazione.
Massimo Battista, operaio dell’Ilva «confinato» per anni in una struttura non di proprietà dell’Ilva a contare le barche (rientrerà proprio oggi a lavorare nello stabilimento) è andato a votare. «Sì, ho votato, ma reputo questo referendum tardivo e incompleto perchè ci sarebbe stato bisogno di un terzo quesito: Siete favorevoli a fermare gli impianti con le bonifiche fatte dagli stessi lavoratori? Questo avrebbe spinto pure i dipendenti dell’Ilva, ad andare a votare".
 
 
CONCLUSIONI
Una prima considerazione è notare, l'abnegazione, l'amore per la propria città, per l'ambiente, per la salute dei propri figli, dimostrati dai promotori di questa iniziativa, e dai tanti che li hanno seguiti in questa "avventura": Sono dei pionieri che hanno fatto prendere coscienza dei drammatici problemi ambientali legati a questa grande industria e, effettivamente, aver "portato" tanti tarantini a votare è stato un bel risultato. Diverso è il giudizio, sulle effettive possibilità che vi erano di raggiungere quell'agognato "quorum" (sarebbe stata un'affermazione ancora più "di prestigio", anche se, quasi nulla sarebbe cambiato).
Ebbene, il "mancato quorum" NON POTEVA ESSERE RAGGIUNTO e le ragioni stanno nelle stesse dichiarazioni sopra esposte: Il "se" e il "ma" di legambiente, dei sindacati, dell'operaio Ilva ma anche, ancora più importante la dichiarazione di Marescotti: ll vero problema non è chiudere l’Ilva (chiuderà di sicuro) ma è di traghettare i lavoratori in sicurezza verso un piano di bonifiche: da fare presto e possibilmente subito. Prima che sia troppo tardi, prima che Ilva dichiari fallimento.
Forse è mancato un piano,  da illustrare agli operai e alla cittadinanza sul "come impiegare la mano d'opera mentre si dismette" e non si è andati oltre a: "La chiusura dell'Ilva produrrà occupazione per la bonifica" senza indicare "da dove" dovrebbero arrivare i fondi" (Riva è già in rosso, perché ha "traghettato altrove i suoi capitali"). Comunque, una bella prova che, col tempo produrrà i suoi "frutti".
 
 
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