Statte,Convegno Diocesano: ILVA e l’ambiente che lasceremo ai
nostri figli.
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Il 12 ottobre, a Statte c’è stata una presso i locali dell’Asilio
Infantile delle suore”, si è svolta una manifestazione voluta dall’Azione
Cattolica Diocesana, col grande impegno organizzativo dell’Azione
Cattolica di Statte e del suo presidente Raffaele
Passarelli.
Il titolo dell’incontro era pieno di speranza Bellezza e stupore, credo riferito al creato che
ci ha donato il buon Dio, seguito da un sottotitolo meno rassicurante: Riflessioni e prospettive economiche ambientali sulla provincia di Taranto. Ed ecco gli intervenuti.
Nella “locandina”, questo incontro, veniva denominato giustamente lectio,
di inaugurazione dell’anno associativo. Il nome lezione a volte, può far pensare a qualcosa di
tedioso e opprimente; questo incontro invece, pur giungendo a delle conclusioni
sostanzialmente negative, è stato stimolante ed avvincente per
il semplice fatto che, i relatori, invece di prospettareteorie, consigli, supposizioni
e ipotesi, hanno esposto fatti, fatti e .. poi fatti.
Vincenzo di Maglie: Presidente diocesano dell’Associazione
Cattolica, moderatore dell’incontro.
Anna
Maria Moschetti: Pediatra, dell’Ass. Cult. Medici Pediatri.
Mimmo Mazza: Vice capo redattore de “la Gazzetta delo Mezzogiorno”.
Prima di entrare nel merito di questo incontro, che approfondiremo nell’appendice di questa pagina, è bene riassumere in poche parole, in che cosa questo incontro si è differenziato da altri simili, che hanno trattato ambiente e salute.
Mimmo Mazza: Vice capo redattore de “la Gazzetta delo Mezzogiorno”.
Prima di entrare nel merito di questo incontro, che approfondiremo nell’appendice di questa pagina, è bene riassumere in poche parole, in che cosa questo incontro si è differenziato da altri simili, che hanno trattato ambiente e salute.
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Diciamo
subito, che il tema, pur essendo di carattere generale, nella pratica, ha
assunto la fisionomia della “Vera Storia dell’acciaieria di Taranto” (Italsider
e poi, Ilva), tratteggiata dalla brava pediatra Anna Maria Moschetti.
L’altra relazione riguardava la prossima
(e ritenuta dal relatore) certa, chiusura della stessa Ilva,
come ha ipotizzato il bravissimo giornalista Mimmo Mazza della “Gazzetta
del Mezzogiorno”, con una
articolata relazione, basata essenzialmente su elementi finanziari provati, uniti ad altri elementi legati all’Aia e all’ambiente.
Allora quali sono queste differenze da altri incontri su questo tema ?
Allora quali sono queste differenze da altri incontri su questo tema ?
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La differenza è essenzialmente una. I due relatori, non
hanno avuto peli sulla lingua perché, non sono legati ad ambienti imprenditoriali;
non sono legati ad ambienti utopisticamente ambientalisti; non
difendono posizioni politiche; non sono legati ad utopistici ambienti sindacali
che sognano la conservazione dei posti con una improbabile salubrità ambientale.
(In campo ambientale, una parentesi occorre aprirla per fare una precisazione. Vi è stato un uomo coraggioso che ha rappresentato ed ancora rappresenta, l'autentica difesa dell'ambiente nel nostro territorio il suo nome è Alessandro Marescotti che, insieme ad altri strenui combattenti suoi amici come Fabio Matacchiera, ha combattuto battaglie epiche, quando tutti, intorno a lui erano a favore del "mostro".
Ora, i fatti gli hanno dato ragione ed è stato ascoltato dalla commissione ambiente della comunità europea, che servendosi di suoi documenti, sta per aprire una procedura di infrazione ambientale contro il governo italiano, reo di non aver tenuto nel debito conto la salute dei cittadini e dei lavoratori dell'Ilva.
(Chiusa
questa parentesi riprendiamo il nostro discorso parlando appunto delle due
relazioni, una della Moschetti e l'altra di Mimmo Mazza). (In campo ambientale, una parentesi occorre aprirla per fare una precisazione. Vi è stato un uomo coraggioso che ha rappresentato ed ancora rappresenta, l'autentica difesa dell'ambiente nel nostro territorio il suo nome è Alessandro Marescotti che, insieme ad altri strenui combattenti suoi amici come Fabio Matacchiera, ha combattuto battaglie epiche, quando tutti, intorno a lui erano a favore del "mostro".
Ora, i fatti gli hanno dato ragione ed è stato ascoltato dalla commissione ambiente della comunità europea, che servendosi di suoi documenti, sta per aprire una procedura di infrazione ambientale contro il governo italiano, reo di non aver tenuto nel debito conto la salute dei cittadini e dei lavoratori dell'Ilva.
La pediatra Moschetti,, senza mezzi termini, ha delineato la “storia” di questa azienda, fatta all’inizio da tante scelte errate e poi da tante connivenze e che, proprio per questo, ben pochi possono avere la faccia di raccontare .
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Il giornalista Mazza ha avuto il
coraggio di parlare di fatti e di
cifre, ipotizzando una prossima balorda vendita dell’Ilva stessa ed una successiva (tra 4 o 5 anni) inevitabile chiusura, ipotizzandola, qualunque siano le leggine, le Aia, le autorizzazioni in deroga,ed altri trucchi per evitarla.
L’essenziale della notizia termina qui. Chi desidera qualche ulteriore
dettaglio su questo incontro è pregato di scorrere l’appendice seguente
ma .. se è impaziente .. suggeriamo di .. lasciar stare.
Appendice
La conferenza.
Ha introdotto l’incontro Vincenzo Maglie, riassumendo i
gravi problemi ambientali che attanagliano la nostra zona.
La
pediatra Moschetti, ha tracciato la storia di questa
acciaieria, la cui progettazione, dettata dalla ricerca di consensi
politici e clientelari, già inizialmente, prefigurava ciò che
sarebbe poi, puntualmente accaduto e cioè: come due
diritti, quello alla salute e al lavoro, fossero messi in discussione da
ragioni clientelari, di profitto e di illegalità diffusa a (quasi) TUTTI i
livelli.
La cecità, nel costruire una acciaieria a poche centinaia di
metri dall’abitato, ha argomentato la Moschetti, -
non aveva però, nessuna ragione di essere, se non con l’incompetenza e
la superficialità assoluta degli stessi progettisti e la “chiusura
degli occhi” di chi avrebbe dovuto controllare; questo rappresentava
già un “peccato originale” assolutamente esiziale per la
salute e per la salvaguardia dell’ambiente.
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All’inizio, l’acciaieria sembrava andare a gonfie vele, con forti vendite (sempre sottocosto e con perdite rilevanti) tanto che, per gli stessi motivi, (clientelari
e politici), si arrivò a quella che fu una scelta ancora più scellerata:
quella di costruire il raddoppio
dell’acciaieria stessa, senza
che nessuna attenzione si ponesse nei riguardi della salvaguardia dell’ambiente, della sicurezza e della
salute dei cittadini.
Furono veramente poche le voci che si opposero a questo progetto. Una delle
più carismatiche, fu quella dell’allora Arcivescovo Guglielmo Motolese.
Ma ovviamente era una “voce nel deserto”che non potè sortire alcun
effetto.
La
crisi mondiale dell’acciaio, con la Cina che vendeva a prezzi ancora più
stracciati rese la situazione, ancora più insostenibile e già prima che il
raddoppio si completasse,
Le perdite finanziarie aumentarono a dismisura. (n.d.r: Diciamo la
verità, le cose peggiorarono anche perché l’azienda era saccheggiata in vario
modo da trucchi dei fornitori in collusione con “elementi” dell’azienda e
dalle stesse scorribande dei dipendenti stessi che, con ogni trucco e mezzo "portavano a casa" i più strani e costosi attrezzi che si potessero immaginare e spesso col beneplacito e complicità dei "controllori".
I
casi arrivati alle autorità giudiziarie non erano che le punte di numerosi
icebergs, compreso le innumerevoli assenze per malattie di persone sanissime
che all’esterno esercitavano mestieri, spesso a favore di “elementi
interni”).
La vendita dell’Ilva a privati, si dimostrò una scelta ancora più
scellerata , perché l’acquirente Riva cominciò subito a “governare
l’azienda” nel segno del disprezzo verso i sindacati
“nemici” (la Moschetti ha ricordato la “palazzina” del mobbing),
verso i dipendenti e verso chi avversava i suoi piani e nel
segno delle enormi regalìe nei confronti di chi lo assecondava.
L’ingordigia
dei Riva (e dei suoi lecchini), pur
di massimizzare i profitti,portò ad azzerare gli indispensabili fondi per la
sicurezza e per la salubrità degli impianti, avendo come “complici” quasi
TUTTI quelli che potevano favorire, sopratutto illegalmente, questi piani.
Quello di
cui è stato capace questo imprenditore, con le ovvie connivenze ha
dell’incredibile: politici, giornalisti e periti, erano
tutti “al suo servizio” .
Le notizie
degli inquinamenti e delle relative morti e malattie,
erano tenute sotto silenzio. (n.d.r. Per
onestà intellettuale, occorre precisare che anche alcune massime
autorità del clero locale si erano lasciati irretire da questo
sistema).
Afferma la Moschetti: “Anche il
piombo nel latte materno assieme ad altri metalli pesanti, ci è capitato di
osservare, ma stranamente, anche questa notizia veniva minimizzata, non solo dai media, ma
anche dai baroni e soloni”.
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Il resto è
storia recente.
È storia di
oggi, la strenua lotta della magistratura di Taranto dal
procuratore Franco Sebastio al Gip Patrizia
Todisco, con lo scopo, di indagare e punire con severità i responsabili
di tanto scempio; di scovare tutte le connivenze ad ogni livello che il sistemaRiva tramite tanti “compagni
di merenda” erano riusciti a concretizzare.
La magistratura nella
sua azione si prefiggeva altresì, di fermare in qualche modo
questo disastro, dal momento che chi avrebbe dovuto farlo, non
solo non lo attuava ma, lo assecondava.
La
magistratura è riuscita nel suo intento?
Se parliamo
di scovare tutto il marcio sistema che ruotava attorno aRiva, ebbene,
in gran parte sì. La stessa coraggiosa giudiceTodisco, non “facendosi
intimidire dai famosi poteri forti” ha decapitato alcune istituzioni,
indagando la maggior parte delle altre.
Ma,
alla fine, Todisco è riuscìta nel suo intento ?
Ma
nemmeno per sogno !! Per annullare tutte le decisioni della magistratura, si mobilitarono
in tanti, diciamo pure: tutte le istituzioni che contano. Dapprima
con leggi, decreti, rimandi, nomine strane di commissari, che
tendevano a vanificare, di fatto, l’operato dei magistrati e anteponendo SOLO l’azienda
Ilva ed ignorando la ecatombe che si perpretava a
danno della comunità.
La
chiusura verso il 2016?
Senza tediare i lettori, riassumo
quello che il bravo giornalista Mimmo Massa, affermò, la sera del
convegno diocesano, a proposito della chiusura dell’ilva che lui ha ipotizzatro
al più tardi tra quattro anni.
1) Con l’attuale
situazione finanziaria, l’Ilva non ha i
fondi per il risanamento, (si parla di oltre 2 miliardi) né per il rinnovamento impianti, e nemmeno per
la normale prosecuzione delle attività.
2) Le banche già molto
esposte verso l’Ilva non possono
ultriormente finanziare l’azienda, che non
ha più la fiducia dei fornitori (combustibili, minerali, pezzi di
ricambio). Quindi si prevede che il volume di affari andrà ulteriormente riducendosi.
3) Le imprese
interessate a dare commesse all’Ilva, vista
l’attuale incertezza non lo potranno più fare.
4) La strada della vendita a gruppi non meglio precisati (compreso una indiana, in cordata con una italiana), si configura
come una pre chiusura. Infatti
queste aziende, acquisterebbero l’azienda quasi
gratis, e soltanto senza debiti, (i
debiti, andrebbero scaricati in una “bad company; debiti che nessuno in futuro onorerà mai) e
senza obblighi di risanamento. Dopo quattro
anni di profitti anche in sotto
produzione, gli “indiani” (in
tutti i sensi), lascierebbero definitivamente l’azienda con tutto il suo
casrico di veleni.
Purtroppo
i disastri ambientali sul terreno e
sulle falde non potrebbero essere
risanati in brevi anni, se non con sforzi finanziari e tecnologici che
di notevoli entità
5) Non sono ipotesi campate in aria, perché l’azienda
indiana è nota in campo mondiale per essere specialista,in
queste strane speculazioni.
Conclusioni.
Possiamo concludere così. Il convegno
diocesano tenuto a Statte il 12 ottobre, è stato un momento di verità,
perché troppe bugie si son dette su questo argomento, troppe illegalità sono
fiorite all’ombra di tanti interessi.
Questo convegno non ha nascosto nulla;
nemmeno la dolorosa prospettiva di una chiusura
dell’Ilva, tra pochi anni che si fa sempre più probabile.
Qui, non si tratta di sposare la tesi della chiusura, ma di
prendere atto che, questa purtroppo è all’orizzonte. Come all’orizzonte
si intavede un territorio che senza l’attiva pressione di tutti potrebbe essere
abbandonato a sé stesso con i suoi veleni nascosti.
Servono
forze sane come i cittadini e giovani dell’Azione Casttolica, per stimolare un
movimento che lotti per ridare a
queste zone un minimo di speranza e di sane prospettive per il futuro.
Per contattare il blogger dinodelgiudice@tin.it,
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