Tre bellissime poesie di Gino Del Giudice, composte in
occasione del 2 novembre, completamente diverse tra loro, per genere e tono, sono accomunate
soltanto dalla comune appartenenza al mondo
di “chi è passato a miglior vita”.
Sensibilità e delicatezza in una e saggia ironia, nelle altre due, sono un esempio delle molteplici sfaccettature che Gino riesce ad affrontare nei suoi scritti.
La prima (Fiore Anonimo), è delicata e
struggente. Ecco come Gino ha “accompagnato
la mail” con cui me l'ha fatta pervenire.
“Caro
D..., stamani mi sono recato a Taranto come al solito. Dalla superstrada,
deviando per il ponte, ho visto, due persone che cambiavano i fiori, che avevo
notato sempre freschi e che io vedo da oltre 15 anni. Ho saputo dopo,
che in quel punto, si schiantò un ragazzo, poco
più che ventenne, che stava provando la moto usata, che i genitori intendevano
regalargli”.
“Un
giorno, dopo anni, armato di coraggio, infilai nel fascio di fiori, la poesia
che ti mando, e seppi del fatto”.
“Ti mando la mia poesia solo perché è attestazione di amore incondizionato e segno di costanza
inusitata”.
Fiore anonimo
Non un nome, non un segno.
Costante un fascio di fiori,
adorna il ciglio
ove chiudesti gli occhi.
Dei giorni tuoi.
Giovane?
Dal lieto destino!
Che dopo lustri, la tua memoria,
affanna, pur confortando,
chi, sul quel luogo lasciasti.
Abituale, il mio scorrere,
testimonia che il ricordo tuo
è vivo, ancor forte.
Triste, ma nobile accadimento,
miracolo vero m'appare,
in un mondo indifferente,
morboso, scarno di riflessione.
Anche pietosa,
invidio la sorte tua.
Se più non vedrò
quel fascio di fiori,
l'olezzo loro, giunto sarà a te,
con l'animo del tuo caro.
Sì può occorrermi,
dopo il commosso, quotidiano sguardo
del tuo tragico, ornato angolo,
di sapere di te, nel mondo dei “saggi”
e scoprire ancor prima,
perché fosti sì teneramente amato.
Gennaio 2010 Gino Del
Giudice.
Con la seconda, “Il consiglio di chi è passato a
miglior vita”. (Qui c'è l'originale in dialetto seguita dalla traduzione in "stattese"), Gino fa parlare chi
non c’è più, per ironizzare sul fatto che dalle scritte sulle lapidi, sembra che gli estinti , siano
state tutte persone corrette ed
amorevoli. I trapassati ci consigliano di essere bravi, onesti ed amorevoli
in vita, perché alle frottole scritte
sulle pietre sepolcrali, nessuno presta
fede. Quello che conta è invece, il comportamente avuto in vita.
IL consiglio di chi e' passato a miglior vita
come ogne anne fazze,
a 'u cemetére,
poste ca non me
pijèsce, sò singére
N'a visete a le
parijende e me n'àgghije assute.
àgghije penzète assé
e reflettute,
a cijò ca da le
muorte àgghije sendute:
“À ijèsse buone in
vite ” m'ònne ditte.
“E t'ù disceme nù,
che convinzijòne,
ca spisse ijè n'a
buscije ciò ca stè scritte:
esempio di bontà e
perfezione.
Quanne se mòre, ijé
ormèije n'a tradizzijòne,
c'u tijembe devendète
n'u deritte,
ca buone e onéste ijé
pure 'u mascalzone.
Su 'a lapede no vèle
cé se scrive,
ma conde ciò c'à
fatte ijune da vive.
Defunti 2014 Gino Del Giudice
TRADUZIONE
Il consiglio di chi è passato a
miglior vita
Il giorno dei morti,
sono andato,
a cimitero, come faccio ogni
anno
luogo che non mi
piace, sono sincero.
una visita ai
“parenti” e sono tornato.
Tornando a casa, ma
anche tutto il giorno,
ho pensato molto e ..
riflettuto
a quello che a
proposito della morte io ho sentito.
“Devi essere buono in vita”, mi hanno detto
che spesse sono chiacchiere quello che sta scritto:
esempio di bontà e perfezione.
e col tempo è diventato quasi un diritto
che “buono e onesto” fu pure il mascalzone
e quando la morte arriva,
non serve a niente ciò che sulla lapide si scrive
ma quello che ognuno, ha fatto da vivo!!
Si muore una sola volta, ma per tanto tempo (Moliére)
Defunti 2014 Gino Del
giudice
Con la gustosa 3° poesia (Giorno dei morti), Gino, stigmatizza il falso amore degli “eredi” di zii ricchi che in testamento, sono stati
beneficiati dal caro estinto
Anche
questa volta fa parlare i deceduti,
compiaciuti è vero, da questi “grandi
affetti” ma, allo stesso tempo, consapevoli che “il miracolo d’amore” è stato compiuto dal testamento generoso. Osservazioni un po’ cattivelle, ma spesso aderenti ai normali fatti della vita.
GIORNO DEI MORTI
Corre il giorno dei defunti,
perciò è d'uopo celebrare,
la memoria dei congiunti,
così ognuno deve andare,
con ossequio al camposanto,
è dovere sacrosanto.
si vocifera svagati,
" ieri
l'incontro chi l'ha vinto?"
quali sono i risultati?"
Scappa pur la barzelletta,
ed il tempo passa in fretta
Poi qualcuno pur rammenta
che è giusto dir la prece;
e impacciati allor si tenta,
rivangando quel che fece,
il sepolto in questione,
biascicando l'orazione.
uno zio eccezionale;
ancorché parsimonioso;
probo, parco essenziale.
Oh zio Ciccio! ci hai lasciato,
quasi il cuore ci hai spezzato."
esclama meravigliato:
come cambia qui la“gente",
ma si sente consolato
Non sa darsene ragione ,
di tal cambio opinione.
mentre quando ero vivo,
dai nipoti valutato,
ero in modo
negativo.
Son contento, compiaciuto,
d'esser al fine deceduto.
senza affetti, deludente,
che la mia dipartita,
ho creduto che per niente,
importasse ai miei parenti,
Miei nipoti or dolenti?
che or vivo un altro
stato,
ho avuto il mio riscatto,
più non vengo bistrattato.
merito è l'eredità
che ho donato a quelli là.
ho vissuto da precario,
senza prole, ma adesso,
tutti attorno al mio sudario,
una dozzina di nipoti,
Porgono a me preci e voti.
agli illustri qui
presenti,
lasciai un milione e cento,
Con svariati appartamenti.
Dissi a lor che aveo donato,
tutti i beni al curato..
Rabbia e desolazione
fu il loro atteggiamento,
perniciosa reazione,
il loro
allontanamento.
Capii cribbio: Il loro affetto,
non a me era diretto.
che mostrar l'affetto in vita,
deve al padre ogni figlio,
Che dopo la dipartita
non è bello essere
amato,
per il gruzzolo
lasciato.
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