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lunedì 20 agosto 2012

ILVA: RIESAME, depositate motivazioni del Ricorso



ILVA: Le motivazioni del tribunale del "Riesame" in ordine al dispositivo dello stesso che si pronunciò sul ricorso dell'ILVA stessa contro i domiciliari dei Riva e dei dirigenti e contro lo "spegnimento degli impianti.

TARANTO 20 Agosto 2012 (abstract dalla Gazzetta del Mezzogiorno)
 Sono state depositate stamane, come previsto, le motivazioni del Tribunale del Riesame di Taranto che il 7 agosto scorso confermò sostanzialmente il decreto di sequestro di sei aree dello stabilimento siderugico Ilva disposto dal gip Patrizia Todisco il 25 luglio, annullò cinque delle otto ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari per i dirigenti ed ex dirigenti dell’azienda e modificò leggermente la composizione del pool di custodi giudiziali. Il provvedimento del Riesame, presieduto dal presidente del Tribunale di Taranto Antonio Morelli, si preannuncia particolarmente corposo. Per il momento non è stato ancora notificato alle parti ma solo depositato in cancelleria.

 SEQUESTRO SENZA USO
(Ma le “modalità” da seguire dovranno essere stabilite dai tecnici nominati dal tribunale: quindi niente di immediato e definitivo [leodelg])

Il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro degli impianti a caldo dell’Ilva senza concedere la facoltà d’uso, che peraltro – viene sottolineato - non era stato richiesto neppure dai legali del Siderurgico.

Il tribunale del Riesame, confermando il sequestro Ilva, dispone che non si continuino a perpetrare i reati contestati nel provvedimento cautelare. Sul percorso da seguire per interrompere i reati, i giudici – viene riferito da fonti giudiziarie – non si sbilanciano e affidano il compito ai custodi nominati dal gip e alla procura.

Le modalità di gestione dell’Ilva di Taranto sono state tali da produrre un 'disastro doloso': «azioni ed omissioni aventi una elevata potenzialità distruttiva dell’ambiente (...), tale da provocare un effettivo pericolo per l’incolumità fisica di un numero indeterminato di persone», scrive il Tribunale del Riesame.

Per il Tribunale del Riesame, il «disastro» prodotto dall’Ilva a Taranto è stato «determinato nel corso degli anni, sino ad oggi, attraverso una costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti». È scritto nel provvedimento dei giudici.
Proprietà e gruppi dirigenti «che si sono avvicendati alla guida dell’Ilva», secondo i giudici del tribunale del riesame di Taranto, «hanno continuato a produrre massicciamente nella inosservanza delle norme di sicurezza dettate dalla legge e di quelle prescritte, nello specifico dai provvedimenti autorizzativi».

«le emissioni nocive che scaturivano dagli impianti, risultate immediatamente evidenti sin dall’insediamento dell’attuale gruppo dirigente dello stabilimento Ilva di Taranto, avvenuto nel 1995, sono proseguite successivamente», nonostante una condanna definitive per reati ambientali. Inoltre, nonostante i «molteplici» impegni assunti dall’Ilva con le pubbliche amministrazioni per migliorare le prestazioni ambientali del siderurgico, i dirigenti dello stabilimento non hanno mai assolto agli obblighi.

L'attività inquinante dell’Ilva -
secondo il tribunale del Riesame di Taranto ha provocato una «gravissima contaminazione ambientale» che consiste nella «contaminazione di una vasta area di terreno compresa tra i territori dei Comuni di Statte e Taranto». La contaminazione «ha comportato ingenti danni economici alle locali aziende zootecniche, ma soprattutto ha creato una situazione di grave pericolo per la salute e la vita di un numero indeterminato di persone».
L'attività inquinante – sottolineano i giudici – si è protratta «per anni nonostante le osservazioni e i rilievi mossi al riguardo dalle autorità preposte alla salvaguardia dell’ambiente e della salute».




Il disastro ambientale doloso prodotto dall’Ilva è «ancora in atto» e «potrà essere rimosso solo con imponenti e onerose misure d’intervento, la cui adozione, non più procrastinabile, porterà all’eliminazione del danno in atto e delle ulteriori conseguenze dannose del reato in tempi molto lunghi», scrive il Riesame.

L'Ilva – secondo il tribunale del Riesame – deve, da un lato, eliminare «la fonte delle emissioni inquinanti (con la rimodulazione dei volumi di produzione e della forza occupazionale)», dall’altro «provvedere al mantenimento dell’attività produttiva dello stabilimento», solo dopo averla resa «compatibile» con ambiente e salute.
“Lo spegnimento degli impianti rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili”. Lo scrive il tribunale del Riesame confermando il sequestro, senza facoltà d’uso, dei reparti a caldo dell’Ilva. Se occorra fermare gli impianti, lo si deciderà “sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi-amministratori”. “Non è compito del tribunale stabilire se e come occorra intervenire nel ciclo produttivo (con i consequenziali costi di investimento) o, semplicemente, se occorra fermare gli impianti, trattandosi di decisione che dovrà necessariamente essere assunta sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi-amministratori, vagliate dall’autorità giudiziaria: per questo lo spegnimento degli impianti rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili”.
Le "osservazioni" del presidente dell'ILVA Ferrante
Gli impianti devono essere attivi. Il Tribunale del Riesame ha espresso una posizione di buon senso, che indica una strada che salva l’ambiente, la salute e tanti posti di lavoro».
Così il presidente dell’Ilva di Taranto, Bruno Ferrante, ai microfoni di Oscar Giannino su Radio 24. «Dobbiamo lavorare per il risanamento – continua Ferrante a Radio 24 – ma si può risanare soltanto tenendo gli impianti attivi. Questo è un passaggio che è scritto anche nelle ordinanze perchè quando il Gip e il Tribunale del Riesame dicono 'risanare, mettere in sicurezzà, vogliono dire che bisogna tenere accesi gli impianti. Se si spengono gli impianti non ci può essere assolutamente la messa in sicurezza». «Ritengo – aggiunge il presidente Ilva – che questa posizione di ragionevolezza e di buon senso che è stata espressa dal Tribunale del Riesame, dovrebbe essere condivisa da tutta la magistratura, dalle autorità giudiziarie e da chi deve vigilare sull'esecuzione dei provvedimenti».
E conclude: «Non ho avuto nessun contatto diretto con il procuratore della Repubblica però ritengo che questa posizione sia di buon senso, indica una strada che salva l’ambente, salva la salute, ma salva anche tanti posti di lavoro. Credo che il procuratore questo lo abbia ben chiaro».


E, come al solito ognuno "interpreta" questa "motivazione" in modo diverso. In particolare, gli ambientalisti sostengono che "le motivazioni del riesame" tolgono ogni dubbio, sul fatto che occorra "bloccare del tutto la produzione", mentre l'ILVA, i comitati e sindacati che auspicano un mantenimento della normale produzione e livello di occupazione la interpretano imn modo assolutamente "opposto" .



Statte: Muoviti


Per ciò che riguarda il "comune di Statte", dall'analisi del "Riesame" emerge chiaramente, anche a livello giudiziario (se ancora ce ne fosse bisogno) che il nostro comune è stato dolorosamente colpito da questo disastro ambientale, quindi, crediamo che non sia più procrastinabile la decisione di costituirsi "parte civile", nel procedimento penale e civile nei confronti dell'ILVA, anche perché, negli gli ultimi avvenimenti (compreso il recente "tavolo dei ministri) siamo stati "completamente ignorati", e sarebbe, quindi un modo di far capire che "NOI CI SIAMO".

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