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sabato 28 luglio 2012

La "voce" degli "occupanti" ILVA

Un operaio dell'ILVA preso dalla sconforto (foto GazzMezz)
Ieri 27 Luglio, drammatica occupazione di Taranto da parte degli operai ILVA, esasperati per il blocco "dell'aria calda", disposta dal GIP Patrizia Tedesco.
Oggi (28 Luglio), la situazione sembra momentaneamente rientrare in seguito alla notizia che il "riesame" di tale provvedimento è stato fissato per il 3 Agosto e i numerosi "presidi" sono stati rimossi. I manifestanti hanno, tuttavia, fatto sapere che è prevista una mobilitazione per il 2 Agosto (giorno precedente all'annunciato ricorso).
Per quanto riguarda l'esito del ricorso stesso, sembra aprirsi uno "spiraglio tecnico", dal momento che la disposizione che impone lo spegnimento degli altoforni, non sembra, per ora, tecnicamente praticabile (la procedura di spegnimento richiede settimane di tempo, con la quasi completa distruzione degli stessi impianti) ed in contraddizione con un'altra disposizione del giudice che prospetta la riapertura degli impianti, quando le condizioni di salubrità degli impianti, siano state soddisfatte.
 Da, oggi 28 Luglio, gli operai ILVA sono entrati regolarmente in azienda. (LeoDelG).

Manifestazione operai ILVA (27 Luglio) Foto GazzMezz

(Abstract dalla GazzMezz del 28 Luglio)La "voce" degli "occupanti (27 Luglio 2012)TARANTO – Facce scavate e sguardi ruvidi. [omissis]; la paura può generare reazioni incontrollate. Tra il rischio di contrarre il cancro e lo stipendio fisso non hanno dubbi. “Se l’alternativa – sussurra uno dei lavoratori – deve essere ammalarci di tumore tra 20 anni o morire di fame tra un mese scelgo la prima strada. Intanto dobbiamo fare la spesa al supermercato e dare da mangiare alle nostre famiglie, poi si vedrà”.
Indossano elmetti e tute da lavoro. Vogliono esorcizzare i cattivi pensieri. Ognuno ha una storia da raccontare. “Ho il mutuo e le bollette da pagare. Se l’Ilva chiude – protesta un altro operaio – per me non ci sarà futuro. Devo solo trovare un albero, la corda ce l’ho già: quella è l’unica soluzione”.
Sorridono in maniera nervosa, si confrontano con i sindacati e i toni si fanno duri. “Devono darci delle risposte. Non ce la facciamo più. Vogliamo tornare a lavorare”.
Si aggrappano alle bandiere e si confessano. Fianco a fianco. Come in una veglia di preghiera. “Abbiamo le nostre ragioni e i cittadini devono comprendere il nostro stato d’animo. Ci aspettiamo che le famiglie siano dalla nostra parte. Abbiamo una tremenda paura, non smetteremo di lottare fino a quando non ci daranno delle risposte giuste. E’ inammissibile chiudere la fabbrica”.
Le parole come le pietre. “Siamo in mezzo a una strada. Il lavoro – si sfoga uno dei manifestanti – non c'è nemmeno al nord. Per mangiare dovremmo uscire dall’Italia. Ma lo sanno che stanno giocando sulla nostra pelle?”.

Manifestanti ILVA  a Taranto (27 Luglio) Foto GazzMezz

Disperati. E pronti a tutto. “Sono disperato” confida un altro degli operai. “Ho due bambini piccoli e temo per il nostro futuro. Non so fino a quando riusciremo a stare qui in modo civile.  Se, come si dice, spegneranno gli impianti, ci sarà una vera guerra. Secondo me lo Stato dovrà cominciare a mandare i militari qui perchè faremo una rivoluzione”.

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