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lunedì 18 novembre 2013

Gino: Profumo di Natale: S.Cecilia, Pastorale, musica natalizia



 




Il profumo del Natale


Una riflessione di Gino Del Giudice sulla “musica Natalizia”, sulla “Pastorale”,  sull’atmosfera”  (appunto: il “profumo” del Natale stesso)  e sull'origine di “Santa Cecilia Patrona dei musicisti”.


 
 
Il Natale, tra gli eventi che gli uomini di tutto il mondo si affannano periodicamente a ricordare, è l'unico che conserva inalterato il fascino dell'autentica celebrazione.

L'atmosfera che la festività sprigiona, è un inno di sentimenti nobili e preziosi, primi fra tutti, i legami di affetto e di amicizia che la spietata cruda realtà dell'usato quotidiano, costringe sovente a impietoso letargo.
 
 

In un connubio esaltante, l'Evento intessa inoltre, con l'arte musicale, depositaria legittima di incomparabile bellezza, un dialogo idilliaco la cui origine è espressa nell'Evangelo di Luca: “i primi ad accorrere alla mangiatoia in cui giaceva il FANCIULLO DIVINO, furono i Pastori con i loro strumenti: pive,zampogne, pifferi.
 

 

Possiamo quindi considerare ragionevole l'ipotesi che una delle prime espressioni pastorali musicali, sia stata appunto il concerto che i Pastori eseguirono per il Divino Bambino la notte della sua nascita.
 
 

Nella storia della musica insigni musicisti si sono accostati al tema della Natività Nelle loro composizioni appunto con esplicita destinazione Natalizia, è esaltata una delle forme meno colte, ritenuta più ingenua e popolare, ma con ruolo spesso non subalterno alla grande musica: la PASTORALE.
 
 

Dal carattere monodico (non vi allarmate, significa soltanto: ad una sola voce) nel medioevo, a quella dell'epoca rinascimentale, più elaborata e complessa, si giunge, durante il periodo barocco, a composizioni pregevoli e strutturalmente perfette in cui oltre ai pastori, sussiste il riferimento al buon Pastore.
 
 

Scarlatti, Vivaldi , Gossec (l'autore della Marsigliese) G. Gabrielli, Bach dedicano grande attenzione alla musica incentrata sulla tematica relativa all'Annunciazione e alla Nascita di Cristo, raggiungendo espressioni sublimi in cui è presente l'arcadia e quindi la tradizione classica.


Ma alla musica d'uso corrente nel culto, vi era chi rimproverava un eccesso di teatralità percepita come sconveniente e dunque profana, tanto che si delineò un movimento il cui orientamento tese a cercare nell'antico la migliore incarnazione possibile del sacro: IL CECILIANESIMO movimento di opinione e di riforma operativa di stampo nostalgico, individua nella monodia liturgica medioevale (canto gregoriano) e nell'aurea polifonia vocale del cinquecento lo stile acconcio della svolta.


Per volontà pontificia, viene escluso ogni apparato strumentale dalla musica con eccezione dell'organo “re degli strumenti”. Si modifica così la prassi della musica di Chiesa e matura un diverso ideale di musica liturgica, non andando oltre il rifiuto degli “abusi”, in nome di una temperie più sacra e più devota.
 
 

Questa restrizione, determina l'abbandono da parte dei musicisti dell'epoca, della musica strumentale con espliciti riferimenti al Santo Natale, restrizione che durerà per quasi due secoli. (una pazzia “coperta” da malintesi motivi di fondamentalismo religioso n.d.r.)


Il Movimento viene chiamato “ceciliano” ispirandosi alla romana Cecilia, santa nei primordi del Cristianesimo che nel medioevo veniva raffigurata intenta a suonare un organo “portativo” (organo portatile) sec. XI. Le si attribuisce, perciò, il carattere di “musica” non perché fosse veramente “musica” ma perché canta in modo angelico a Dio la testimonianza della propria vita, nella quale affronta un martirio leggendario, dopo aver dedicato al Cielo la sua verginità appena dopo il matrimonio.
 

 

L'epoca barocca ne rafforza la figura estatica e trionfante, tanto da essere eletta, prima come santa patrona dei musicisti di Chiesa, in una perfetta alleanza tra musica, religione e società, e successivamente di tutti i musicisti.



Riferimenti espliciti dunque che sottintendono un rapporto connotativo stretto tra la Santa e l'Evento Natalizio, non sono storicamente documentabili, essendo l'una indipendente dall'altro, tuttavia è tradizione consolidata in buona parte del meridione e nell'Italia centrale, quella di iniziare a festeggiare il Natale il giorno 22 novembre, ricorrenza appunto di Santa Cecilia.


Mancano è vero cinque settimane dall'evento, ma è già aria di festa. Il fascino del profumo di Natale si espande in ogni dove dalla mattina del giorno di Santa Cecilia con la pastorale e l'odore prepotente delle “pettole”.
 
Il miracolo più tenero e genuino che mai abbia interessato il genere umano si avvererà ancora: la Nascita del Divino Bambino generatore di ogni forma di vita sempre palpitante tra cui, posto privilegiato spetta alla musica


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