Il profumo del Natale
Una riflessione di Gino
Del Giudice sulla “musica Natalizia”, sulla “Pastorale”, “sull’atmosfera” (appunto:
il “profumo” del Natale stesso) e
sull'origine di “Santa Cecilia Patrona dei
musicisti”.
Il Natale, tra gli eventi che gli uomini di tutto il
mondo si affannano periodicamente a ricordare, è l'unico che conserva inalterato il fascino dell'autentica
celebrazione.
L'atmosfera che la festività sprigiona, è un inno di sentimenti nobili e
preziosi, primi fra tutti, i legami di affetto e di amicizia che la spietata
cruda realtà dell'usato quotidiano, costringe sovente a impietoso letargo.
In
un connubio esaltante, l'Evento intessa inoltre, con l'arte musicale,
depositaria legittima di incomparabile bellezza, un dialogo idilliaco la cui
origine è espressa nell'Evangelo di Luca: “i primi ad accorrere alla
mangiatoia in cui giaceva il FANCIULLO DIVINO, furono i Pastori con i loro
strumenti: pive,zampogne, pifferi.
Possiamo quindi considerare ragionevole l'ipotesi che una delle prime espressioni
pastorali musicali, sia stata appunto il concerto che i Pastori eseguirono per
il Divino Bambino la notte della sua nascita.
Nella
storia della musica insigni musicisti si sono accostati al tema della Natività
Nelle loro composizioni appunto con esplicita destinazione Natalizia, è
esaltata una delle forme meno colte, ritenuta più ingenua e popolare, ma con
ruolo spesso non subalterno alla grande musica: la PASTORALE.
Dal
carattere monodico (non vi allarmate, significa soltanto: ad una sola voce) nel medioevo, a quella dell'epoca rinascimentale, più elaborata e complessa, si giunge,
durante il periodo barocco, a
composizioni pregevoli e strutturalmente perfette in cui oltre ai pastori,
sussiste il riferimento al buon Pastore.
Scarlatti, Vivaldi , Gossec (l'autore della Marsigliese) G. Gabrielli, Bach dedicano grande
attenzione alla musica incentrata sulla tematica relativa all'Annunciazione e alla Nascita di Cristo, raggiungendo
espressioni sublimi in cui è presente l'arcadia e quindi la tradizione classica.
Ma alla
musica d'uso corrente nel culto, vi era chi rimproverava un eccesso di
teatralità percepita come sconveniente
e dunque profana, tanto che si
delineò un movimento il cui orientamento tese a cercare nell'antico la migliore
incarnazione possibile del sacro: IL
CECILIANESIMO movimento di opinione e di riforma operativa di stampo
nostalgico, individua nella monodia
liturgica medioevale (canto gregoriano)
e nell'aurea polifonia vocale del cinquecento lo stile acconcio della
svolta.
Per volontà pontificia, viene escluso ogni apparato strumentale dalla
musica con eccezione dell'organo “re
degli strumenti”. Si modifica così la prassi della musica di Chiesa e
matura un diverso ideale di musica liturgica, non andando oltre il rifiuto
degli “abusi”, in nome di una
temperie più sacra e più devota.
Questa
restrizione, determina l'abbandono da parte dei musicisti dell'epoca, della
musica strumentale con espliciti riferimenti al Santo Natale, restrizione che durerà per quasi due secoli. (una pazzia “coperta” da malintesi motivi di
fondamentalismo religioso n.d.r.)
Il Movimento
viene chiamato “ceciliano” ispirandosi alla romana Cecilia, santa nei
primordi del Cristianesimo che nel medioevo veniva raffigurata intenta a
suonare un organo “portativo” (organo
portatile) sec. XI. Le si attribuisce, perciò, il carattere di “musica” non perché fosse veramente “musica” ma perché canta in modo
angelico a Dio la testimonianza della
propria vita, nella quale affronta un martirio leggendario, dopo aver dedicato
al Cielo la sua verginità appena dopo il matrimonio.
L'epoca barocca ne rafforza la figura estatica e
trionfante, tanto da essere eletta, prima come santa patrona dei musicisti di Chiesa, in una perfetta alleanza tra
musica, religione e società, e successivamente di tutti i musicisti.
Riferimenti
espliciti dunque che sottintendono un rapporto connotativo stretto tra la Santa e l'Evento Natalizio, non sono
storicamente documentabili, essendo l'una indipendente dall'altro, tuttavia
è tradizione consolidata in buona parte del meridione e nell'Italia centrale, quella
di iniziare a festeggiare il Natale il giorno 22 novembre, ricorrenza appunto
di Santa Cecilia.
Mancano è vero cinque settimane dall'evento, ma è già aria di festa. Il fascino del profumo di Natale si
espande in ogni dove dalla mattina del
giorno di Santa Cecilia con la
pastorale e l'odore prepotente delle “pettole”.
Il miracolo
più tenero e genuino che mai abbia interessato il genere umano si avvererà
ancora: la Nascita del Divino Bambino generatore di ogni forma di vita sempre
palpitante tra cui, posto privilegiato spetta alla musica
Per la pagina principale del blog cliccare QUI
Per le poesie di Gino Del Giudice cliccare QUI
Per le pagine di "Dialetto e scrittori stattesi" cliccare QUI
Per le pagine di "Vita religiosa" cliccare QUI
Nessun commento:
Posta un commento