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martedì 27 novembre 2012

ILVA, 26/11: Da questa sera 5000 lavoratori "in libertà" per la chiusura di tutta l'aria a freddo.

La costernazione degli operai dopo l'annuincio dell'ILVA di fermare tutta l'aria a freddo
(foto "la Repubblica")


L'ILVA VERSO LA CHIUSURA TOTALE

Dopo le decisione odierna (26/11) della procura di Taranto che ha di fatto "decapitato" tutta la "dirigenza" dell'ILVA, emettendo 7 mandati di detenzione, e "sequestrato tutti la produzione "a caldo" degli ultimi mesi, perché "frutto di comportamenti illeciti". ....   Ecco che nel pomeriggio l'ILVA in una sua nota, annucia già da questa sera la disattivazione dei tesserini di ingresso di tutti gli operai dell'aria a freddo,  mettendo di fatto "in libertà" circa 5000 lavoratori, (a cui si aggiungeranno verosimilmente la progressiva "messa in libertà" dei lavoratori dell'aria a caldo, man mano che lo "spegnimento" degli stessi sarà tecnicamente possibile),  noché la progressiva "messa imn libertà" di tutti gli impianti italiani del gruppo che "dipendono" appunto dall'aria a caldo della stessa ILVA.

Perché chiusura dell'aria a freddo?
Come si è detto, ciò è dovuto al "sequestro di tutta la produzione a caldo" degli ultimi 4 mesi da parte della procura, con divieto di commercializzazione dei prodotti relativi.

Da notare che in quest'ultimo periodo la stessa "produzione a caldo" era notevolmente ridotta a causa della riduzione degli "sbarchi di materie prime, decisa dalla stessa procura.

Con questo sequestro è stata tolta la possibilità di utilizzare questi prodotti per le successive lavorazioni "a freddo" sia di Taranto che delle altre sedi del gruppo; ciò ha comportato la chiusura immediata dell'aria a freddo di Taranto e, visto che le "riserve" degli altri impianti in Italia sono limitate, tra pochi giorni la "chiusura" dovrebbe estendersi agli altri impianti italiani. E' del tutto evidente che tutto questo non è che il preludio ad una prossima chiusura totale di tutti gli impianti compreso l'aria a caldo.

C'è solo da rilevare che il sequestro è stato operato dalla procura, quindi questa decisione potrebbe (ma solo in astratto) essere annullata dal gip.



La conferenza stampa del procuratore Sebastio (foto "la Repubblica")


Le decisioni della procura di questa mattina 26 Novembre 2012:

La procura di Taranto cha disposto questa mattina una nuova raffica di arresti  (7) e ha sequestrato l'acciaio prodotto nonostante i sigilli della magistratura all'impianto, perché "frutto di azioni illecite"..
Cinque le misure di detenzione disposte dal gip Patrizia Todisco e due dal gip Vilma Gilli.
Il  Gip Patrizia Todisco, ha disposto gli arresti:
1) Per Emilio Riva, 86 anni, già agli arresti domiciliari dal 26 luglio scorso a causa della sua età).
2) Per il figlio vicepresidente di Riva Group Fabio Riva (che ad ora, risulta irreperibile)
3) Per l'ex direttore dell'Ilva di Taranto Luigi Capogrosso
4) Per l'ex dirigente Ilva Girolamo Archinà. 
5) Per l'ex rettore del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti (ai domiciliari) .
Il GIP Vilma Gilli ha disposto gli arresti ai domiciliari:
6) Per l'ex assessore all'Ambiente della Provincia di Taranto Michele Conserva, dimessosi circa due mesi fa dall'incarico quando si seppe che poteva figurare tra gli indagati della inchiesta sull'Ilva collaterale a quella per disastro ambientale; (domiciliari).
7) Per l'ing.Carmelo Delli Santi,rappresentante della Promed Engineering.
Conserva e Delli Santi sono entrambi accusati di concussione

 
Ferrante presidente dell'ILVA
 

L'azienda ferma "tutta l'aria a freddo" e blocca i tesserini di ingresso (budge) di 5000 lavoratori.
L'Ilva chiude Taranto e tutti gli stabilimenti che Taranto rifornisce d'acciaio. Lo ha annunciato l'azienda dopo aver comunicato ai sindacati lo stop immediato di mezzo stabilimento pugliese, nel giorno in cui sono scattati altri sette arresti per la vicenda dell'Ilva e il sequestro dei prodotti della fabbrica tarantina. Un provvedimento che per il gruppo rende "ineluttabile" la chiusura dell'Ilva a Taranto, ma anche quella di tutti gli stabilimenti del gruppo in Italia: Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica". L'azienda ha disposto a partire dal turno serale la sospensione di tutte le attività lavorative negli impianti "a freddo" dello stabilimento siderurgico tarantino.
Il ministro dell'ambiente CLINI
 
Il governo
Una "catastrofe" che ha costretto il governo, sollecitato da sindacati e mondo della politica, a convocare per giovedì alle 15 a Palazzo Chigi le parti sociali e le istituzioni locali. Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha parlato apertamente di "conflitto" tra il risanamento disposto con l'autorizzazione Aia rilasciata dal ministero e la decisione della magistratura e chiede verifiche.
"Dobbiamo coniugare lavoro e salute". Ha  dichiarato lo stesso Clini.  In questa vicenda, ha spiegato, "c'è una sovrapposizione di circostanze negative" a cominciare dal "modo molto superficiale" con il quale è stata governata la città di Taranto. "Si è consentito, ad esempio - evidenzia Clini - al quartiere di Tamburi, attaccato all'Ilva, di crescere da 6000 a 23mila abitanti senza nessuna misura precauzionale. "Quello che stiamo facendo - ha spiegato Clini - con un intervento sull'Ilva e con un piano di risanamento del terrritorio con lo stanziamento di 330 milioni è chiaramente la svolta che abbiamo voluto imprimere.

Che dire? Clini,è incapace di "governare gli eventi" e si rifugia in un "coraggioso scaricabarile" che di questi tempi va molto di moda.



 
 
I sindacati
Se il presidente del Consiglio, Mario Monti non convocherà nelle prossime ore un incontro sulla situazione dell’Ilva giovedì i lavoratori del Gruppo manifesteranno sotto palazzo Chigi. Lo annunciano i sindacati in una nota. I lavoratori «messi in libertà» dall’azienda nello stabilimento di Taranto sono circa 5.000.
Fim, Fiom, Uilm nazionali – si legge nella nota dei sindacati – «ritengono che la situazione che si sta venendo a creare per tutto il Gruppo Riva sia gravissima e necessiti di risposte chiare e immediate da parte del Governo. L'annuncio da parte dell’azienda che intende mettere in libertà tutti i lavoratori dell’area a freddo dello stabilimento di Taranto (circa 5.000 persone); che per lo stabilimento di Genova c'è materiale ancora solo per una settimana (1.600 i lavoratori dello stabilimento, ndr) e per quello di Novi Ligure per due settimane (800 gli occupati nel sito, ndr), e a cascata Racconigi (80 lavoratori, ndr), Marghera (120 dipendenti) e Patrica, rende necessario che il Governo, dopo l’approvazione dell’Aia, dica a chiare lettere se vuole salvaguardare un patrimonio industriale e occupazionale essenziale per il Paese». «Fim, Fiom, Uilm nazionali – conclude la nota – ritengono che se non arriverà una convocazione presso la Presidenza del Consiglio nelle prossime ore, decideranno di proclamare uno sciopero nazionale di tutto il Gruppo per giovedì 29 novembre con manifestazione sotto Palazzo Chigi, a Roma».


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Le proteste degli operai oggi 27 Novembre: Malgrado la disattivazione dei badge, 3000 dimostranti occupano i reparti e la "direzione".

Si sono radunati stamattina (27 novembre), 3000 operai dell'aria a freddo  per dare il via a una giornata di dura protesta. Nonostante la disattivazione dei badge già da ieri sera, i lavoratori dell'Ilva, dopo l'annuncio dello stop totale, sono voluti entrare in fabbrica. Tensioni e sit-in, poi la decisione dell'azienda di aprire.
Gli operai occupano la direzione dello stabilimento ma non è nelle loro intenzioni (per ora) di bloccare tutta la città.



Come si vede, gli "eventi" hanno preso una "piega imprevedibile" per tutti "gli attori in campo"; ora non si possono prevederne le conseguenze !!

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1 commento:

  1. Gustavo condivido in pieno; temo soltanto che "a pagare" siano gli operai e le loro famiglie, dal momento che Riva&C, con i "consulenti" e avvocati che si ritrovano,dimostreranno che gli attuali livelli di inquinamento sono nella norma e i disastri ambientali sono dovuti alla "vecchia gestione".

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